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Dax al test delle Europee 2019: tornano i timori sul post-Merkel

Indice di Francoforte positivo di circa mezzo punto percentuale nel giorno successivo al voto europeo. Quali sono stati i risultati registrati dalla Germania? In che modo l'esito elettorale può impattare sul corso dei mercati?

Fonte: Bloomberg

Indice di Francoforte positivo di circa mezzo punto percentuale nel giorno successivo al voto europeo. Quali sono stati i risultati registrati dalla Germania? In che modo l'esito elettorale può impattare sul corso dei mercati?

Dax: performance da inizio anno

A partire da inizio anno l’indice Dax ha registrato una performance positiva del 15%, attestandosi poco al di sopra del livello a 12.000 punti. La quotazione del paniere tedesco rimane inclusa all’interno del canale ascendente in essere da fine 2018, che ha raggiunto il suo picco massimo lo scorso 3 maggio, al test dei 12.500 punti (12.465). Francoforte ha quindi confermato la tenuta del supporto dinamico a quota 11920 lo scorso giovedì, quando il paniere ha concluso gli scambi in calo dell’1,8% (il peggior calo da inizio febbraio) sull’inasprirsi delle tensioni tra Stati Uniti e Cina.

La Germania, locomotrice d’Europa, è stata tra le prime a risentire del mancato accordo commerciale tra le due super-economie tra occidente ed oriente, che attuando una politica fatta di rivendicazioni e contromosse, stanno penalizzando i principali settori su cui poggiano le economie nazionali. Tra questi, quello dell' industria, dell'automotive e della tecnologia.

Sebbene l’avversione per il rischio degli operatori abbia generato prese di profitto sui principali titoli quotati a Francoforte, parallelamente esso ha spinto ad un nuovo acquisto di titoli di Stato nazionali, col Bund tornato a rendere sui minimi da circa due anni e mezzo (fine settembre 2016), in negativo a -0,131.

Europee 2019: schiaffo a Merkel

Il voto europeo di ieri ha infuso qualche dubbio in più circa la tenuta futura leadership tedesca, che fino al 2021 rimarrà sotto la guida della cancelliera, Angela Merkel. Merkel ha rifiutato di ricandidarsi alla guida del proprio partito, il Cdu. Non solo: mettendo a tacere le indiscrezioni che la vedevano destinata alla presidenza del Consiglio europeo (come successore di Donald Tusk), la Premier tedesca ha detto di “non essere a disposizione per un altro incarico politico, né in Germania né in Europa”.

Similmente a quanto accaduto in molte delle principali nazioni europee, la Germania ha registrato ieri un calo delle preferenze per i partiti tradizionali, a vantaggio dei verdi, con gli ambientalisti dell’Spd, al secondo posto col 15,8% dei voti. L'Unione Cdu-Csu di Angela Merkel si è confermata prima forza politica al 28,9% (il 6,4% in meno rispetto al 2014), lasciandosi però dietro voti importanti. In crescita, seppur sotto il boom atteso, i populisti della destra Afd. Tra i numeri in evidenza, il dato sull’affluenza alle urne, che ha toccato un record al 60%.

Calendario economico settimanale

Sul fronte macro, la giornata odierna non ha visto la pubblicazione di nessun dato particolarmente rilevante per la Germania. Mercoledì l’economia di Francoforte aggiornerà i livelli di disoccupazione per il mese di maggio; venerdì sarà invece la volta delle vendite al dettaglio di aprile.

In termini di performance year to date, Adidas ha fatto meglio di tutti gli altri titoli dell'indice, con una performance superiore al 43%; all’estremo opposto, il colosso dell’acciaio, ThyssenKrupp, che da gennaio ad oggi ha perso circa il 20% e la cui variazione rispetto a maggio 2018 ha registrato un calo del 47%, poco sopra il -44,5% di Bayer: sulla prima delle due aziende ha pesato il rallentamento della Cina e, in generale, della produttività e dell’industria mondiale; la seconda ha invece dovuto fare i conti con gli effetti legati all’acquisizione di Monsanto, e alla schiera di cause intentate contro il prodotto di punta di quest’ultima, RoundUp, la cui esposizione prolungata risulterebbe cancerogena per gli utilizzatori.

A livelllo settimanale, tra i titoli peggiori dell’indice spicca Daimler, player del comparto automotive che ha risentito particolarmente dell’inasprirsi delle tensioni commerciali volute dagli Stati Uniti.

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