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Crisi energetica, gas naturale in salita del +10% dopo decisione di tetto ai prezzi

Oggi le quotazioni sulla piattaforma benchmark di Amsterdam (TTF) hanno raggiunto il picco intraday di €133/MWh.

Fonte: Bloomberg

All’apertura della seduta odierna, i prezzi dei futures con sottostante il gas naturale hanno toccato i €133/MWh (+10%) sul TTF (Title Transfer Facility) dopo che ieri i ministri dell’energia dei paesi membri dell’Unione Europea hanno proposto un tetto al prezzo del gas naturale di €275/MWh.

Il piano di fissare il prezzo dei derivati con sottostante il gas (e con scadenza a un mese dalle contrattazioni) ha ormai diviso in varie fazioni i paesi membri dell’UE con alcuni che sostengono che in questa eventualità potrebbero aumentare i consumi della materia prima oltre a nascere problemi nello stoccaggio e dispute legali sui contratti esistenti.

Tuttavia, da un punto di vista oggettivo, l’introduzione di una soglia alle quotazioni potrebbe effettivamente scoraggiare gli attuali fornitori di gas ad estendere i contratti esistenti visto che potrebbero ottenere prezzi maggiori da altri paesi richiedenti.

Bisogna ricordare, inoltre, che nel caso in cui venisse approvato dall’Unione Europea il tetto ai prezzi entrerebbe in funzione solo a partire dal 1° gennaio 2023 e con durata di un anno.

I dettagli del piano

Nello specifico, il programma proposto pone un tetto alle quotazioni del gas naturale solo nel caso in cui questa soglia venisse superata perché spinta da dinamiche di mercato rialziste. Di conseguenza, i prezzi rimangono liberi di fluttuare senza vincoli purché non superino i €275/MWh.

Tuttavia, nel caso di questa eventualità, il meccanismo dovrebbe rispettare un altro parametro prima di potersi innescare. Infatti, nello stesso momento del superamento della soglia, la differenza tra il cap fissato (€275) e il prezzo del gas naturale liquefatto (LNG) deve superare i €55 per 10 giorni consecutivi. Se queste due condizioni non vengono rispettate il meccanismo non entra in funzione.

Alcune perplessità

Risulta dunque chiaro come questo meccanismo sia un po' un accomodamento per tentare di introdurre il piano senza però scontentare la maggioranza dei paesi europei che non hanno esitato a criticarlo.

Infatti, alcuni paesi che erano a favore della manovra, sostengono che la soglia fissata per attivare il calmieramento dei prezzi sia troppo elevata (€275) e che invece avrebbe dovuto porsi tra i €150-€180/MWh. Non ultimo rimane l’incognita sull’attivazione, che risulta alquanto difficoltosa stanti i numerosi criteri che si devono rispettare.

Insomma, nonostante i nobili intenti, vi è il rischio reale che il piano non entri mai in funzione e rimanga una sorta di avvertimento per gli speculatori dei contratti futures sul TTF.

Le previsioni

A nostro parere, il meccanismo proposto risulta macchinoso e di difficile applicazione soprattutto per il fatto che ormai gran parte delle forniture di gas provenienti dalla Russia sono state rimpiazzate attraverso contratti a lungo termine con altri paesi fornitori (Qatar, Algeria, Stati Uniti) e quindi difficilmente rivedremo, nel breve termine, una crescita dei prezzi record come quella di questa estate.

Certo le quotazioni impazzite raggiunte lo scorso 26 agosto (€340/MWh) ci ricordano che bisogna introdurre velocemente delle regolamentazioni che limitino i prezzi di una risorsa così fondamentale come il gas naturale, in particolare durante i periodi di elevata incertezza economica.

In conclusione, se il “price cap” diventasse una realtà, ci aspetteremmo un rimbalzo dei prezzi del gas naturale sulla piattaforma TTF fino ai €145/MWh oltre ad un atteggiamento molto più ostile da parte della Russia, le cui forniture verso l’Europa sono state ormai quasi del tutto rimpiazzate.

Detto questo, sembra che il peggio sia ormai passato con le quotazioni che ormai hanno superato il picco di agosto e si sono ormai avviate in un trend primario ribassista che le sta spingendo verso i livelli di giugno scorso.

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