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Wall Street in calo, dati macro non bastano per dare fiducia ai mercati

Pil preliminare in leggero rialzo, in calo le richieste di disoccupazione – ma i mercati sono ancora nervosi davanti al rischio inflazione. Tonfo del Nasdaq, -2,2%

Nasdaq Fonte: Bloomberg

Proseguono le vendite su Wall Street, che azzerano i guadagni dell’ultima sessione e continuano a subire le pressioni di un mercato obbligazionario che, tornando sui massimi da un anno, spinge al ribasso soprattutto il settore tecnologico.

Wall Street in calo, cosa dicono i dati macro?

Non aiutano le notizie in arrivo oggi da una giornata particolarmente densa di dati macro per gli Stati Uniti. Si parte con la seconda lettura preliminare del prodotto interno lordo relativo al quarto trimestre 2020: negli ultimi tre mesi dell’anno appena passato il Pil statunitense segna un rialzo fermo al 4,1%, solo leggermente migliore della prima (quanto gli analisti avevano previsto un rialzo di soli quattro punti percentuali) ma in ribasso rispetto alle aspettative, che lo volevano almeno al 4,2%.

Segue l’appuntamento settimanale con le richieste di disoccupazione iniziali. Nei sette giorni che si sono conclusi lo scorso 20 febbraio, sono stati in 730.000 i cittadini statunitensi che, per la prima volta, hanno fatto richiesta per un sussidio di disoccupazione. Il dato si conferma in calo rispetto a quello della settimana precedente (841.000 unità) e anche rispetto alle previsioni (836.000 unità) e scende ai minimi da tre mesi, ma resta la preoccupazione per un livello che ancora è ben lungi dal rientrare nella media pre-covid – prima di marzo 2020 le richieste settimanali di disoccupazione si aggiravano attorno alle 200.000.

D’altra parte, non è abbastanza per rassicurare i mercati. Tutt’altro: si guarda con ansia allo stato del maxi pacchetto di aiuti fiscali, cavallo di battaglia dell’amministrazione Biden, da 1.900 miliardi di dollari, tuttora all’esame del Congresso. I democratici puntano ad accelerare i tempi e a farlo approvare dalla Camera dei Rappresentanti entro la metà del mese prossimo.

Tra le altre misure, il pacchetto prevede anche una serie di pagamenti diretti alle famiglie fino a 1.400 dollari, oltre a un sussidio settimanale aggiuntivo da 400 dollari a settimana. Gli attuali programmi di supporto implementati per far fronte all’aumento della disoccupazione per via del covid-19 scadranno entro marzo.

Infine, è indicativo il dato sui contratti pendenti di vendite delle abitazioni di febbraio: a fronte di un buon gennaio (+0,%) e di previsioni leggermente più caute (-0,2%), la National Association of Realtors, che distribuisce il dato, ha rilevato un calo del 2,8%, poco più di quello di dicembre.

Quali notizie dalla Fed?

Attesi in serata (ora italiana) gli interventi dei membri del Fomc (il comitato direttivo della Federal Reserve) Quarles e Bostic, all’indomani delle audizioni del presidente Jerome Powell davanti alla commissione bilancio di Camera e Senato del Congresso Usa.

Il numero uno della banca centrale statunitense è stato ascoltato in merito allo stato dell’economica Usa – intervento quanto mai propizio, soprattutto in un contesto di rendimenti sui Treasuries decennali che, da settimane, sono tornati a schizzare ai massimi dallo scorso febbraio (al momento viaggiano a +1,4%), ponendo seri rischi di uno shock dell’inflazione.

Powell ha tentato di rassicurare i mercati: per quanto la campagna vaccinale stia proseguendo a ritmi serrati, l’economia è ancora lontana dagli obiettivi occupazionali fissati dalla Fed, che dunque non si muoverà dalla sua politica monetaria caratterizzata da tassi rasenti lo zero, per buona pace dell’inflazione, che dovrebbe quindi restare sotto controllo.

Come si stanno muovendo gli azionari su Wall Street?

Debole il dollaro dopo le parole di Powell. Il biglietto verde oggi ha toccato i minimi i gennaio, a quota 89,79 (che non si vedeva dall’aprile 2018).

In calo gli azionari: a circa metà seduta il Dow Jones perde lo 0,89%, l’S&P 500 l’1,41% e il Nasdaq lascia sul terreno fino al 2,30%, con le azioni tech che più di tutte subiscono i timori degli investitori sul rischio svalutazione.

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