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Coronavirus: il caso della Diamond Princess fa scendere le azioni di Carnival

Il ritardo (inevitabile) con cui ci si è accorti della contaminazione da coronavirus e i dubbi sulla quarantena hanno inferti un duro colpo alla compagnia di crociere. Ma l’intero settore risente degli effetti dell’epidemia

Grafico Fonte: Bloomberg

È passata quasi una settimana da quando i passeggeri della Diamond Princess sono stati fatti lentamente sbarcare sulla terraferma, dopo quindici giorni di quarantena iniziata il 4 febbraio. Nel momento in cui uno dei passeggeri, sceso dalla nave il 25 gennaio, ha presentato i primi sintomi del coronavirus, non ci è voluto molto perché anche a bordo si rendessero conto del contagio: in due settimane, il numero dei passeggeri affetti da Covid-19 è passato da 10 a 624.

Perché tanti casi di coronavirus in così poco tempo?

D’altra parte, lunedì scorso gli Stati Uniti hanno reso noto che, tra i cittadini Usa fatti sbarcare e rimpatriati, 14 presentavano i sintomi del virus, sviluppato dopo aver lasciato la nave: una notizia che ha gettato un’ombra di inquietudine sulle operazioni di rimpatrio.

In effetti, da più parti si sono sollevate voci sull’inadeguatezza delle misure di quarantena a bordo della nave. Kentaro Iwata, specialista di malattie infettive all’università di Kobe, dopo aver visitato la Diamond Princess ha denunciato l’eccessiva burocratizzazione delle procedure, sottolineando che “non c’era modo di capire dove fosse il virus e nessuno prestava attenzione”. “Penso che le persone in procinto di lasciare la nave tra oggi e domani dovrebbero essere tenute sotto controllo almeno per altri 14 giorni, perché c’è il rischio di una trasmissione secondaria”, ha aggiunto Iwata in un’intervista che risale alla settimana scorsa.

Il coronavirus colpisce tutto il settore dei trasporti

Al di là dei rischi sanitari, la ripercussione del contagio diffuso sulla Diamond Princess si sono riversate anche sul titolo di Carnival, l’azienda a cui appartiene la nave. Carnival Corporation è proprietario di Princess Cruises (che gestiste Diamond Princess) di Carnival Cruise, di P&O Cruises e di Costa Crociere. Negli ultimi giorni, Carnival ha subito ulteriori ribassi superiori ai 10 punti percentuali scendendo a 37,35 dollari per azioni.

I vertici di Carnival avevano già annunciato gravi ripercussioni sul bilancio del primo trimestre 2020 dopo che la Diamond Princess ha sviluppato il più grande assembramento di contagi al mondo dopo la Cina e la Corea del Sud. L’espandersi del coronavirus mette infatti a rischio le future tratte della nave da crociera, con molte tappe in estremo oriente già programmate per le altri navi ormai cancellate.

La compagnia ha annunciato una revisione al ribasso dell’utile per azione, compreso ora tra il 55 e i 65 centesimi nel 2020 - mentre gli analisti avevano pronosticato ricavi per 4,52 dollari.

Allo stesso modo, si sono osservate ripercussioni su tutto il comparto delle navi da crociera: Royal Carribean -3,88%, Norwegian Cruise Line Holdings -4,14% (all’effetto coronavirus si aggiunge anche il downgrade da Argus Research, che ha passato il giudizio sulle sue azioni da hold a buy).

Cosa comporta l’espandersi del coronavirus per il settore turistico?

D’atra parte, le compagnie turistiche sono state le prime a fare i conti con gli effetti dell’epidemia. A fine gennaio, quando iniziò a diffondersi la notizia, i primi crolli sulle Borse cinesi furono quelli delle compagnie aeree: Air China perse il 6,04%, China Eastern Airlines il 10,88%, China Southern Airlines il 4,6%, Shanghai Airlines il 10,88%.

Il blocco dei cittadini ha subito avuto ripercussioni dirette sull’economia italiana, soprattutto nel settore del lusso, quando i turisti provenienti dall’Asia sono diventati sempre meno. Come per gli altri settori, è ancora presto per capire a quanto ammonteranno i danni dovuti all’impatti del virus; eppure basti pensare che, ad oggi, i mancati introiti dovuti al blocco dei turisti cinesi (i cosiddetti “élite consumers”, che comprano beni di lusso in Italia per evitare tasse e dogane in Cina) potrebbero provocare perdite pari a circa sei o sette miliardi, mentre il calo degli ordini si tradurrà in “una contrazione del fatturato dell’industria moda italiana tra -1,5% e 2,5% rispetto ai primi semestre 2019, causata da un calo dell’export fra -0,5% e -1%”, secondo le stime della Camera della Moda Italiana.

Ora è il turno del settore turistico. Con l’aggravarsi della situazione anche in Italia, ormai terza al mondo per numero di contagi, il vicepresidente Federturismo Confindustria Marina Lalli ieri ha annunciato danni per cinque miliardi di euro nel settore: “Ma adesso ci troviamo nella condizione di non poter più nemmeno stimare l’impatto a causa della drammatica evoluzione in corso”, ha aggiunto.

Lalli mette in guardia sia dalle cancellazioni di questi giorni, sia per le mancate prenotazioni: a prescindere dalla durata dell’emergenza sanitaria, si tratta di un danno che ormai ha compromesso l’intera stagione 2020. “Alla luce di questi recenti sviluppi e a nome di un comparto che rappresenta oltre il 10% del pil e oltre 4 milioni di lavoratori, abbiamo scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendo lo stato di crisi per il settore del turismo”.

L’opinione dell’esperto sugli effetti del coronavirus sul grafico di Carnival

Secondo il nostro senior strategist Filippo Diodovich, “La tendenza negativa di Carnival è ben marcata e non trova ostacoli. Il cedimento del supporto in area 40 dollari, bottom di inizio ottobre 2019, ha riattivato le pressioni ribassiste proiettando i prezzi verso i target short ipotizzabili a 32 dollari bottom dell’estate 2013. Primi timidi segnali positivi sopra 39,75 per una possibile ricopertura del gap down apertosi in avvio di settimana".

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