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Giù Saipem, male Eni e Shell. Pesano greggio, hacker e scandalo tangenti

Titoli del settore petrolifero sotto pressione. A pesare sulle azioni, oltre alla valutazione del greggio, l'attacco informatico ai dati di Saipem ed il coinvolgimento di Eni e Shell nello scandalo di tangendi per l'acquisizione del giacimento in Nigeria Opl-245.

Oil company
Fonte: Bloomberg

Saipem cede circa un punto e mezzo percentuale, in una nuova giornata negativa per il settore energetico e per le aziende operanti nel comparto petrolifero. Dopo aver perso oltre il 40% rispetto ai livelli d’inizio ottobre, il titolo ha bucato ieri l’importante soglia di supporto in area 3,50 euro per azione, tornando sui minimi di maggio a quota 3,20 euro.

Secondo quanto riportato nelle scorse ore, il gruppo energetico starebbe ultimando i lavori per il ripristino delle infrastrutture cadute sotto l'attacco informatico dello scorso 10 dicembre, partito dall’India ed allargatosi poi in Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi e Scozia. Fin da subito il gruppo ha rassicurato gli operatori confermando l’integrità dei dati di Saipem e la prosecuzione dell’ordinaria attività aziendale.

Movimento similare a quello di Saipem anche per Shell (-1,7%), che si è lasciata indietro il livello a 26 euro per azione, poco sopra la soglia dei 25 euro. Il giudice milanese, Giusy Barbara, nelle motivazioni depositate ieri alla sentenza emessa il 20 settembre al termine del giudizio in rito abbreviato, ha condannato Obi Emeka e Gianluca Di Nardo a quattro anni di reclusione per corruzione internazionale. Emeka e Di Nardo avrebbero svolto il ruolo di mediatori nelle tangenti pagate da Eni e Shell per la concessione del giacimento nigeriano Opl-245. Secondo il giudice, i due gruppi petroliferi erano “perfettamente consapevoli” che dietro alla società Malabu (titolare della licenza Opl-245) ci fosse l'ex ministro del Petrolio nigeriano, Dan Etete. Tutti sarebbero inoltre stati a conoscenza del fatto che 1,09 miliardi di dollari (su un prezzo totale di 1,3 miliardi) era destinato per metà all'ex ministro e per metà a ministri e pubblici ufficiali nigeriani.

Il Gup, apostrofando la vicenda come un fatto di “inaudita gravità”, ha proseguito: "Nell'ottica italiana appare poi ancor più grave per il coinvolgimento della principale società del nostro Paese, di cui lo Stato italiano è il maggior azionista, con un evidente danno anche di immagine all'intera collettività nazionale".

Il titolo Eni quota oggi al di sotto dei 14 euro per azione, importante livello id test, nonché soglia di prezzo dal quale è partito il titolo ad inizio 2018. Rispetto ai livelli d’inizio ottobre le azioni della società petrolifera hanno perso oltre il 15%. Nel medesimo periodo le quotazioni del petrolio hanno registrato ribassi superiori al 35%.

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