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Indice Dow Jones in rialzo dopo risultati Super-Tuedsay

Gli indici Usa hanno apprezzato i risultati del voto di ieri, con Biden che rimonta su Sanders conquistando 399 delegati

Insegna Nasdaq Fonte: Bloomberg

Joe Biden contro Bernie Sanders: la corsa per la nomination alle presidenziali Usa di novembre in casa dem si riduce a una gara a due. Dopo il super-Martedì, in cui si sono recati alle urne i cittadini di 15 stati per un totale di 1.300 delegati in vista della convention di partito, a metà luglio, a condurre la corsa è Biden, con 87 delegati in più rispetto a Sanders. Resta l’incognita del Maine, l’unico stato ancora da scrutinare. Il senatore del Vermont ha raggiunto la maggioranza in tre stati, compresa la California e i suoi 415 delegati; ma, per quanto ancora non sia detta l’ultima parola su chi sarà il candidato dem, il vincitore di ieri è sicuramente Biden.

Chi ha vinto e chi ha perso al super-Martedì 2020?

A scrutini ancora in corso, l’ex vicepresidente dell’amministrazione Obama, Joe Biden, si conferma vincitore, dopo aver riportare la maggioranza in nove stati, mentre il senatore del Vermont, Bernie Sanders, ne ha conquistati solo.

In delegati, i numeri si traducono in 399 per Biden, 322 per Sanders e solo 44 per Michael Bloomberg e 42 per la senatrice del Massachussets, Elizabeth Warren.

Sembra dunque che Biden abbia sfruttato l’effetto volano dell’endorsement dei due candidati dem recentemente ritiratisi dalla competizione (la senatrice Amy Klobuchar e il sindaco di South Bend, Pete Buttigieg, il quale dopo un inizio sprint in Iowa non è riuscito ad andare oltre al quarto posto in Nevada); ma hanno contribuito anche gli anni al servizio dell’ex presidente Barack Obama, grazie al quale Biden si è conquistato il favore degli afro-americani e delle minoranze – su cui invece puntava Sanders.

Tra i grandi sconfitti di ieri invece si trova sicuramente Michael Bloomberg. La strategia del magnate, ex sindaco di New York, evidentemente non si è rivelata efficace. Bloomberg ha infatti saltato i primi dibattiti elettorali pre-caucus in Iowa (il primo) e New Hampshire; la strategia prevedeva una puntata unica proprio in occasione del super-Tuesday, in cui gli ingenti investimenti nella campagna elettorale sarebbero dovuti tornare sotto forma di voti. Eppure non ha funzionato: Bloomberg sembra infatti essersi guadagnato solo le Samoa Americane, corrispondenti a quattro delegati.

Nel momento in cui la disfatta è stata chiara, Bloomberg ha annunciato il proprio ritiro dalla competizione, per poi appoggiare ufficialmente Biden nella sua corsa alla candidatura.

Cosa significa per gli Stati Uniti?

I dati all’apertura di Wall Street parlano chiaro: la vittoria di Biden è un segnale positivo che i mercati azionari statunitensi hanno apprezzato. Per quanto non sia ancora detta l’ultima parola, infatti, la prospettiva di una vittoria socialista, che si concretizza nel programma politico di Sanders, è qualcosa a cui i listini guardano con cautela – soprattutto in un momento storico particolarmente difficile, come quello attuale, in cui la finanza sta facendo i conti con le disastrose ricadute economiche dell’epidemia di coronavirus, con tutte le misure monetarie di comportamento che ciò comporta.

Una possibile vittoria di Biden, non solo alle primarie ma anche alle presidenziali, significherebbe invece una politica economica più liberista, in grado di garantire più spazio di manovra ai mercati.

Come hanno reagito le Borse Usa?

La resurrezione di Joe Biden si è tradotta nel miracolo che la decisione a sorpresa di ieri della Federal Reserve non era riuscita a realizzare: un’apertura al rialzo degli indici Usa, con il Dow Jones che ha guadagnato in apertura 494 punti (+1,9%), il Nasdaq +1,3% e l’S&P500 + 1,5%.

D’altra parte, anche il taglio dei tassi operato ieri dalla Fed ha finito con il sortire gli effetti desiderati, seppur non con l’entusiasmo che ci si era aspettati. Ieri alla chiusura delle negoziazioni infatti il Dow Jones aveva perso il 2,94%, mentre l'S&P500 aveva subito un ribasso del 2,81% e il Nasdaq del 2,99%; oggi invece in apertura si sconta l’effetti positivo sia del risultato del voto di ieri, ma anche dell’iniziativa a sorpresa della Fed.

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