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Elezioni Usa 2020, ultimo dibattito 2019 tra candidati dem alle primarie

Lavoro, politica estera e attacchi personali: i sette in corsa per gareggiare contro Trump si sono confrontati ieri per l’ultima volta. A febbraio parte il primo caucus, in Iowa

Sagome davanti a facciata scritta Jobs Fonte: Bloomberg

Sesta e ultima occasione dell’anno per i candidati democratici di farsi conoscere: poi la palla torna alla base, ovvero al voto dei cittadini statunitensi nei caucuses distrettuali. Ieri a Los Angeles si è svolto il dibattito tra i candidati alle primarie, in vista delle presidenziali Usa del 2020.

Sette candidati alla presidenza, tre ore di dibattito. L’incontro, alla Loyola Marymount University di Los Angeles, ha visto sfidarsi il vice-presidente Joe Biden, i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, il sindaco di South Bend (Indiana) Pete Buttigieg, insieme ad altri candidati meno conosciuti come Amy Klobuchar del Minnesota, l’imprenditore Andrew Yang e l’attivista miliardario Tom Steyer.

Grande assente sul palco Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York che corre con i democratici ma non ha soddisfatto i parametri per partecipare al dibattito. Per essere lì, i candidati hanno dovuto certificare di avere alle spalle almeno 200 mila donatori unici, di cui almeno 800 provenienti da 20 stati diversi. Bloomberg invece non si è nemmeno qualificato: non che sia un problema, comunque, dati i fini stessi del dibattito – ovvero quello di farsi conoscere dagli elettori. Bloomberg invece conta già su miliardi di dollari da investire in campagna elettorale: solo da novembre, quando è partita la macchina delle primarie, ha investito circa 250 milioni di dollari per la campagna elettorale.

Quali sono stati i temi principali del dibattito?

Lavoro e salario minimo, cambiamento climatico, scuola, sanità e servizi per i cittadini sono state le priorità dei candidati. Non sono mancati attacchi personali alla balbuzie di Joe Biden, per esempio, o alla capacità di sostenere una corsa contro il presidente in carica Donald Trump (dove il vincitore è stato decisamente Buttigieg, ricordando di essere riuscito a farsi eleggere essendo “un gay nell’Indiana di Mike Pence”).

L’ex vice-presidente sotto l’amministrazione Obama, Joe Biden, ha inoltre dichiarato di voler tentare di riguadagnare uno spirito di cooperazione con i legislatori repubblicani – per quanto “se qualcuno dovesse avere regioni di essere arrabbiato con i repubblicani e non voler collaborare debba essere io, per il modo in cui hanno attaccato me e mio figlio” - il riferimento è alle pressioni sul governo ucraino da parte di Trump per indagare su Hunter Biden, il figlio, da cui è partita l’intera richiesta di impeachment.

Si è anche parlato di scuola, università e politica estera: tutti hanno definito la politica estera di Trump “imbarazzante” e si sono espressi sulla situazione a Guantanamo Bay, Israele e Hong Kong.

Come si presenta il partito democratico a un anno dalle elezioni?

Di certo la sfida si prospetta impegnativa, soprattutto dopo quattro anni di amministrazione Trump in cui il partito Democratico si è trovato ora più ora meno compatto. L’ultimo caso, emblematico, proprio con i voti di ieri alla Camera dei rappresentanti: l’uno per l’impeachment del presidente Usa, l’altro per l’approvazione del nuovo trattato commerciale con Canada e Messico, il cosiddetto Usmca (United States, Mexico, Canada Agreement).

In occasione del primo i democratici hanno infatti votato compatti, con solo due voti contrari alla prima accusa (abuso di potere) e uno alla seconda (ostacolo ai lavori del Congresso); al contrario, sul trattato commerciale il partito si è spaccato, con gli stessi candidati divisi sull’argomento – pomo della discordia sono soprattutto le normative sul lavoro, da regolamentare insieme al governo messicano.

Quali sono i prossimi appuntamenti?

Il dibattito di ieri è stato l’ultima occasione ufficiale per i candidati democratici di farsi conoscere. Ora si torna a consultare la base: a febbraio si riunirà caucus dell’Iowa, tradizionalmente il primo a dare il via alla campagna per le primarie statunitensi.

I delegati eletti dal caucus (i democratici saranno circa 3.979) si riuniranno nella convention di partito, programmata dal 13 al 16 luglio 2020 a Milwuakee (Wisconsin), dove eleggeranno il candidato dem che correrà per la presidenza Usa.

Quanto ai repubblicani, invece, la corsa si gioca solo tra il presidente in carica Donald Trump, l’ex deputato Joe Walsh e l’avvocato, attivo in politica negli anni Novanta, Bill Weld. La convention del partito Repubblicano si terrà tra il 24 e il 27 agosto a Charlotte, nel North Carolina.

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