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Lagarde, “Abbiamo passato il punto più basso della crisi” e la Bce è pronta a fare di più

Le parole della presidente della Bce spingono al rialzo i mercati europei: pur senza abbassare la guardia, il peggio sembra passato. Il Recovery Fund? Difficilmente accordo entro fine luglio

Christine Lagarde Fonte: Bloomberg

Le parole della presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, intervenuta stamattina in videoconferenza al Northern Light Summit, sono un’iniezione di fiducia: davanti alla peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra, la Bce continuerà a dispiegare tutti gli strumenti a sua disposizione – e non solo: dall’App, il programma di tradizionale Quantitative Easing tradizionale, da 20 miliardi di euro al mese, al Pepp, l’acquisto di asset in vista della ripresa post-pandemia.

Lagarde è intervenuta a un giorno dalla pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Bce, quando l’istituto centrale ha disposto, oltre ogni aspettativa, l’allargamento del Pepp di ulteriori 600 miliardi, arrivando a un totale di 1.350 miliardi da impiegare in teoria fino alla metà del 2021 – in pratica, secondo la presidente della Bce, finché ve ne sarà bisogno.

La situazione economica dell’Eurozona

Prima di chiarire i prossimi passi della Bce, Lagarde ha ricordato l’entità della crisi scatenata dalla pandemia di coronavirus. La contrazione del prodotto interno lordo dell’Eurozona è stata la più ripida e veloce dal secondo dopoguerra: durante la crisi del 2008-2009, l’economia scese del 5,7% in cinque trimestri; durante quella del debito sovrano, il Pil si contrasse del 1,8% in sei trimestri; al momento, l’Eurozona ha perso circa il 16% in solo due trimestri.

Eppure, per Lagarde “probabilmente abbiamo passato il punto più basso”, senza mancare di ricordare il rischio di una seconda ondata di contagi, potenzialmente ancora più violenta. Ma come preparare i mercati a rivivere i mesi appena passati?

La natura della ripresa

La ripresa sarà incompleta e “trasformazionale”. Seguirà lo stesso andamento geografico già battuto dalla pandemia (con la Cina che già mostra segni di recupero, proprio lì dove, a febbraio, il coronavirus ha iniziato a colpire) e caratterizzata da una profonda incertezza, proprio a causa della natura stessa del virus, nuova e imprevedibile.

Quel che è certo, invece, è che non sarà omogenea. A fare le spese dell’impatto del virus sull’economia saranno i paesi più poveri e deboli, che assisteranno a un flusso in uscita dei capitali destinati a non tornare più indietro. “Non torneremo ai livelli precedenti”, commenta Lagarde.

Allo stesso tempo, la ripresa porterà a delle trasformazioni in tutti i settori più colpiti. Lagarde nomina viaggi e intrattenimento, per arrivare poi al focus su cui le istituzioni dovranno concentrarsi: il supporto alle fasce più deboli, come i giovani e le donne. “Vi sarà un cambiamento in ciò a cui diamo valore”, è la speranza della presidente della Bce.

Un nuovo “Whatever ita takes”?

Non siamo davanti alla stessa crisi del 2012, dunque neanche la risposta sarà la stessa: la crisi coronavirus è ben peggiore.

Lagarde sottolinea il buon risultato delle banche, il cui compito, al momento, è sostenere l’economia reale: a tal fine sono state istituite le Long term refinancing operation a tassi favorevoli. Il piano di ripresa si muove inoltre nel senso di una sinergia sempre più stretta tra decisioni di politica monetaria e di politica fiscale.

Ci sono speranze per il Recovery Fund?

Non solo la Banca centrale europea ha allargato il programma di QE straordinario a 1.350 miliardi di euro, ma Lagarde ha dichiarato che non è finita qui – esattamente come il budget è aumentato rispetto agli originari 600 miliardi, non c’è motivo per cui non possa aumentare ancora.

A tutto ciò si aggiunge anche la proposta franco-tedesca per un Recovery Fund comunitario. L’idea tuttora allo studio della Commissione Europea prevede un fondo da 750 miliardi di euro, di cui 500 da distribuire in aiuti a fondo perduto e altro 250 in prestiti. “Spero che siano più aiuti”, ha commentato Lagarde, che già dal principio aveva accolto con favore la proposta. I capi di stato e di governo Ue si riuniranno di nuovo il prossimo 17 luglio, per quanto molto difficilmente entro tale data avranno raggiunto un accordo non solo sulla distribuzione dei fondi, ma anche (e soprattutto) del modo in cui di beneficiari dovranno investirli.

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Il dibattito con la Corte costituzionale tedesca

Misure massicce, dunque, ma anche proporzionate. È quanto emerge dalle minute della riunione del 4 giugno, pubblicate ieri, tra le cui righe si legge anche una risposta alla Corte costituzionale tedesca che, all’inizio di maggio, aveva accusato di illegittimità le misure di QE.

I giudici di Karlsruhe avevano infatti dato al Consiglio direttivo della Bce tre mesi di tempo per chiarire la proporzionalità tra gli aiuti forniti tramite Quantitative Easing ai singoli stati e il fatto che gli stessi non possano finire con l’assolvere, di fatto, anche alla funzione di finanziamenti pubblici.

Come hanno reagito i mercati finanziari?

Alle parole di Lagarde l’euro ha osservato un rialzo fino ad arrivare a quota 1,1239 rispetto al dollaro, ma non è durato molto: al momento la moneta unica viaggia sui livelli della vigilia (i minimi dall’inizio delal settimana), a quota 1,1216.

Proseguono invece al rialzo gli azionari europei, galvanizzati sia dalle parola della presidente della Bce: Milano sale dell’1,07% a quota 19.439 punti, Parigi guadagna l’1,32%, Francoforte avanza dello 0,57% e Madrid torna in territorio positivo dopo un’apertura sotto tono, salendo dello 0,35%.

In calo infine lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi, che scende a 178 punti.

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