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La Bce pensa al post Draghi. Politica monetaria in eredità: quale guidance sui tassi?

Una modifica della guidance sui tassi legherebbe le mani al successore di Mario Draghi. E' il timore dei consiglieri Bce. Scadenza mandato: 31 ottobre. Toto candidati e annuncio del nome dopo le elezioni europee del 23-26 maggio.

Mario Draghi Fonte: Bloomberg

C’è agitazione nei corridoi della Banca centrale europea: oltre al toto successore del Governatore in carica, Mario Draghi (il cui mandato terminerà il prossimo 31 ottobre), i consiglieri europei restano in attesa di sapere quale sarà la guidance sui tassi che l’istituto centrale annuncerà nel corso dei prossimi meeting, che potrebbe “legare le mani” a colui che verrà.

La notizia arriva direttamente da Francoforte: "Non sapere chi sarà il prossimo presidente Bce è il motivo principale che ci fa esitare. Normalmente non sarebbe un problema, ma Draghi ha una personalità tale da rendere molto difficile il prendere una qualsiasi decisione circa quello che avverrà dopo la sua uscita".

Al centro della discussione, la guidance sui tassi: in un contesto macroeconomico che sta confermando il rallentamento congiunturale della crescita dell’euro zona, una modifica dell’attuale politica sul costo del denaro potrebbe vincolare il successore di Draghi ad adeguare il proprio operato.

Negli ultimi due speech pubblici, l’uno a Francoforte, l’altro al parlamento europeo di Strasburgo, Draghi, in risposta alle domande di ulteriore accomodamento monetario, ha ribadito che la Bce ha tra le mani “una lunga lista di strumenti” utilizzabili in caso di necessità. Tra questi: il reinvestimento delle poste impiegate, l’asset purchase programme e le aste di liquidità (Tltro e Ltro), ad ora non contemplate né discusse, ma che potrebbero essere valutate nel meeting di marzo. Difficile, ma non impossibile, tra le altre opzioni di politica monetaria, compare infine l’eventualità di tassi d’interesse sotto lo zero.

I meeting Bce in calendario sono fissati per i prossimi 7 marzo, 10 aprile, 6 giugno, 25 luglio, 12 settembre e 24 ottobre, riunioni nel corso delle quali, oltre ad annunciare nuove aste di liquidità volte a sostenere i corsi (e gli umor) di mercato, Draghi potrebbe modificare il riferimento ad un aumento dei tassi d’interesse fino “almeno all’estate 2019”, spostando il termine più in là. Già a partire da dicembre, il mercato monetario aveva iniziato a scontare un intervento sul costo del denaro solo nel 2020.

L’ultimo incontro 2019 reca invece la data del 12 dicembre, quando ormai la nuova presidenza Bce sarà entrata in azione.

Attualmente, nessuna indicazione è pervenuta riguardo alla gestione della politica monetaria oltre l'orizzonte del 31 ottobre, né circa il futuro governatore dell’istituto centrale. Il nome, da attese, dovrebbe comunque essere annunciato dopo le elezioni europee del 23-26 maggio.

Tra i candidati in lizza, compaiono il governatore francese, Francois Villeroy de Galhau, ed il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, personalità profondamente differenti e distanti in materia di politica monetaria. Nella rosa dei possibili eletti compaiono inoltre l’ex governatore della banca di Finlandia, Erkki Liikanen e l’economista, già membro del comitato esecutivo Bce, Benoît Cœuré.

Tra le schiere dei consiglieri interni sembra prevalere l’idea che difficilmente la guidance sui tassi verrà modificata nel corso della prossima riunione di marzo, specie se lo scenario macro non dovesse mutare. L'ultima parola spetta però a Mario Draghi.

Ancora una volta, "whatever it takes".

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