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Fmi: revisione al rialzo Pil globale, ma restano gravi rischi economici post-covid

Crescita mondiale stimata in calo del 4,4% (a luglio si temeva -4,9%), nel 2021 rimbalzo del 5,2%. Difficile prevedere ripresa, evoluzione del virus troppo incerta

Logo IMF Fonte: Bloomberg

La settimana dell’incontro annuale del Fondo Monetario Internazionale e dei governatori del gruppo delle banche mondiali (WBG, World Bank Group) raggiunge oggi il suo acme con la pubblicazione del World Economic Outlook autunnale – di fatto, la prova del nove dell’efficacia delle misure di contenimento del covid-19, che dalla scorsa primavera ha messo in ginocchio l’economia globale.

Cosa prevede il Fmi per l’Italia?

Secondo l’istituto, in Italia il prodotto interno lordo nel 2020 crollerà del 10,6%, per poi rimbalzare del 5,2% nel 2021. Cifre drammatiche, ma comunque più ottimistiche rispetto a quanto pronosticato a giugno, quando il Pil era visto in calo di oltre il 12% - in compenso, ad essere stata rivista al ribasso è stata l’entità del rimbalzo, che la scorsa primavera prometteva di arrivare a +6,3%.

Controversa anche la situazione occupazionale: nel 2020 il Fmi calcola un tasso di disoccupazione all’11% in Italia, destinata a salire all’11,8% l’anno successivo.

E cosa per l’economia globale?

A preoccupare il Fondo Monetario Internazionale è il carattere “lungo, dissestato e incerto” della ripresa post-covid.

A livello globale, il World Economic Outlook prevede una contrazione dell’economia del 4,4% (a giugno si aspettava di peggio, -4,9%), a fronte di un rimbalzo nel 2021 del 5,2% (secondo le stime di giugno sarebbe dovuto arrivare al 5,4%).

Solo la Cina riuscirà a concludere il 2020 con livelli di produzione maggiori rispetto al 2019. Per tutto il resto del mondo si prevede un crollo della produzione che colpirà più pesantemente le economie avanzate. Il Pil dei paesi occidentali scenderà di circa il 5,8%, quello dei paesi in via di sviluppo invece conterrà le perdite e si fermeranno al -5,7% - in Cina invece io prodotto interno lordo è previsto in rialzo dell’1,9%.

Per altro, rileva il fatto che tra il secondo e il terzo trimestre le stime dei cali nelle economie avanzate si sia comunque ridotto, mentre la situazione dei paesi in via di sviluppo segna un peggioramento (ad aprile l’Fmi aveva previsto un calo del solo 5%).

La natura della crisi, scaturita da un fattore esterno, dal comportamento imprevedibile, come un virus, rende difficile fare previsioni per il futuro. Non v’è certezza sull’andamento e sull’evoluzione della pandemia e sulle ripercussioni economiche, con probabili, nuovi lockdown. Non v’è certezza sull’evoluzione del commercio di beni e servizi (primo tra tutti quello turistico) a livello globale, ormai fortemente interconnessi e, proprio per tale motivo, a forte rischio; infine, non v’è certezza sulla reazione dei mercati finanziari e sulle implicazioni della crisi per il flusso globale di capitale.

Il rischio per la crescita globale è dunque il più pericoloso e immediato. D’altra parte, il Weo mette in luce anche alcuni spiragli di luce in fondo al tunnel della crisi economica: i progressi nella ricerca di un vaccino, i cambiamenti delle abitudini sul posto di lavoro – in grado di dare nuovo sprint al determinate attività economiche – e, in generale, il cambiamento del comportamento dei consumatori.

Quali soluzioni propone l’FMI?

La ricetta per la riresa economica prevede già ingredienti particolarmente sostanziosi: supporti fiscali globali per una cifra che si avvicina ai 12.000 miliardi di dollari, i tagli dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali accompagnati da generose iniezioni di liquidità e acquisti di asset.

Manca ancora, e il Fmi esorta ad implementare, una più stretta collaborazione soprattutto nell’ambito della corsa al vaccino. Secondo il Woe, un’evoluzione in questo senso potrebbe portare a un aumento cumulativo dell’economia globale fino a novemila miliardi entro il 2025.

Seconda stoccata, soprattutto per gli Stati Uniti: i governi dovrebbero continuare a provvedere con sussidi fiscali, incentivi e assegni di disoccupazione al supporto di imprese e cittadini, così da rilanciare la domanda globale e contribuire alle politiche di economia monetaria messe in atto dalla banche centrali. Negli Stati Uniti, un pacchetto di aiuti fiscali in tal senso è bloccato al Congresso dallo scorso agosto – e tiene con il fiato sospeso i mercati finanziari di tutto il mondo.

Non mancano suggerimenti per i milioni di posti di lavoro bruciati dalla crisi economica. Il Fmi suggerisce ai governi di traghettare la forza lavoro impiegata nei settori destinati a una contrazione sempre maggiore (primo fra tutti quello del turismo) a sistemazioni più durature, ed esempio virando sull’e-commerce.

Come hanno reagito gli indici di Borsa globali?

A pochi minuti dall’apertura gli azionari di Wall Street corrono frazionati: negativi il Dow Jones e l’S&P500, che perdono rispettivamente lo 0,34% e lo 0,18%, mentre il Nasdaq tenta di guadagnare la parità – nel giorno in cui i titoli tech sono sotto osservazione, oggi che Amazon lancia il Prime Day 2020 e Apple presenta il nuovo iPhone.

Non molto migliore la situazione nel Vecchio Continente, dove la sessione prosegue in profondo rosso. Al momento il Dax di Francoforte perde l’1,15%, il Cac40 lo 0,71%, Londra lascia sul terreno lo 0,36% e a Milano il Ftse Mib scende dello 0,60%.

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