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Bce, pubblicati verbali ultime riunioni: dalla falsa partenza alle parole di Lagarde, “serve una risposta forte”

Le minute delle riunioni dell’11-12 e del 18 marzo fotografano una Banca Centrale unita attorno alla presidente, ma non mancano le perplessità

bce Fonte: Bloomberg

La prima risposta alla crisi coronavirus da Francoforte, in occasione della riunione dello scorso 12 marzo, è passata alla storia come il primo banco di prova – non ché disastro di comunicazione – della nuova presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde. È stata la riunione del “non siamo qui a chiudere gli spread”: una leggerezza che, nelle ore immediatamente successive, ha fatto sprofondare gli indici europei di valori a due cifre.

Cosa è stato discusso all’interno della Bce a marzo?

I verbali di quella riunione (e di quella straordinaria convocata pochi giorni dopo, il 18 marzo) sono stati pubblicati oggi. Dopo una serie di considerazioni sulla situazione economica fotografata al momento del diffondersi del coronavirus in Europa, che iniziava a provocare forte stress sui mercati finanziari e un ambiente di generalizzata avversione al rischio, che ha portato a un forte calo dei prezzi degli azionari globali (di concerto al crollo del prezzo del petrolio e al forte rafforzamento del dollaro, nel momento in cui gli investitori sono corsi alla valuta rifugio per antonomasia), il capo economista della Bce Philip Lane ha sottolineato il considerevole peggioramento delle previsioni di breve periodo, che ha sconvolto le proiezioni di crescita del Pil dell’Eurozona (che già nell’ultimo trimestre del 2019 registrava una crescita dell’1%, rispetto al 3% registrato nel trimestre precedente).

I membri del Consiglio direttivo dell’istituto centrale europeo hanno dunque concordato misure di politica monetaria più aggressive per fronteggiare il crollo dell’economia in arrivo. Eppure la riunione del 12 marzo ha deluso le aspettative: “Servono misure fiscali ambiziose e coordinate”, aveva annunciato infine la presidente Christine Lagarde durante la conferenza stampa seguita alla riunione, ma non erano quelle che i mercati si aspettavano. Invece di un taglio dei tassi di interesse di 10 punti percentuali, largamente atteso, la Bce ha infine annunciato un programma iniziale di immissione di liquidità nel sistema per 120 miliardi di euro, oltre a misure di accesso al credito più semplificate.

Non abbastanza, evidentemente: dopo poche ore, i mercati già crollavano a picco. In una tale condizione di emergenza, la Bce ha dunque convocato una seconda riunione, sei giorni dopo, il 18 marzo.

Come ha aggiustato il tiro la Bce?

In una decisa inversione a U, l’Istituto centrale di Eurolandia ha comunicato misure di acquisto del debito per oltre mille milioni, a sostengo di imprese e governi. “C’è stato un accordo unanime sul bisogno di azioni coraggiose e decise per fronteggiare i seri rischi posti dalla rapida diffusione del coronavirus, per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria”, si legge nei verbali.

“Sono state espresse riserve da alcuni membri sulla necessità di lanciare un nuovo programma di acquisto di asset dedicato”, continua il verbale, “comunque, nonostante l’esitazione, è stata espressa anche prontezza nel proseguire con la comunicazione scrupolosamente formulata, alla luce dell’estensione della crisi del mercato e delle sfide poste al raggiungimento del mandato della Bce”.

Sembrerebbe che, tra le suddette parti scettiche, figurassero i governatori delle banche centrali olandese (Klaas Knot) e della Bundesbank tedesca (Jens Weidmann). Stando al verbale, tuttavia, la maggioranza attorno a Lagarde sembra ancora abbastanza solida.

Cosa si prevede per il futuro?

Di certo, dopo la falsa partenza, ai vertici della Bce (anche guardando agli omologhi oltreoceano, prima fra tutti la Federal Reserve statunitense) non è servito troppo tempo per capire quale strada imboccare. Davanti alla crisi economica e finanziaria più grave del secolo, infatti, l’istituto centrale ha lasciato intuire di essere disposto a immettere liquidità nel sistema finché necessario, valutando anche la stampa di nuova moneta, mentre nell’ultima riunione (all’inizio della settimana) ha predisposto nuove e più agevoli misure di accesso al credito da parte delle Banche centrali nazionali, allentando i parametri sui requisiti.

Lagarde è intervenuta proprio nelle ultime ore a mezzo stampa, rivolgendosi alle principali testate europee, per invocare una “risposta forte”: “se non saranno curati tutti i Paesi, gli altri soffriranno. La solidarietà è un interesse personale”. E continua, con un occhio all’Eurogruppo, che si incontrerà tra poche ore: “è imperativo impedire la chiusura di aziende redditizie e la perdita del posto di lavoro da parte dei dipendenti a causa di una crisi temporanea di cui nessuno dei due è responsabile”.

Intanto, la presidente della Bce ricorda che l’Eurozona va incontro a una contrazione dell’economia almeno del 10% nel 2020, se le misure di lockdown dovessero proseguire ancora per mesi.

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