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Indici globali contrastati, Nikkei in calo dopo dati Pil giapponese

Dopo un avvio incerto gli azionari europei proseguono frazionati, con l’indice Mib in calo dello 0,46%. Pressioni dai cattivi dati macro del Giappone, dove la crescita è scesa del 7,8% (record storico)

Borsa Tokyo Fonte: Bloomberg

Gli indici globali continuano a mantenersi cauti all’avvio della terza settimana di agosto, caratterizzata da un volume di scambi ridotto soprattutto in Europa, dai dati macro in arrivo dall’Asia e dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti che, durante il fine settimana, non hanno fatto altro che aggravarsi.

Così, dopo un rialzo nei primissimi minuti di contrattazioni, al momento l’andamento della Borse europee è dominato da una certa volatilità: Parigi avanza dello 0,10% nonostante i futures promettessero un avvio al di sotto della parità, il Dax sale dello 0,11%, Londra guadagna lo 0,28%, male invece Madrid, che perde lo 0,83%, mentre Milano arriva a perdere fino allo 0,49%.

Al momento i guadagni sul Ftse Mib sono guidati per lo più dal balzo in avanti delle quotazioni Moncler, che guadagnano l’1,43% a 33,35 euro per azione; seguono Stm (+0,61% a 24,85 euro), Tenaris (+0,43% a 5,18 euro) e Atlantia (+0,25% a 14,26 euro). Pesano i ribassi soprattutto di banche e utilities: Banco Bpm e Intesa Sanpaolo perdono rispettivamente l’1,69% e l’1,11%, mentre Hera scende dell’1,19% a 3,32 euro per aizone.

Il crollo del Nikkei e il rally di Shanghai: la giornata dei mercati in Asia

Sulle Borse europee pesano anche i pessimi dati macro in arrivo soprattutto dal Giappone, spinto ormai ufficialmente in recessione tecnica dalla crisi da Covid-19: da aprile a giugno il Pil nipponico è sceso infatti del 7,8% rispetto al trimestre precedente, quando già aveva riportato un rallentamento dello 0,6%. Su base annuale, il crollo è del 7,8%. Si tratta della prima recessione del Giappone dal 2015, oltre che del calo più netto del Pil nipponico da quando disponibili statistiche comparabili dal 1980 – più alto persino dei minimi raggiunti durante la crisi finanziaria quando, nel primo trimestre del 2009, il Pil scese del 4,8%.

Il dato sul Pil trimestrale ha portato la Borsa di Tokyo a chiudere in calo, con il Nikkei che ha perso lo 0,83% mentre il più ampio indice Topix rallenta dello 0,84%.

Meglio invece la situazione in Cina. Confermando i tassi di interesse al 2,95%, la PBoC ha previsto anche un’iniezione da 700 miliardi di yuan (corrispondenti a circa 100 miliardi di euro), il che ha portato un rialzo sui principali listini: Shanghai ha guadagnato il 2,34%, Shenzhen l’1,88% e il China A50 il 2,22%.

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Contrastato anche il resto degli indici asiatici, con il Kospi in calo dell’1,23% mentre l’Hang Seng sale dello 0,68%.

Restano tesi i rapporti tra Cina e Stati Uniti: l’incontro del fine settimana per rivedere i termini dell’accordo commerciale di Fase 1, siglato a metà gennaio, è stato rimandato, mentre sabato il presidente Usa Donald Trump ha pubblicato un altro ordine esecutivo con cui impone alla cinese ByteDance di vendere o scorporare entro 90 giorni le attività americane di TikTok.

Quali notizie dagli Stati Uniti?

Non solo contro TikTok: nelle ultime ore tiene banco anche la diatriba sul servizio postale statunitense, ritrovatosi al centro della corsa alle presidenziali Usa (previste per il prossimo 3 novembre) nel momento in cui la pandemia di Covid-19 – e il preoccupante aumento dei casi delle ultime settimane – stanno facendo propendere una fetta sempre più larga dei democratici per il voto per corrispondenza.

Dall’altro lato della barricata c’è Trump, fermamente contrario al voto per corrispondenza – e, stando alle accuse dei Democratici, anche Louis DeJoy, l’attuale direttore dello US postal service, accusato per il servizio sempre più carente delle poste nazionali che sarebbe funzionale allo scoraggiare il voto per posta.

Al momento i futures Usa si confermano al rialzo, con il Dow Jones a + 0,12%, il Nasdaq a +0,50% e l’S&P 500 a +0,22%, nonostante la chiusura contrastata di venerdì sera, quando solo il Dow ha riportato un rialzo dello 0,12%.

Sul fronte valutario il cambio EUR/USD continua a viaggiare sui massimi storici, a quota 1,1834, con il dollaro che continua a indebolirsi anche rispetto allo yen – il cambio USD/JPY (大口) nelle ultime ore è sceso a 106,478.

Stabile il prezzo del petrolio, che riesce a conservare i guadagni della scorsa settimana: il Wti viene scambiato per 42,21 dollari al barile mentre il Brent viaggia a 44,95 dollari.

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