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Inflazione Eurozona sale all’8,5% in linea con le attese

Le pressioni inflazionistiche nell’Area Euro sono in crescita mentre l’indice core accelera al +5,6% secondo le aspettative.

Fonte: Bloomberg

I risultati

Nel mese di febbraio l’indice dei prezzi al consumo nell’Eurozona è in aumento in linea con le aspettative del consensus. L’inflazione headline è cresciuta del +8,5% su base tendenziale (in leggero calo rispetto a gennaio, +8,6%) e in linea con le attese. Un anno fa il CPI era al +5,9%.

Su base mensile la crescita è stata del +0,8% (come le stime preliminari) in rialzo rispetto al -0,2% del mese precedente. Il contributo maggiore alla salita dei prezzi è stato dato dai panieri dei beni alimentari insieme ad alcool e tabacco (+3,10%) seguito dai servizi (+2,02%), dai beni energetici non-industriali (+1,74%) e da quelli energetici (+1,64%).

Nell’intera Unione Europea le pressioni inflazionistiche a febbraio sono state pari al +9,9% su base annuale in leggero calo rispetto al +10% di gennaio. Il tasso di crescita dei prezzi un anno fa era del +6,2%.

Indice core in salita al +5,6%, in linea con le aspettative

L’inflazione di fondo nell’Area Euro, che esclude i panieri energetici e alimentari, continua invece ad accelerare con il valore che è passato dal +5,3% di gennaio al +5,6% di febbraio. Questo indica che l’inflazione da domanda si sta rafforzando (data dalla bassa disoccupazione e dall’economia ancora in salute) mentre gli effetti di quella da costi si stanno progressivamente affievolendo.

Fonte: Eurostat

Gli effetti sui mercati

Il dato sull’inflazione nell’Area Euro non ha portato grossi turbamenti sui mercati con le piazze finanziarie europee che sono in ribasso a metà seduta a causa dei rinnovati timori sulla crisi bancaria Usa e su Credit Suisse che perde il 10% a Zurigo. Il Germany 40 scende del -1,3% così come l’Italy 40 mentre Parigi è in ribasso del -1,4% mentre Londra perde lo 0,8%.

Sul Forex, l’EUR/USD scende e si attesta a 1,0620 mostrando un lieve aumento della volatilità in prossimità della pubblicazione del dato.

Le prospettive sull’EUR/USD

L’eurodollaro ha mostrato un forte recupero a partire dal 2023 grazie alla debolezza del dollaro statunitense dovuta alle aspettative ottimistiche degli operatori sui tassi Fed.

L’atteggiamento aggressivo della BCE ha quindi sostenuto un progressivo rafforzamento dell’euro portando il cambio EUR/USD fino ai massimi dello scorso 2 febbraio a 1,1033.

Sul piano tecnico, la coppia valutaria ha vissuto un notevole incremento della volatilità nelle scorse settimane con quest’ultima che, sul grafico giornaliero, ha sfiorato i livelli dello scorso 6 gennaio come indicato dall’Average True Range.

L’eurodollaro sembra ora in una fase di modesto assestamento anche se le quotazioni non mostrano una chiara direzione. Detto questo, un segnale positivo verrà confermato dalla violazione rialzista oltre l’area resistenziale di 1,0690, livelli del primo e del 6 e 7 marzo. Un ulteriore ostacolo potrà essere dato dalla resistenza di 1,0759, picco del 15 marzo, il cui superamento metterebbe le basi per un proseguimento del trend fino a 1,0804. Obiettivi più ambiziosi rimangono quelli posti a 1,1033, massimo dello scorso 1° febbraio, con target intermedio a 1,0930.

In caso contrario la rottura del sostegno in area 1,0516, bottom del 15 marzo, potrebbe aprire ad un sostanziale calo fino al minimo del 21 novembre scorso a 1,0222 (con target intermedio a 1,0290, minimo del 30 novembre) ultimo livello in questa direzione prima dell’inizio del canale rialzista compreso tra il 15 novembre e il 15 dicembre 2022.

Fonte: Piattaforma Turbo24 di IG

Le previsioni

I dati sull’inflazione di questa mattina indicano che le pressioni inflazionistiche nel Area Euro sono ancora elevate cosa che indurrà la Banca Centrale Europea a continuare sulla strada dei rialzi in modo da abbassare il CPI intorno al livello del 2%.

Ieri la BCE ha aumentato il costo del denaro di 50 punti base su tutti e tre i suoi tassi di riferimento (depositi, operazioni di rifinanziamento e prestiti marginali). Il Governatore dell’istituto di Francoforte, Christine Lagarde, ha sostenuto la volontà da parte della banca centrale di continuare con un aggressivo aumento del costo del denaro in quanto l’inflazione rimane ancora troppo elevata e rimarrà tale a lungo.

La preoccupazione principale, infatti, deriva dall’indice core che non solo è ancora alto ma mostra anche un’accelerazione sostanziale, fattore questo che preannuncia ad un trinceramento delle pressioni inflazionistiche nell’economia europea.

Le nostre attese sono che la BCE continuerà ad aumentare i tassi di interesse nelle prossime riunioni al netto di una parziale risoluzione della crisi bancaria in atto. In caso di peggioramento del contesto odierno la BCE potrebbe invece optare per uno stop ai rialzi.

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