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Banche centrali in tilt: scatta l'ipotesi taglio dei tassi

Rallentamento della domanda, bassi livelli d'inflazione e sostegno liquido alle economie locali: il vade mecum delle banche centrali parte dai medesimi presupposti. Con una Fed colomba e una Bce accomodante, l'Asia si adegua...

Fonte: Bloomberg

Mario Draghi scadenza l’avvio delle contrattazioni delle piazze europei, con uno speech all’Institute for Monetary and Financial Stability, Francoforte, in apertura dei lavori all’evento “La Bce e i suoi osservatori”. Segno tendenzialmente in rosso per i listini europei, con l'euro in fase di recupero dopo i cali registrati ieri (-0,4% contro dollaro).

Tre i passaggi chiave indicati da Draghi, livelli di domanda esterna intaccati dal rallentamento del commercio internazionale, tassi d’inflazione sotto gli standard previsti ed incremento dei salari che difficilmente si traduce in maggiori acquisti. Risultato: una politica monetaria accomodante ancora a lungo a sostegno di un costrutto economico della zona euro che affronta una nuova fase di debolezza.

“La Bce” ha commentato in chiusura Draghi “porrà in essere tutte le azioni di politica monetaria necessarie a raggiungere il proprio obiettivo", puntualizzando “non siamo certo a corto di strumenti per conseguire (gli obiettivi) del nostro mandato”.

Mario Draghi (Bce): politica accomodante per lungo

Bce accomodante ancora per lungo tempo o almeno finché la zona euro non darà chiari segnali di sostenibilità economica. Mentre da un lato l’istituto di Mario Draghi si prepara a realizzare la terza asta di liquidità targettizzata TLTRO-III (a partire da settembre) congelando il rialzo dei tassi fino al prossimo anno, l’istituto centrale americano ha deciso di perseguire la linea della pazienza, con la Federal Reserve che non toccherà il costo del denaro fino almeno a fine 2019.

Janet Yellen (ex Fed): possibile taglio dei tassi 2019

Nessuna notizia ufficiale, invece, circa la possibilità che la Fed operi al contrario, tagliando il rate in uno dei meeting tra settembre e dicembre. L'ex governatore della Fed, Janet Yellen, ha affermato lunedì che mentre l'inversione della curva dei rendimenti (il titolo a tre mesi Usa ha iniziato a rendere più del titolo decennale, per la prima volta dal 2007) potrebbe non essere necessariamente un segno premonitore di recessione, ma un sintomo che paventa la necessità di tagliare i tassi.

Il rallentamento dell'economia globale e la netta decisione di interrompere la politica restrittiva della Fed hanno condizionato le decisioni delle banche centrali asiatiche, con l’eventualità di un ribasso dei tassi d’interesse, passati da "possibile" a "probabile".

Banche centrali: Nuova Zelanda e Australia al taglio

Nel caso di specie, la Nuova Zelanda ha inviato un chiaro segnale mercoledì, quando la banca centrale ha mantenuto i tassi di interesse al minimo storico dell'1,75%, sottolineando però che, in un ambiente esterno debole, la sua prossima mossa presumibilmente sarà il taglio del costo del denaro.

I mercati monetari stanno valutando inoltre l’elevata possibilità che l’Australia operi con un taglio entro la fine di quest’anno, stime che crescono a proposito di Filippine, India ed Indonesia: i tre Paesi, in uno scenario globale di politiche più accomodanti, avrebbero lo spazio per invertire la rotta dopo i molteplici aumenti dello scorso anno, volti a proteggere le valute locali peso filippino, rupia indiana e rupia indonesiana dalle turbolenze dei mercati emergenti.

Banche centrali: la linea morbida di Malesia e Corea

In Malesia, un livello d’inflazione negativo (-0,4%) potrebbe spingere a breve l’istituto centrale ad effettuare un taglio dei tassi per incentivare liquidità e consumi, mentre in Giappone i principali vertici politici, secondo quanto emerso dai verbali della riunione della Banca di Giappone, hanno discusso di ulteriori stimoli all’economia per contrastare le preoccupazioni di un calo della domanda globale. In linea generale, l'inflazione nella maggior parte delle economie asiatiche è inferiore agli obiettivi delle banche centrali.

Tra coloro che potrebbero tagliare i tassi locali spunta anche il nome della Corea del Sud, dove la curva dei rendimenti dei titoli di stato si è appiattita rapidamente, segnalando una fase di debolezza che gli economisti ritengono possa esser fronteggiata dalla Bank of Korea.

In Cina, sebbene le riduzioni delle riserve bancarie siano considerate da Pechino come il principale strumento di allentamento di politica monetaria, alcuni analisti prevedono un’azione della People Bank of China (PBoC) volta a tagliarei tassi di riferimento.

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