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Indice PCE Core sale del +4,7% secondo le attese

La misura di inflazione prediletta dalla Federal Reserve non ha mostrato sorprese ed è aumentata in linea con le aspettative del consensus.

Fonte: Bloomberg

I risultati

Nel primo pomeriggio sono stati pubblicati i dati relativi all’indice PCE (Personal Consumer Expenditures) negli Stati Uniti che hanno mostrato un aumento che delinea un chiaro trend discendente rispetto ai valori del mese precedente.

L’indice PCE di novembre è salito, su base annuale, al +5,5% ma risulta in rallentamento rispetto al dato di ottobre che è stato rivisto al rialzo al +6,1% a/a. Su base mensile la variazione è stata del +0,1%.

L’indice PCE Core, invece, che esclude i panieri volatili degli alimentari e degli energetici, è cresciuto a novembre al +4,7% a/a, in linea con le attese del consensus, e in calo rispetto al +5% a/a del mese precedente mentre mese su mese è aumentato del +0,2%, secondo le aspettative del consensus, con il dato di ottobre che è stato revisionato al +0,3%.

Al contrario il Dipartimento del Commercio ha annunciato che la spesa dei consumatori, che conta per più di due terzi dell’intera attività economica degli Stati Uniti, è rimasta pressoché stabile rispetto al mese precedente salendo solo del +0,1%, sotto le stime ferme al +0,2%, mentre il dato di ottobre è stato rivisto al rialzo al +0,9% rispetto al +0,8%.

L’indice PCE Core viene tenuto in grande considerazione dalla Federal Reserve perché è un indicatore molto più preciso rispetto al CPI (Consumer Price Index) in quanto tiene conto delle variazioni nelle abitudini di spesa dei consumatori e permette quindi di tracciare molto meglio le spinte inflazionistiche di fondo.

Nonostante ciò, le statistiche pubblicate oggi mostrano anche un crollo degli ordini di beni durevoli al -2,1% su base mensile, molto più delle attese del consensus che stimavano un calo del -0,6%. Il dato di ottobre è stato revisionato al rialzo al +1,1%.

Tuttavia, i dati di ieri sul PIL hanno indicato che l’attività economica rimane solida con un balzo sopra le attese nel terzo trimestre al +3,2% a/a. Inoltre, le stime preliminari indicano che nel quarto trimestre il PIL degli Stati Uniti potrebbe toccare il valore del +2,7% a/a grazie in parte ad una crescita sostenuta dei salari, dovuta ad un mercato del lavoro molto forte, che aumenta la spesa dei consumatori sostenendo a livello aggregato l’attività economica.

Gli effetti sui mercati

Alla pubblicazione del dato sul PCE, gli indici futures a Wall Street sono in rosso con lo US Tech 100 che è il più colpito e perde 100 punti a 10.900. Al suono della campanella d’apertura il NASDAQ è in calo del -1,10% mentre l’S&P 500 e il Dow Jones scendono del -0,66% per poi recuperare nel corso della seduta.

Sul mercato dei cambi l’EUR/USD mostra tanta volatilità in prossimità del dato a 1,0610 fino a toccare il supporto di breve termine posto a 1,0594. Successivamente la coppia valutaria si stabilizza intorno al livello di 1,0615.

Le previsioni

I dati di oggi non fanno che confermare il trend discendente dell’inflazione statunitense che, a parità di condizioni, continuerà in questa direzione a causa della politica monetaria restrittiva della Federal Reserve che lo scorso 14 dicembre ha alzato i tassi fino al livello compreso tra il 4,25% e il 4,50%.

Nonostante ciò, ora i timori del mercato sono diretti proprio verso la banca centrale statunitense che potrebbe continuare - più a lungo del previsto - con il suo ciclo di aumento del costo del denaro.

Detto questo, secondo le nostre previsioni, il consensus rimane troppo pessimista in un contesto in cui il peggio sembra ormai passato. Infatti, siamo dell’opinione che la Fed non indurrà una recessione ma si fermerà una volta che l’inflazione abbia raggiunto un livello sufficientemente basso da non essere deleterio per l’economia (intorno al +2% a/a).

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