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Coronavirus, cosa aspettarsi dal Consiglio Europeo di oggi?

Linee di credito condizionato ed Eurobond: sono le strategie al vaglio dei capi di stato e di governo dell’Ue per fronteggiare la crisi coronavirus, ma l’intesa sembra sempre più difficile

Bandiera EU Fonte: Bloomberg

La settimana degli appuntamenti europei incentrati sulla risposta all’emergenza coronavirus si avvia verso la sua conclusione. L’ultimo appuntamento, alle 16:00 di oggi, è il Consiglio dei ministri europei, dove i capi di stato e di governo discuteranno (in videoconferenza, come la conferenza stampa a seguire) delle misure da implementare per contrastare sia la crisi sanitaria, ma anche – e soprattutto – le dirette conseguenze economiche.

Cosa discuteranno i leader al Consiglio UE di oggi?

I nodi della riunione di oggi si sostanziano infatti proprio nelle strategia al vaglio del Consiglio. L’Ecofin di lunedì e l’Eurogruppo di martedì avevano segnalato le strategie per far fronte all’impatto economico della pandemia di Covid-19, concentrandosi soprattutto sulla creazione di Eurobond (ormai già noti come Coronabond, a sottolineare la straordinarietà della misura) e sulla possibilità di accede alle Eccl (Enhanced Conditions Credit Lines, linee di credito a condizioni rafforzate) del Mes.

Queste ultime linee di credito ammonterebbero al 2% del Pil del paese che ne farebbe richiesta: nel caso dell’Italia, 36 miliardi di euro. Le perplessità su questa soluzione riguardano lo “stigma” dei mercati che deriverebbe al paese che ne facesse richiesta. D’altra parte, sarebbero sottoposte a condizioni minime – di fatto, la garanzia che tali fondi vengano impiegati nella risposta all’emergenza coronavirus nel breve termine mentre, nel medio-lungo periodo, servirebbe a assicurare una ripresa sostenibile della finanza pubblica.

La seconda strategia, che negli ultimi giorni ha tenuto banco nell’opinione pubblica, riguarda l’annosa questione dei titoli di debito europei.

Cosa chiedono i due schieramenti che si sono formati all’interno del Consiglio UE?

Ieri i leader di Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Spagna e Italia hanno indirizzato una lettera al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per richiedere la creazione di Eurobond (già noti come “Coronabond”) in grado di finanziare il debito che i governi si trovano costretti ad accumulare per rispondere a livello locale all’emergenza.

Il ricorso al fondo Salva-Stati pone tuttavia in contrapposizione i paesi del Nord Europa (Germania e Olanda primi fra tutti) e quelli del Sud. La proposta di un accesso generalizzato a titoli di debito europei, di cui poter attingere dalle casse del Mes (che attualmente dispone di una capacità di 410 miliardi di euro) crea infatti più di una perplessità agli stati più stabili e virtuosi, ben poco intenzionati a condividere il rischio della mancata ristrutturazione di tali aumenti dei debiti pubblici.

Cosa chiedono i capi di stato?

Proprio la garanzia di non essere vincolati a ristrutturare il debito aggiuntivo che verrebbe così a crearsi è invece il presupposto da cui partono gli stati che richiedono l’emissione degli Eurobond – tra cui Italia, Spagna e Francia, che in queste ore stanno contando il numero più alto di vittime da Covid-19 in Europa.

Nella lettera inviata a Michel, si sottolinea come “La pandemia del Coronavirus è uno shock senza precedenti e richiede misure eccezionali” per fronteggiarla e contenerla. “La Bce ha annunciato lo scorso giovedì 19 marzo una serie di misure senza precedenti che, unitamente alle decisioni prese la settimana prima, sosterrano l’Euro e argineranno le tensioni finanziarie”, ricordano poco dopo i leader, insieme alla sospensione del Patto di Stabilità.

Ora, dunque, è il momento delle misure fiscali, da intraprendere in maniera coordinata: è così che si arriva alla richiesta di “uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri”. Si fa leva sulla natura esogena della crisi, sul fatto che nessun paese sia responsabile e che però, allo stesso tempo, le conseguenze graveranno su tutte le economie dell’Unione.

Nei giorni scorsi la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha lasciato intuire un’apertura agli Eurobond, prima di chiarire che si tratterebbe di un dispositivo da attivare una tantum. Eppure, nei corridoi (virtuali) di Bruxelles arrivano voci ben poco ottimistiche al riguardo. Una fonte riportata dall’agenzia Adnkronos spiega che un compromesso è altamente probabile sulle linee Eccl; quanto agli Eurobond, invece, è ancora lo scetticismo a regnare sovrano.

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