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Trump minaccia dazi su auto europee se Francia, Germania e Uk non si schierano contro Iran

Con il pretesto dell’accordo sul nucleare da salvare, gli Usa ci riprovano e cercano di imporre tariffe del 25%

Bandiere Europa Fonte: Bloomberg

Solo ieri Cina e Stati Uniti hanno firmato l’accordo sulla “Fase 1” delle trattative commerciali tra le due superpotenze, arrivando per lo meno a una tregua della guerra dei dazi, ma già il presidente Usa Donald Trump pare abbia lanciato minacce di nuovi dazi, stavolta contro l’Europa.

Le misure andrebbero a colpire il settore automobilistico, le cui componenti in arrivo dall’Europa subirebbero una maggiorazione del 25% - a meno che Francia, Germania e Regno Unito non acconsentano ad attivare il meccanismo di apertura di una controversia previsto dall’accordo sul nucleare, per accusare l’Iran di aver intenzione di non sottostare più al suddetto accordo.

Perché l’Europa dovrebbe accusare l’Iran?

In realtà, le tre nazioni europee hanno già attivato un meccanismo di apertura di un contenzioso, martedì scorso, secondo cui Teheran avrebbe già violato i termini dell’accordo nel momento in cui, subito dopo l'aumentare delle tensioni con gli Usa, l’Iran sarebbe tornato a livelli dell’arricchimento di uranio oltre quelli consentiti dall’accordo.

Sembra però che le pressioni degli Stati Uniti (che in realtà già provano da tempo a infliggere sanzioni anche agli alleati atlantici) rientrino in una strategia che stavolta mira a indirizzare la politica estera degli alleati, nonostante la smentita di Washington. D’altra parte, ancora non sono arrivate conferme o precisazioni sulla mossa da parte del Dipartimento di Stato Usa.

Il patto sul nucleare, firmato nel 2015 tra Stati Uniti, Iran, Germania, Francia, Regno Unito, Cina e Russia, mirava a limitare proprio i livelli di arricchimento dell’uranio per lo sviluppo di energia nucleare. Il patto, negoziato da Barack Obama nel 2015, è stato rigettato da Trump nel 2018.

Come impatterebbero le sanzioni sul mercato automobilistico europeo?

D’altra parte, sono mesi che Trump cerca di colpire il settore automotive europeo. Già nel maggio 2019 Washington aveva reso nota l’intenzione di procedere con dazi su automobili e relative componenti, annunciando che la decisione finale sarebbe stata presa a metà novembre. Al tempo, i paesi dell’Ue avevano minacciato tariffe in risposta per 39 miliardi di beni provenienti dagli Usa. Il termine è arrivato e passato senza che Trump procedesse effettivamente all’attuazione della minaccia di sanzioni.

Il settore automobilistico europeo stava giusto riprendendosi da un anno in cui ha riportato dati positivi solo grazie alla buona performance delle vendite di dicembre. Nei primi mesi del 2019 infatti il settore ha continuato a scontare gli effetti dell’entrata in vigore della normativa sulle emissioni (settembre 2018), per poi man mano recuperare con l’avvicinarsi della fine dell’anno.

A metà novembre 2019, quando la minaccia dei dazi Usa si faceva sempre più vicina, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker aveva pronosticato un aumento dei prezzi di listino di 10 mila euro (11 mila dollari) sulle auto importate dall’Unione Europea.

Come hanno reagito i mercati?

Al momento tuttavia i principali mercati azionari non sembrano aver assorbito la notizia, anche in considerazione del fatto che comunque oggi è la giornata della firma sulla “Fase 1” dell’accordo commerciale tra Cina e Usa e, dal punto di vista del settore automotive, della pubblicazione dei dati sulle immatricolazioni in Europa (paesi Ue ed Efta). Al momento, Fca viaggia su quota 12,44 euro per azione, in ribasso dello 0,19%, Pirelli -0,24%, a 5,02 euro, Ferrari -0,45%, a 154,5 euro, Peugeot -0,06%, a 19,8 euro ad azione, Volkswagen – 0,83%, a 179 euro.

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