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Inflazione in aumento in Italia, nell’Eurozona e negli Stati Uniti

L'indice dei prezzi al consumo nell’Area Euro e in Italia raggiunge nuovi picchi a causa della crescita dei prezzi di energetici e alimentari. Pressione per la decisione sui tassi della BCE. Il PCE Core è in rialzo al + 4,9%.

Fonte: Bloomberg

I risultati

Questa mattina l’Eurostat ha presentato le stime flash sull’andamento dell’inflazione nell’Eurozona relative al mese di settembre che sono risultate in forte aumento al +10% anno su anno rispetto al valore precedente fermo al +9,1% a/a, record dal 1997. Le attese del consensus si aspettavano una crescita al +9,7% a/a.

L’indice Core è invece cresciuto del +4,8% a/a, più delle previsioni che stimavano un aumento del +4,7% a/a. Il dato precedente aveva registrato un valore del +4,3% a/a.

L’incremento su base mensile è stato invece del +1,2%, in aumento rispetto al +0,6%.

In particolare, le componenti che dovrebbero contribuire di più all’aumento dell’inflazione nell’Eurozona sono i beni energetici (previsti in aumento al +40,8% rispetto al +38,6% di agosto), quelli alimentari compresi alcool e tabacco (+11,8% contro il +10,6% di agosto), i beni industriali non-energetici (+5,6% contro i +5,1% di agosto) e i servizi (+4,3% contro il +3,8% di agosto).

Anche in Italia, l’Istat ha rilasciato i dati preliminari sull’inflazione che hanno mostrato un’accelerazione al +8,9% a/a rispetto al valore precedente fermo al +8,4% a/a e alle attese che stimavano un aumento al +8,7% a/a.

Su base annuale il valore armonizzato è stato pari al +9,5% a/a in crescita rispetto alle attese (+9,4% a/a) e al dato di agosto che segnava un +9,1% a/a.

L’incremento mensile, invece, è stato pari al +0,3%, maggiore delle previsioni del consensus (+0,1%) ma in calo rispetto al valore precedente del +0,8%.

I dati sulle pressioni inflazionistiche non fanno che confermare la futura attitudine della Banca Centrale Europea che nei prossimi mesi potrebbe confermarsi estremamente aggressiva con un rialzo previsto di 75 punti base che porterebbe i tre tassi di riferimento (quello sui depositi, quello benchmark sulle operazioni di rifinanziamento principale e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale) rispettivamente all’1,5%, 2% e 2,25%.

PCE Core USA

Il dato sul Personal Consumer Expenditures Core di agosto ha mostrato una crescita al +4,9% a/a, in aumento rispetto al dato di luglio al +4,6% a/a e maggiore delle attese al +4,7% a/a. Il valore è il più alto da marzo scorso quando aveva toccato il +5,2% a/a.

L’incremento mensile dell’indice PCE Core è risultato in aumento al +0,6%, maggiore delle previsioni ferme al +0,5%.

Questo indicatore è tenuto molto in considerazione non solo dagli investitori ma anche dalla FED che lo usa per le sue scelte di politica monetaria. Il PCE Core risulta più affidabile del CPI (Consumer Price Index) in quanto si riferisce ad un paniere di beni e servizi variabile di mese in mese in base alle abitudini dei consumatori.

Di conseguenza quest’ultimo risulta una metrica più affidabile del CPI e permette alla banca centrale statunitense di avere una visione più ampia sulla crescita dell’inflazione.

La reazione dei mercati

Sul mercato valutario, l’EUR/USD continua a mostrare un andamento discendente spinto dalla forza del superdollaro. Il dato sull’inflazione europea, in deciso aumento, non ha spinto il cambio verso un breve rialzo di breve periodo mentre il PCE Core ha accentuato la tendenza al ribasso della coppia valutaria.

Per quanto riguarda i mercati azionari, quelli europei continuano ad estendere i guadagni intorno al punto percentuale nonostante i dati sulle pressioni inflazionistiche abbiano rallentato il momentum rialzista di questa mattina. Wall Street, invece, apre leggermente in rosso per poi recuperare in scia ai listini del Vecchio Continente.

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