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Segnali di ripresa per l’economia in Europa, ottimismo dagli indici Pmi

Dati macro oltre le aspettative per l’Eurozona con l’indice Pmi composito a 54,8 punti, ma non basta per far risalire gli azionari europei

Laboratorio Fonte: Bloomberg

L’Europa inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Secondo le stime preliminari dell’istituto Ihs Markit sugli indici dei direttori agli acquisti nel settore manifatturiero e in quello relativo ai servizi, l’indice composito nella zona Euro di luglio salirà a 54,8 punti, rispetto ai 48,5 di giugno: un dato confortante, il più alto in 25 mesi e il recupero maggiore dal 2018, che segna il ritorno di un’espansione economica dopo la crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19.

Cosa si prevede per l’Eurozona?

Il dato beneficia del rialzo del flusso dei nuovi ordini, accompagnato da un rallentamento (sempre troppo lieve) dei tagli all’occupazione da parte di imprese e attività. Buoni risultati per la manifattura, che sale a 51,1 rispetto ai 47,4 di giugno e mette a segno il valore più alto in 19 mesi; idem il comparto servizi, che balza a 55,1 punti (a giugno erano stati 48,3), la performance migliore in 25 mesi.

La ripresa è chiaramente collegata all’allentamento delle misure di lockdown: oltre alla riapertura della attività (non è un caso che il settore terziario abbia osservato il balzo più repentino), il ritorno degli acquirenti fa anche rimbalzare la domanda.

Gli ordini sono tornati a salire per la prima volta da febbraio – ma comunque a livello inferiore rispetto alla produzione. Il flusso di ordini inevasi (soprattutto verso l’estero) si traduce dunque ancora in un aumento degli esuberi, ancora a livelli importanti (il tasso di licenziamenti è ai livelli del 2013) ma comunque in lenta riduzione.

Nonostante i timidi segnali di ripresa, che gli operatori di mercato prendono per quello che cono – ovvero la naturale reazione alla più grave crisi economica dal secondo dopoguerra per l’Europa -, i prezzi medi di vendita continuano a scendere per il quinto mese consecutivo.

“I dati raccolti aggiungono segnali di una possibile forte ripresa dell’economia dopo il collasso senza precedenti del secondo trimestre” commenta Chris Williamson, Chief Business Economist dell’istituto Ihs. “Detto ciò, se da un lato, i misuratori dell’indagine suggeriscono una ripresa iniziale a ‘V’, dall’altro, diversi indicatori quali il lavoro inevaso e il livello occupazionale mettono in guardia su rischi di ribasso per lo scenario relativo all’attività futura.”

Resta dunque la cautela: “Nei prossimi mesi sarà necessario che la domanda continui a recuperare terreno, ma la paura è che la crescente disoccupazione, i danni ai bilanci delle aziende e l’attuale distanziamento sociale, probabilmente ostacoleranno la ripresa”.

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Come hanno reagito le economie europee?

Francia

Le aziende d’oltralpe si confermano maglia rosa della ripresa: in espansione per il secondo mese consecutivo, l’indice Pmi del settore terziario di luglio è balzato a quota 57,8 punti, il massimo da 30 mesi, rispetto ai 51,7 di giugno; bene, anche se relativamente in calo, anche l’indice manifatturiero, che stanzia a quota 52 punti mentre a giugno era arrivato a segnarne 52,3.

Germania

Bene in Germania soprattutto il settore terziario, che balza a 56,7 punti (a giugno erano stati 47,3), il rialzo più forte da oltre due anni, mentre il manifatturiero raggiunge finalmente la soglia dei 50 punti. Si evidenzia l’ottimo dato della produzione industriale, che salta dai 46,6 punti di giugno ai 53,2 di luglio – accompagnato tuttavia da una flessione dell’occupazione che ancora desta preoccupazione.

Come si stanno muovendo gli indici europei?

Il rialzo dell’indice Pmi europeo non aiuta tuttavia l’andamento degli indici del Vecchio Continente, pressati fin dall’apertura dalle tensioni geopolitiche tra Cina e Stati Uniti che già hanno provocato forti ribassi sulla piazze asiatiche (Shenzhen ha chiuso in calo di oltre il 5%).

Così a metà mattina Parigi perde l’1,21% e scende a 4.927 punti, mentre il Dax lascia sul terreno l’1,63% a 12.890 punti. Male anche Piazza Affari, che a metà sedua perde l'1,32% e torna a 20.183 punti. "Le paure per le rinnovate tensioni tra Cina e Usa e del mercato del lavoro usa che non migliora (oltre ai casi di Covid-19 sempre in aumento) sono molto più forti dei dati Pmi, che sono positivi ma al momento ignorati. Anche la possibile decisione Bana Centrale Europea di tagliare i dividendi per tutto il 2020 affossa i bancari, che compongono una buona parte dei nostri listini" commenta Pietro Bellotti, Premium Client Manager di IG.

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