Vai al contenuto

I CFD sono strumenti complessi ad alto rischio di perdita di capitale dovuto alla leva. 74% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro a causa delle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valutate se potete permettervi di correre l’elevato rischio di perdere il vostro denaro. Le opzioni e i certificati sono strumenti finanziari complessi ad alto rischio di perdita di capitale. Il vostro capitale è a rischio. I CFD sono strumenti complessi ad alto rischio di perdita di capitale dovuto alla leva. 74% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro a causa delle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valutate se potete permettervi di correre l’elevato rischio di perdere il vostro denaro. Le opzioni e i certificati turbo sono strumenti finanziari complessi ad alto rischio di perdita di capitale. Il vostro capitale è a rischio.

Crash sulle valute: corsa agli acquisti sullo yen, sell off sul dollaro australiano

I movimenti violenti sono scattati ieri sera alle 23:30, poco dopo la revisione della guidance di Apple, principale imputato di questo movimento.

bg_traders_233056610
Fonte: Bloomberg

Flash crash sul mercato valutario nella notte che ha coinvolto diversi cross e, in particolare, si è concentrato su due valute: lo yen e il dollaro australiano. Il primo, considerato da sempre come asset rifugio nei momenti di particolare tensione, è stato oggetto di violenti acquisti, mentre il secondo, considerato come un termometro del risk on sui mercati, è stato bersagliato dalle vendite.

Sembra essere chiaro quindi che a muovere il mercato è stata una corsa agli asset rifugio, il classico fenomeno di flight to quality. A scatenarlo molto probabilmente potrebbe essere stato il profit warning lanciato da Apple ieri sera, che ha confermato il rallentamento della crescita globale e della Cina in particolare. A confermarlo anche il timing in cui si è realizzato il movimento, ovvero intorno alle 23.30, poco dopo l'annuncio del colosso di Cupertino.

Il resto l'hanno fatto il fragile sentiment del mercato e la scarsa liquidità in circolazione in questi giorni festivi (oggi Tokyo è rimasta chiusa per festività!). Ha stupito, infatti, l'ampiezza del movimento che abbiamo visto sui cross valutari (Usd/Jpy in calo di oltre 4 figure, mentre il cambio Aud/Usd è sceso di tre figure tornando ai livelli di marzo 2009), tali da rispolverare i timori visti tra il 2008 e il 2009, o più di recente nel gennaio del 2015 nel caso del franco svizzero (anche se in quell'occasione è stata la Banca centrale a scatenare il crash).

Crediamo, quindi, che il movimento iniziale sia stato dettato dalla notizia di Apple, mentre il resto l'hanno fatto la scarsa liquidità e il fragile sentiment che aleggia sui mercati già da diversi mesi ormai. Probabilmente la stessa notizia avrebbe avuto una risonanza inferirore in un contesto di mercato "normale".

Proprio la mancanza di liquidità e la violenta volatilità hanno portato a un marcato ampliamento degli spread sui alcuni cross valutari, che hanno fatto fatica a fare prezzo in alcuni istanti.

Il cambio USD/JPY (大口), che alle 23:33 oscillava intorno a 108,50 nell'arco di 6 minuti è precipitato fino a 104,77, salvo poi recuperare quota e stabilizzarsi ora intorno a 107,80. Medesimo movimento si è visto sull'AUD/USD che è passato da 0,6970 a 0,6780 in soli 6 minuti. In questo caso, va rilevato che il movimento è stato più composto, complice il fatto che il mercato australiano era aperto in quell'istante. Questo avvalora la tesi secondo cui a determinare il crash sia stata proprio la mancanza di liquidità sui mercati. Non a caso, i cambi contro euro sono stati quelli più colpiti dopo il crollo.

Infine, qualche considerazione andrebbe fatta anche sugli algoritmi e sul carry trade che, a nostro avviso, hanno contribuito limitatamente al fenomeno. La fortissima volatilità degli ultimi mesi ha spinto gli operatori a chiudere anzitempo le posizioni in carry trade per evitare di rimanere esposti a rischi considerevoli.

Sugli altri mercati le cose non sono andate meglio. Il titolo Apple dopo l'annuncio è arrivato a perdere oltre il 7% nell'after hours, mentre l'oro ha proseguito la sua corsa verso i 1.300 dollari/oncia, massimi da giugno 2018. Il risk off si è scatenato anche sui future statunitensi, che segnano calo superiori all'1,5% in questo momento.

Queste informazioni sono state preparate da IG Markets Limited e IG Europe GmbH (di seguito "IG"). Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti e del riassunto trimestrale.