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Indici Asiatici positivi in chiusura, torna a crescere la Cina. Sale anche l’Europa, in attesa degli indici PMI

Pechino recupera il posto di fabbrica del mondo, con l’indice Pmi manifatturiero di maggio che risale a quota 50,8. Mattinata di dati macro anche in Europa, EUR/USD a 1,11 – le minacce di Trump alla Cina non hanno fatto effetto

Bandiere e schermo Cina-Giappone Fonte: Bloomberg

Nella giornata di chiusura nazionale delle Borse in Germania, Austria, Svizzera, Norvegia, Svezia e Danimarca, gli indici europei aprono il mese con ottimismo nonostante le tensioni sempre più forti che negli ultimi giorni hanno scosso gli Stati Uniti. Il filmato in cui il poliziotto in servizio a Minneapolis Derek Chauvin uccide George Floyd, disarmato, ha fatto riemergere la mai sopita questione razziale negli Usa, scatenando un’ondata di proteste in tutti gli stati che hanno portato i sindaci delle maggiori città a disporre il coprifuoco, mentre sempre più apio è il ricorso alle guardie nazionali.

I rapporti Cina-Usa

Le tensioni sociali durante il fine settimana hanno messo in ombra quelle commerciali. Venerdì sera il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’intenzione di eliminare il trattamento speciale nei commerci relativo a Hong Kong – in virtù della sua autonomia dalla Cina – dopo che, la settimana scorsa, Pechino ha approvato una legge sulle sicurezza nazionale che di fatto le permette di istituire basi di intelligence e prendere provvedimenti per sedare le proteste degli ultimi mesi. Eppure la mossa non solo non sembra aver avuto ripercussioni sugli indici, ma oggi l’Hang Seng viaggia in netto rialzo: +3,50%, a 17.774,54 punti.

Ma sono in generale tutti gli indici asiatici ad aver chiuso positivamente la prima sessione del mese. Il Nikkei giapponese sale dello 0,81%, il Kospi coreano guadagna l’1,75%, ma sono soprattutto gli azionari cinesi a balzare in avanti: Shanghai chiude in rialzo del 2,21%, Shenzhen +3,26% e China A50 +2,59% dopo che l’isituto di ricerca Caixin ha pubblicati i dati sull’indice manifatturiero PMI di maggio, che ha segnato un rialzo rispetto al mese precedente e è tornato a 50,8 – confermando il ritorno all’espansione dell’economia cinese, anch’essa gravemente danneggiata dalla pandemia di coronavirus.

Come si stanno muovendo i mercati Usa?

Le proteste che infiammano gli Usa, unite ai timori di una seconda ondata di pandemia che potrebbe riportare il paese a una chiusura totale, fanno tornare alto il livello di cautela da pare degli investitori.

Pesano anche le tensioni commerciali con la Cina. Se quella di Trump nei confronti di Hong Kong sembra essere stata solo una lieve minaccia – di cui infatti l’ex colonia britannica non sembra affatto aver accusato le conseguenza -, comunque Trump non ha dato segni di volersi tirare indietro dagli accordi commerciali di “Fase 1” siglati con la Cina a metà gennaio, con cui il presidente Usa e quello cinese Xi Jinping hanno dichiarato una sorta di tregua nella guerra commerciale che ha contrapposto le due superpotenze per oltre 18 mesi.

Restano stabili le materie prime. Nelle ultime ore il petrolio ha subito solo leggere perdite e il prezzo del barile continua a viaggiare a 35,44 dollari (il Wti) e 37,80 dollari (il Brent), in ribasso rispettivamente dello 0,14% e dello 0,11%. L’oro invece segna 1.741 dollari l’oncia.

Come si apre la giornata sugli indici europei?

Mattinata di dati macro per il vecchio continente, che attende i dati sull’indice Pmi manifatturiero di maggio di Spagna, Italia, Francia, Germania, Regno Unito ed Eurozona. Le attese, comunque più alte rispetto ai valori di aprile, non arrivano lo stesso alla soglia dei 50 punti, oltre la quale un’economia si definisce in espansione.

Non fanno paura all’Europa né le minacce di Trump a Cina e Hong Kong, né le prospettive di una seconda ondata di contagi da Covid-19 – e gli indici azionari segnano per lo più rialzi. Parigi guadagna l’1,49%, Londra l’1,48%, Madrid sale del 2,04%, bene anche Milano in rialzo dell’1,36%.

I paesi dell’Eurozona guardano con ansia alla prossima riunione della Banca centrale europea, il 4 giugno. Nel frattempo, l’euro continua a rafforzarsi nei confronti del dollaro, con il cambio tra le due valute a 1,1135.

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