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Azioni Fca in calo dopo disastroso dato su immatricolazioni di marzo

Il coronavirus ha fatto crollare le vendite di auto a marzo, un crollo di oltre l’80% che ha trainato al ribasso soprattutto Fiat-Chrysler

macchina a idrogeno Fonte: Bloomberg

Il primo trimestre del 2020 si chiude con un bagno di sangue per il settore auto: in Italia, le vendite di marzo sono crollate dell’85% (28 mila veicoli, a fronte dei 194 mila dello stesso periodo dell’anno scorso). Di questi, 4.603 sono veicoli commerciali (-73,4%), 1.077 veicoli industriali (-50,2%), 152 autobus (-39,4%). A pagare il prezzo più caro è l’italo-americana Fiat-Chrysler Automobiles, che ha registrato una flessione pari al 90,3% (4649 automobili), il 35% in meno se spalmato sull’intero trimestre.

Cosa ci dicono i dati?

Secondo l’Unrae (Unione Nazionale dei Rappresentanti Autoveicoli Esteri, che riunisce 46 aziende associate corrispondenti al 76% del mercato auto), entro la fine del 2020 verranno vendute in Italia 600 mila vetture in meno rispetto al 2029, ovvero solo 1,3 milioni di auto (solo un milione nella peggiore delle ipotesi, ovvero se il lockdown dovesse estendersi fino al luglio).

Alla base del crollo delle vendite chiaramente vi sono le restrizioni imposte dal governo per garantire il distanziamento sociale e, dunque, una rapida recessione della pandemia di coronavirus. Ciò ha provocato la chiusura di concessionari (1.400, il 10%-20% dei quali rischia di non sopravvivere alla crisi) e, dunque, un drastico calo delle vendite, ma anche dei noleggi.

L’Unrae ha proposto un piano di incentivi statali Ecobonus (introducendo una terza fascia di veicoli, dopo quelli elettriche e ibride, che favorisca auto semi-ibride e a benzina o diesel ma virtuose), oltre all’allineamento della disciplina sulle auto aziendali a quella europea. Tramite questi interventi, l’Unione stima un aumento dei veicoli vendibili nel 2020 pari a 200 mila unità – ricordando che “Ogni 100 mila auto nuove vendute, lo Stato guadagna mezzo miliardo di euro di Iva”.

Come ha reagito Fca alla crisi?

La casa automobilistica italo-americana ha pagato il prezzo più caro, con un calo nelle vendite di oltre il 90%. Non solo: l’emergenza Covid-19 ha anche gettato nuove ombre sul progetto di fusione con la francese Peugeot (anche quest’ultima in difficoltà: 1.496 veicoli venduti a marzo 2020, rispetto ai 10.906 dello stesso mese nel 2019: un calo dell’86,28%). Le due case automobilistiche, che lo scorso ottobre avevano firmato un memorandum of understanding per un matrimonio che avrebbe dato vita al quarto colosso mondiale dell’auto, si trovano infatti a fronteggiare forti rallentamenti nell’attività di produzione e di vendita, che mette a rischio gli investimenti su cui poggiano i piani di fusione.

Discorso a sé merita inoltre il discorso sull’elettrico (lo sviluppo del quale era tra gli obiettivi di Fca nella fusione, grazie alle tecnologie made in Peugeot), che ora potrebbe finire sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea, la quale potrebbe allentare le soglie stabilite per la produzione dei veicoli elettrici in vista di un supporto al settore intero.

Il tentativo digitale

Torna a galla intanto il tentativo di virare sulle vendite online, pur di aggirare i blocchi causati dalla pandemia. Il programma "Drive Forward”, per ora attivo solo negli Stati Uniti, permetterebbe infatti di acquistare un veicolo completamente online, con spedizione diretta al compratore. Le vendite avverrebbero tramite prestiti a sette anni e interessi zero – resi ancora più vantaggiosi dalle ultime misure di supporto della Federal Reserve.

Come ha reagito il tiolo Fca in Borsa?

Subito dopo la pubblicazione del report, il titolo Fca ha perso oltre il 6%, scendendo a quota 6,11 euro. Durante il giorno ha osservato un leggero recupero, soprattutto in apertura di sessione (sulla scia del Ftse Mib, trainato al rialzo dall’andamento dei titoli petroliferi), per poi scendere di nuovo a quota 6,28 euro per azione.

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