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Coronavirus, crollo dei listini nel giorno dell’apertura. Banca centrale inietta miliardi di liquidità

Mentre sale il numero dei decessi (361 domenica sera), Pechino tenta di riesumare i propri mercati finanziari con operazioni straordinarie. Recuperano invece gli indici europei, sulla scia di Brexit e indici Pmi

COronavirus Fonte:Bloomberg

Perdite per un totale di 393 miliardi di dollari: è il risultato di oltre una settimana di chiusura dei listini cinesi, dopo il prolungamento delle festività del capodanno lunare, come forma di precauzione per evitare il diffondersi del coronavirus. Domenica sera il conto delle vittime è arrivato a quota 361.

In che condizioni versano i mercati cinesi?

Scende il valore dello yuan e del petrolio, mentre anche altri asset come olio di palma e rame hanno raggiunto minimi che non si vedevano da settembre (il rame) e novembre (l’olio di palma).

Ieri la Banca Popolare Cinese ha annunciato che procederà con l’iniezione nel sistema bancario di circa 173 miliardi di dollari (1.200 miliardi di yuan) attraverso operazioni di riacquisto. Si stima un surplus di liquidità di 130 miliardi di dollari (900 miliardi di yuan) rispetto allo scorso anno.

Si tratta del rifinanziamento in 24 ore più imponente dal 2004 ed è finalizzato ad alleviare gli effetti del crollo in Borsa, attraverso investimenti repo e programmi di credito a medio termine.

Nel frattempo, le notizie che si inseguono sull’economia cinese non fanno presagire segnali di ottimismo. Il sondaggio Caixin sulle previsioni di acquisto del settore manifatturiero ha restituito l’immagine di un settore statico, registrando 50 punti a gennaio. I dati, tuttavia, sarebbero stati raccolti prima del 20 gennaio – e, dunque, dell’esplosione del coronavirus. Ma, con alcuni degli stabilimenti industriali più rilevanti nel paese (Apple, Toyota, Ford) che hanno sospeso le attività fino alla settimana prossima, per il prossimo mese si prevedono dati ancora meno rassicuranti.

Nel frattempo salgono anche le tensioni internazionali. In mattinata il ministro degli Esteri cinese ha accusato gli Usa di star diffondendo “fake news” sul coronavirus, mentre un suo portavoce ha dichiarato che sarebbe “irragionevole” pretendere che la gente non oltrepassi i confini nazionali.

Come hanno reagito le Borse alla riapertura?

I listini cinesi hanno chiuso ieri in rosso, registrando crolli del 7,72% (Shanghai), dell’8,45% (SZSE Component) e del 7,07% (China A50). Si tratta dei risultati peggiori da anni. Shenzen non subiva un tale crollo dal 2007, mentre l’ultima volta che Shanghai aveva toccato il fondo in questo modo era stato nel 2015 (quando si arrivò a temere un recesso economico della Cina). Perde inoltre lo yuan (-1,6%), arrivando a scambiare con il dollaro a un cambio di 0,17.

D’altra parte, la Borsa cinese ha riaperto ieri dopo dieci giorni di pausa: era già chiaro che le contrattazioni avrebbero dunque dovuto assorbire l’impatto, particolarmente imponente, di un virus che, durante i giorni di chiusura, è passato da circa 800 contagiati e pochi casi mortali a quasi 400 vittime e oltre 17 mila contagi – nella Cina continentale, il coronavirus ha ufficialmente sorpassato il record della Sars.

Proprio per questo domenica sera la Banca Centrale ha disposto le operazioni di riacquisto, tenendosi allo stesso tempo in contatto con le altre istituzioni finanziarie.

Cosa sta succedendo nel resto del mondo?

Con il passare dei giorni, tuttavia, sembra che le Borse mondiali stiano iniziando a reagire al coronavirus, soprattutto sulla scia degli ultimi sviluppi a livello globale. I listini europei viaggiano al rialzo: l’uscita ufficiale del Regno Unito dall’Unione Europea ha contribuito a far aprire le Borse europee in rialzo. Eppure ad aiutare gli indici all’ascesa sono stati i dati di stamattina sugli indici Pmi nel settore manifatturiero, i cui risultati particolarmente buoni lasciano presagire un certo ottimismo per il 2020.

La società Markit ha infatti calcolato una previsione degli acquisti da parte dei gestori delle aziende a 47,9 punti (lo 0,10 in più rispetto alle previsioni) nell’Eurozona: non ancora un segnale di accelerazione, ma comunque il segnale di un buon inizio dell’anno.

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