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Ormai ci siamo. Stamane il governo britannico ha fatto sapere che il 29 marzo verrà invocato l'art. 50 del Trattato di Lisbona. Da quel momento saranno avviati i negoziati per l'uscita del Regno Unito dalla Ue, la cui durata potrebbe essere di circa due anni. La fase negoziale sarà guidata per il governo inglese dal ministro per la Brexit, David Davis, mentre la controparte europea sarà affidata a Michel Barnier, che riceverà la nomina ufficiale da Donald Tusk.
Cosa aspettarsi?
E' difficile fare previsioni di come si evolveranno questi negoziati, che si preannunciano molto difficili. Da un lato, c'è il Regno Unito che vuole rompere ogni tipo di legame con la Ue, cercando di trovare un compromesso solo sul passaporto bancario. Dall'altro lato, c'è la Ue che farà di tutto per difendere se stessa dal rischio disgregazione derivante dalle forze euroscettiche che stanno emergendo nei vari Paesi. Pertanto, la Ue potrebbe e dovrebbe portare avanti una linea di rigore ("Out is out").
Entrambi i fronti hanno, però, dei punti deboli. Oltre manica c'è la Scozia ad impensierire i piani della May. Il paese di Sturgeon fa pressione per indire un nuovo referendum per l'indipendenza dal Regno Unito e potrebbe non essere il solo. La Ue, invece, deve fare i conti con le elezioni in Francia e Germania, dove le forze euroscettiche si stanno rafforzando. Per ora il risultato elettorale olandese ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli operatori, ma tra qualche settimana ci sarà il vero e importante test per la Ue, ovvero le elezioni francesi. Probabilmente i negoziati non entreranno nel vivo prima dell'autunno, quando saranno terminate le tornate elettorali in Europa.
Sul fronte mercati, la sterlina sembra essersi difesa bene alle notizie di stamane. D'altronde il mercato aveva già prezzato l'imminente richiesta dell'art. 50. Ora, però, che un passo importante verso la separazione del Regno Unito dalla Ue viene fatto, le aziende inglesi avranno un quadro più definito entro le quali muoversi nella scelta degli investimenti di medio lungo periodo. Banche e istituzioni finanziarie più in generale, potrebbero ora rivalutare la possibilità di trasferirsi verso dei Paesi Ue.
L'impatto della Brexit sull'economia reale potrebbe iniziare a vedersi pertanto nei prossimi mesi e dovrebbe intensificarsi se i negoziati dovessero comnplicarsi. Questo potrebbe penalizzare la sterlina. Probabilmente anche il mercato si sta preparando a un simile scenario. A conferma di ciò, ci sarebbero i dati del CFTC, secondo cui la scorsa settimana le posizioni nette corte sulla divisa britannica verso dollaro hanno raggiunto il nuovo massimo storico. Anche noi confermiamo la view ribassista sulla divisa britannica.
Dal punto di vista grafico, il cambio IN_GBPUSD si sta costruendo un triangolo che potrebbe aprire ad ulteriori cali nel medio lungo periodo. Per ora il movimento del cable dovrebbe essere confinato nei due lati del triangolo. Pertanto, la resistenza passa sulla trend line che congiunge i massimi di dicembre con quelli di inizio anno, ora in transito a 1,2650. Eventuali spike potrebbero portare anche a un superamento di tale riferimento, anche se riteniamo improbabile che si vada oltre 1,2780 (resistenza strategica di lungo periodo).