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Brexit senza bussola: sterlina sui minimi da gennaio, giorno di disfatta per Theresa May

Persa anche l'ultima speranza sull'accordo a firma May: conto alla rovescia per il primo ministro, costretto a lasciare a giugno. Nuova incertezza sull'uscita inglese dall'Ue. GBP/USD, peggior settimana da febbraio 2018. EUR forte

Brexit effetti Fonte: Bloomberg

La sterlina termina contro dollaro la peggiore settimana da febbraio 2018, con una serie di cinque sedute in rosso, dal livello a 1,3000 fino ai valori odierni in area 1,2750. Nulla di fatto tra la Premier inglese, Theresa May, e l’esponente di punta liberista, Jeremy Corbyn, che hanno fallito nel raggiungere un accordo comune, capace di convincere almeno la maggioranza del Parlamento britannico.

Brexit news: nessun accordo May-Corbyn

Finisce dunque l’avventura del soft deal concordato con Bruxelles e, con esso, la permanenza di Theresa May nel ruolo di primo ministro: la maggioranza dei conservatori ha infatti confermato che dal prossimo giugno l’attuale primo ministro dovrà lasciare il suo incarico.

Sebbene al nuovo termine del 31 ottobre (sette mesi dopo l'originaria scadenza del 29 marzo 2019) manchi ancora qualche tempo, la rinnovata precarietà ha riportato le vendite sulla divisa inglese.

GBP/USD: minimi dal 15 gennaio

Il cambio GBP/USD registra oggi la quinta giornata di ribassi, in calo dello 0,4% con un minimo di seduta a 1,2737 dollari, il prezzo più basso dallo scorso 15 gennaio, giorno in cui l'accordo sulla Brexit a firma May ha incassato la peggior sconfitta parlamentare della storia moderna. Da inizio settimana la performance della sterlina contro il biglietto verde mostra un -2%, con una variazione più contenuta nei confronti della divisa unica, in rafforzamento sul pound dell’1,45%, sui massimi da tre mesi.

Effetto Brexit: Theresa May verso la fine

L’obiettivo di Theresa May era chiaro: cercare di raggiungere un accordo prima del prossimo 23 ottobre, quando l’Europa sarà chiamata al voto (ove detiene 73 seggi, al pari con l’Italia, terza più grossa delegazione dopo Germania e Francia). I colloqui con Corbyn per la recerca di un alleato, tuttavia, non sono andati come sperato. L’esponente liberale partiva infatti da posizioni che fin dal principio May ha bocciato, tra cui la richiesta di un’unione doganale con l’Eurozona, che evitasse un’eventuale isolamento dell’economia britannica a Brexit avvenuta.

Verso la Brexit: Regno Unito al voto?

Non solo: dietro al partito laburista rimane ancora l’idea di un referendum bis che, sebbene più volte sia stato respinto dalla stessa Camera che ha votato contro ogni emendamento che lo prevedesse, spera che gli inglesi tornino al voto sia per sostenere nuove elezioni generali, sia per esprimersi nuovamente sulla possibilità di lasciare o meno l’Unione.

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