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Il sentiment del mercato rimane cauto, con gli investitori che sperano nella finalizzazione di un accordo che scongiuri l'aumento delle tariffe da parte degli Stati Uniti nei confronti di Pechino a partire da gennaio 2019.
Proprio dalla Cina continuano ad arrivare indicazioni deludenti, l'indice PMI manifatturiero ufficiale di novembre è arrivato sulla soglia di 50 punti, livello che delimita l'espansione dalla contrazione. E' il valore più basso da 28 mesi a questa parte.
Anche in Europa le cose non vanno meglio, con l'inflazione che a novembre ha rallentato vistosamente, tornando al 2% a/a dal precedente 2,2%. In calo anche il dato Core, tornato inaspettatamente all'1%.
Si sta per chiudere un mese contrastato per le borse mondiali, che hanno visto protagonisti positivi soprattutto gli indici sudamericani, Brasile in testa.
Wall Street potrebbe chiudere contrastata, mentre in Europa il Dax si avvia a chiudere il quarto mese di fila in rosso, evento questo che non accadeva dal 2008. E proprio come in quell'anno, il Dax ha chiuso nel 2018 solo 3 mesi in rialzo.
Ieri sera la minute della Fed hanno fatto da eco alle parole di Powell, confermando un atteggiamento più cauto nel 2019, con il ritmo di rialzo che potrebbe decelerare sino a 2 ritocchi (dai 4 di questo anno) e c'è chi avanza l'ipotesi anche di un solo rialzo, come accadde nel 2016, quando l'anno iniziò nel peggiore dei modi.
Il violento calo del greggio e il conseguente calo delle aspettative inflattive di certo offre un assist in tal senso, ma la domanda degli operatori è se basterà rallentare il ciclo restrittivo con i rischi che vanno via via aumentando.
Negli ultimi due anni, infatti, proprio la forte crescita e le misure fiscali hanno fatto da volano alle borse, pertanto i toni accomodanti delle Banche centrali potrebbero attenuare, ma non impedire una discesa delle borse, soprattutto se i due eventi più importanti da qui a fine anno (trade war e Brexit) dovessero portare a brutte sorprese.