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Indici di Borsa in calo alla chiusura europea, tra prospettive di crescita dell’Eurozona e la minaccia dei giudici tedeschi

Nel 2020 il Pil dell’Eurozona scenderà del 7,75%, quello dell’Italia del 9,5%, mentre la disoccupazione salirà a quasi il 10%. Sono le previsioni di Bruxelles nel mezzo della crisi coronavirus

Bandier Ue Fonte: Bloomberg

I tragici dati Pmi nel settore della manifattura e dei servizi che si sono susseguiti nelle ultime ore non lasciavano presagire nulla di diverso. La conferma è arrivata con le previsioni della Commissione Europea, secondo cui il Pil dell’Eurozona nel 2020 subirà una contrazione record del 7,75%.

Cosa succederà nell'Unione Europea nel 2020?

Lo Spring Economic Forecast a cura della Commissione Europea fotografa infatti uno scenario peggiore persino di quello della Grande Depressione.

Si prevede una contrazione dell’economia del 7,75% nell’Eurozona, che diventa il 7,5% nell’intera Unione Europea.

Crollano la produzione industriale (fino a quasi il 10%, in Grecia), gli investimenti, si riducono i commerci e i flussi di capitale – e gli effetti si sconteranno a lungo termine: la Commissione stima infatti che entro il 2021 il mercato, soprattutto quello occupazionale, non si sarà ancora ripreso.

Il tasso di disoccupazione nell’Eurozona salirà dal 7,5% al 9,5%, salvo poi tornare a scendere nel 2021, a 8,5%. Leggermente migliore la situazione nell’intera Unione, che però resta grave: nel 2020 i disoccupati saranno infatti 9 su 100. Le prospettive non migliorano neanche dal punto di vista dell’inflazione, il cui tasso rallenterà allo 0,2% per risalire solo l’anno prossimo a 1,1%, con il graduale ritorno alla normalità.

Il rischio è che, una volta lasciata alle spalle l’emergenza sanitaria, del coronavirus resteranno strascichi economici che amplificheranno la spaccatura tra i paesi del nord e sud Europa. La crisi, scaturita da un fattore esogeno come il coronavirus, ha colpito indifferentemente ogni stato dell’Ue; ma le conseguenze saranno più o meno gravi a seconda delle condizioni dei vari sistemi sanitari nazionali, ma anche della reattività dei governi in carica (dalla massima prudenza del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, il primo a chiudere ogni attività non necessaria l’11 marzo, all’appello del premier britannico Boris Johnson a un’immunità di gregge – prima di invertire la rotta e propendere anche nel Regno Unito per il lockdown).

La Commissione sottolinea tuttavia che la capacità di ripresa dei diversi stati dipenderà molto anche dalla struttura delle rispettive economie. “Tale divergenza rappresenta una minaccia al mercato unico e alla zona euro”, ha dichiarato il commissario europeo per gli Affari Economici Paolo Gentiloni. “Eppure può essere mitigato attraverso un’azione europea decisa e unita. Dobbiamo fronteggiare questa sfida”.

Quale impatto in Italia?

Secondo le stime della Commissione, l’Italia (insieme a Grecia, Spagna, Croazia e, in maniera più contenuta, Francia) sarà tra gli stati più colpiti dalla crisi, anche e soprattutto in considerazione del fatto di essere stata “colpita per prima e con la massima forza” dalla pandemia del nuovo coronavirus.

L’Italia subirà una contrazione dell’economia del 9,5%, con un crollo della produzione del 18% nei primi sei mesi del 2020 – per quanto la ripresa dell’economia italiana “potrebbe impiegare piu' tempo rispetto alla maggior parte degli altri Stati membri”.

Quali sono i prossimi passi della Commissione?

Il percorso verso un’azione del genere è stato e continua ad essere impervio. Durante la conferenza stampa seguita alla pubblicazione dello Spring Forecast, Gentiloni ha annunciato che la Commissione presenterà una proposta per il rilancio dell’economia del blocco europeo (con focus sul Recovery Fund) nelle prossime settimane.

Il piano includerà un mix di prestiti a lungo termine e finanziamenti a fondo perduto, mentre già venerdì prossimo la Bruxelles presenterà all’Eurogruppo delle linee guida per l’accesso al credito all’interno del Mes. Saranno i singoli governi a decidere se far ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità, ferme restando le valutazioni positive sulla sostenibilità dei debiti dei paesi dell’Eurozona, già preparate dalla Commissione.

Il contenzioso con la Corte costituzionale tedesca

Il documento di oggi, con relativo appello all’unità, si inserisce nella diatriba scatenata dal giudizio di ieri con cui la Corte costituzionale tedesca ha stabilito la legittimità dell’acquisto dei titoli di stato da parte della Banca centrale europea, dando però tre mesi di tempo al Consiglio Direttivo per chiarirne la proporzionalità – e fugare ogni sospetto che l’iniezione di liquidità si traduca di fatto in aiuti pubblici per gli stati in difficoltà.

La questione è più giuridica che economica: secondo i giudici di Karlsruhe, la Bce avrebbe abusato dei propri poteri comprando 2000 miliardi di euro in titoli di stato tedeschi nel 2015. Non solo: si tratta di accuse che, nel 2018, già la Corte di Giustizia Europea aveva giudicato inconsistenti. Si apre così una crepa alle basi del processo di integrazione europea, con la minaccia dello stop della Bundesbank alla partecipazione al QE in arrivo proprio quando l’intera Eurozona si trova a fronteggiare la crisi di cui sopra.

“Stiamo esaminando la sentenza, stiamo assumendo la nostra responsabilità per l’integrazione e prenderemo tempestivamente tutte le misure necessarie”, ha dichiarato ieri il ministro delle Finanze tedesco Olaf Sholz.

Come hanno reagito gli azionari europei?

L’euro è stato l’asset più penalizzato nelle ultime ore, prima a causa delle questioni poste in campo alla Banca centrale europea, poi per via dei drammatici dati Pmi nel settore manifatturiero, che nell’Eurozona si è contratto fino a scendere a 12 punti. In giornata il Cambio EUR/USD ha toccato il minimo da quasi due settimane, scendendo a 1,0782, per poi recuperare leggermente terreno ma restando sempre intorno a quota 1,08.

Quanto agli indici europei, la seduta di oggi, iniziata in ribasso, si chiude in perdita per i principali indici, che scontano una serie di dati macro negativi (a partire dalla produzione industriale tedesca di stamattina, -16%) e le infauste previsioni della Commissione Europea. Nello specifico, Parigi chiude in ribasso dell’1,11%, il Dax perde l’1,15%, Milano scende dell’1,31% e Madrid dell’1,13%. Unica leggermente al di sopra della parità è Londra, a +0,07%.

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