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Forex: EUR/USD in rialzo a 1,0545, massimo da giugno

Le parole rassicuranti del Governatore Powell e i dati macroeconomici hanno alimentato le aspettative degli operatori per un rialzo da 50 punti base a dicembre. Dollaro si indebolisce molto.

Fonte: Bloomberg

Questa mattina il cambio EUR/USD è in forte salita rispetto alla chiusura di ieri (+134 pips) fino al picco di 1,0545, massimo dallo scorso 28 giugno.

Le forti vendite sul dollaro (e quindi gli acquisti sull’euro) sono state alimentate dai dati macroeconomici USA di ieri dove l’indice PCE Core di ottobre (misura di inflazione prediletta dalla Fed) è salito al +5% a/a, in linea con le attese, ma in calo rispetto al valore di settembre fermo al +5,2% a/a.

Il dato conferma quindi un generale rallentamento della crescita dei prezzi (innescato dal dato sull’inflazione dello scorso 10 novembre) che ha portato a forti acquisti anche sui mercati azionari.

Tuttavia, un ulteriore segnale che ha spinto gli investitori a rivedere le loro posizioni sul Forex è stato il dato sull’indice ISM Manifatturiero PMI che ieri è risultato in ribasso oltre le previsioni, a 49 (minimo di due anni e mezzo), rispetto al 50,2 di ottobre, generando una brusca frenata sul finire della seduta di Borsa.

Infatti, ora i mercati sono quasi certi che la banca centrale statunitense dovrà necessariamente alleggerire la propria politica monetaria anche se alcuni investitori credono che il valore sull’attività manifatturiera possa indicare l’arrivo di una recessione negli Stati Uniti.

Nonostante ciò, per il momento sui mercati regna un clima di generale fiducia innescato soprattutto dalle parole del numero uno della Fed, Jerome Powell, che mercoledì aveva rassicurato gli operatori sostenendo che un rallentamento sui tassi potrebbe essere necessario già durante la prossima riunione di dicembre.

L’inarrestabile forza del dollaro sembra dunque essere arrivata ad un brusco stop in quanto questa era alimentata principalmente dalla politica monetaria aggressiva della Federal Reserve. Tuttavia, ora che la paura principale degli investitori (l’inflazione) sta cominciando a svanire, il biglietto verde sta subendo dei bruschi contraccolpi.

Infatti, oggi il dollaro statunitense perde molto anche contro le altre valute, in particolare il GBP e il JPY, con la sterlina che ha toccato il livello di 1,2274 dollari (picco del 17 agosto) mentre lo yen si è riportato a 133,88 per dollaro, minimo del 16 agosto.

Le previsioni

Alla luce dei dati di ieri, sembra che il rally del dollaro statunitense sia ormai concluso. Infatti, l’inflazione nel paese ha chiaramente mostrato segnali di rallentamento e questo è bastato ad indurre la banca centrale a prevedere una diminuzione dell’intensità dei rialzi nelle prossime riunioni.

Inoltre, anche il valore di oggi sui Non-Farm Payrolls - nel caso in cui dovesse mostrare un deciso rallentamento nel mercato del lavoro - potrebbe ulteriormente confermare le aspettative degli investitori riguardo ad un sostenuto accomodamento della politica monetaria.

Di conseguenza, se l’inflazione dovesse continuare a calare e il mercato del lavoro a contrarsi (nonostante i dati sulla crescita economica siano ancora ottimi), si potrebbero definitivamente archiviare le posizioni long sul dollaro in quanto, almeno nel medio periodo, la Fed ridurrà quasi sicuramente l’intensità dei rialzi sui tassi di interesse con evidenti effetti positivi sui mercati azionari (forti acquisti sui tecnologici) e vendite sul dollaro.

Nel breve possibile quindi un prolungamento del trend rialzista verso obiettivi long ipotizzabili a 1,06, picchi di fine giugno, e 1,08, massimi di maggio.

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