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Azioni Eni accusano leggera flessione dopo revisione proiezioni di mercato

Per il colosso petrolifero il barile scenderà nel 2023 a 60 dollari, dopo l’impatto della crisi da coronavirus (ma niente marcia indietro sulla svolta green: 80% di emissioni in meno entro il 2050)

Pompa petrolifera Fonte: Bloomberg

La prima notizia è la conferma della strategia di decarbonizzazione; in seconda battuta, Eni annuncia la revisione dello scenario 2020-24 all’indomani dell’impatto della pandemia di coronavirus sui prezzi dei carburanti.

La svolta green è al sicuro?

“Eni conferma le linee strategiche al 2050 presentate a fine febbraio, che consentiranno al gruppo di diventare leader nella fornitura di prodotti decarbonizzati” si legge nel comunicato rilasciato ieri dal colosso petrolifero di Claudio Descalzi. “Gli sviluppi legati alla diffusione della pandemia Covid-19 hanno reso ancora più evidente la validità del percorso strategico della società”.

Eni continuerà dunque ad impegnarsi per raggiungere un target di riduzione dell’80% delle emissioni assolute di tutti i prodotti entro il 2050, “ben oltre la soglia di riduzione del 70% indicata dalla Iea nello scenario compatibile con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”.

Come ha inciso il Covid-19 nelle scelte di Eni?

Si tratta di un processo già in atto, dunque, su cui l’impatto della pandemia di coronavirus potrà influire tutt’al più nei riguardi del capitale da investirvi. D’altra parte, lo stesso comunicato ricorda come tale evoluzione verrà coniugata “con il mantenimento di una rigorosa disciplina finanziaria nelle politiche di investimento e di una solida struttura patrimoniale di gruppo”.

Cambiano invece le proiezioni di mercato nel breve-lungo termine. La crisi petrolifera scaturita dalla combo tra il crollo dei trasporti e ei viaggi causato dalla pandemia e la guerra al ribasso dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita negli ultimi mesi ha infatti portato il prezzo del barile a sprofondare fino a raggiungere minimi storici. Dall’inizio dell’anno, il greggio ha perso circa il 34% del proprio valore, con picchi fino all’88% (da gennaio alla seconda metà di aprile).

Eni aggiorna dunque le proprie previsioni di mercato, passando da previsioni del prezzo del Brent a 70 dollari al barile entro il 2023 a 60 dollari. Tra il 2020 e il 2022 invece il prezzo si prevede rispettivamente a 40, 48 e 55 $/barile (in precedenza 45, 55 e 70 $/barile).

Quanto al gas, per Eni il prezzo al mercato spot italiano nel 2023 sarà arrivato a 5,5 dollari per un milione di Btu (prima della revisione era a 7,8 dollari), mentre per gli anni 2020-2022 è previsto rispettivamente a 3, 4,6 e 5,2 USD/mmBTU (in precedenza 3,9, 5,1 e 7,3 USD/mmBTU).

Quale sarà l’entità delle rettifiche di bilancio che tale revisione comporta, è ancora allo studio di Eni. Per ora l’azienda petrolifera stima, nel secondo trimestre, “di rettificare i valori d’iscrizione delle attività non correnti, comprese imposte differite attive, per un valore post tasse di circa 3,5 miliardi di Euro a cui è applicabile un range di approssimazione di +/- 20%. Il valore centrale corrisponde a una riduzione limitata, 4% circa, delle attività non correnti”.

“Il valore ante imposte, stimato in 2,8 miliardi di Euro, è attribuibile per 2,0 miliardi di Euro a svalutazioni di asset upstream e per il resto al comparto della raffinazione. Non sono previste svalutazioni di asset esplorativi indotte dalla revisione dello scenario”.

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Come sta andando il comparto petrolifero sul Ftse Mib oggi?

Nonostante la revisione, le quotazioni Eni su Piazza Affari subiscono una flessione minore del previsto e al momento viaggiano in ribasso dello 0,31%, a 8,73 euro per azione.

D’altra parte la giornata non prometteva bene per il comparto petrolifero già da prima dell’apertura dei mercati in Europa. Per quanto riesca a mantenersi al di sopra dei 40 dollari al barile nelle ultime ore il petrolio ha subito una leggera flessione, perdendo il Wti l’1,40% a 40,06 dollari al barile e il Brent l’1,09%, a 42,63 dollari.

Su Piazza Affari arranca anche Saipem , che perde l’1,02% e scende a1,24 euro per azione.

Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG Bank declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti.

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