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Petrolio, WTI vola ai massimi da novembre 2014

Non sembra arrestare la corsa il greggio americano che ha ridotto lo spread verso Brent a 5 dollari.

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Fonte: Bloomberg

Prosegue il rialzo dei prezzi del greggio, soprattutto il WTI che da inizio settimana ha inanellato sinora un +7%. I prezzi sono arrivati così ai massimi da novembre 2014, avvicinandosi a quota 74 dollari/barile. Positivo anche il Brent, anche se la performance è decisamente minore, elemento questo che ha portato a un restringimento dello spread Brent-WTI a meno di 5 dollari al barile. A un giorno dalla chiusura del mese il WTI sta realizzando una performance di poco superiore al 10%, che se confermata sarebbe la migliore da aprile 2016.

Ma cosa sta muovendo il petrolio, in particolare quello americano? La domanda è lecita, soprattutto a distanza di una settimana dalla decisione OPEC di alzare la produzione giornaliera di 1 milione di barili al giorno. Probabilmente le ragioni di questo rialzo sono ascrivibili a diversi fattori, tra cui:

  1. le tensioni sul lato offerta, che stanno interessando in questo momento la Libia e il Canada;
  2. la tolleranza zero degli USA nei confronti dell'Iran, che secondo alcune indiscrezioni trapelate questa settimana vederebbero Washington imporre sanzioni nei confronti dei Paesi che importano greggio da Teheran;
  3. calo marcato delle scorte statunitensi.

Nonostante l’accordo raggiunto dall'OPEC siamo piuttosto scettici che questo impedisca ulteriori risalite dei prezzi, soprattutto se le tensioni in Medio Oriente dovessero acuirsi durante l'estate. Un'ascesa dei prezzi potrebbe essere stemperata solo da due fattori, ovvero un dollaro forte e un rallentamento della crescita globale (soprattutto USA e Cina), anche se entrambi non sembra avere la capacità di agire immediatamente.

Ormai le indicazioni che arrivano dalla curva dei rendimenti per scadenze USA mostrano molte perplessità degli operatori sulla crescita di medio-lungo periodo e il protezionismo potrebbe accentuare questo processo. Inoltre, un qualche impatto potrebbe averlo anche il biglietto verde. Se negli ultimi mesi la correlazione tra il dollaro e petrolio sembra essere venuta meno, ci aspettiamo che nel lungo periodo torni a funzionare. Pertanto un dollaro forte potrebbe contribuire a tenere i prezzi del greggio sotto controllo.

Al momento confermiamo le nostre aspetttative di un Brent che oscilli tra i 70 e gli 80 dollari da qui a fine anno, mentre il WTI potrebbe muoversi tra i 62-75 dollari.

 

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