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Cina, Corea, Giappone: l’alleanza commerciale in grado di sollevare l’economia globale

Il Recp raggrupperà 15 stati asiatici e produrrà valore per oltre 26 mila miliardi di dollari. Cosa prevede? E come reagiranno gli Usa?

Trump e Xi Fonte: Bloomberg

Ci sono voluti quasi dieci anni: infine, domenica scorsa, 15 paesi dell’area pacifica, Cina davanti a tutti, hanno firmato il Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), un’alleanza commerciale dal valore di 26.200 miliardi e dispiegherà i suoi effetti sulle vite di 2,2 miliardi di persone – quasi un terzo della popolazione mondiale.

Proprio mentre il resto del mondo combatte contro la seconda ondata della pandemia di covid-19, dall’oriente arriva un’alleanza in grado, secondo i paesi firmatari, di risollevare le sorti dell’economia globale.

Cosa prevede il trattato?

L’accordo si basa su una forte riduzione delle tariffe commerciali, una regolamentazione più condivisa sulla supply chain e nuove regole per l’e-commerce e la sicurezza sul web (maggiore attenzione a privacy e diritti del consumatore).

I dazi doganali potrebbero ridursi fino al 92% tra i paesi che partecipano al trattato e, in alcuni casi, potrebbero essere eliminate del tutto.

Inoltre, secondo quanto riporta Bloomberg, l’accordo prevede anche procedure semplificate alle dogane e l’apertura totale del 65% del settore dei servizi, oltre a un aumento delle partecipazioni straniere.

La lunga strada per arrivare alla ratifica

È dal 2011 che si lavora al Recp. I primi ideatori del patto furono Cina e Giappone che, durante il vertice dei paesi dell’Asia Orientale, presentarono ai ministri dell’economia una “iniziativa congiunta per accelerare l'istituzione di EAFTA e CEPEA”.

Il partenariato economico è stato introdotto in occasione del 19simo vertice dell’Asean (l’organizzazione commerciale che dal 1967 riunisce i paesi del sud-est asiatico), nel novembre dello stesso anno.

Ci sono voluti oltre trenta cicli di negoziazione prima che, domenica sera, i leader di 15 paesi del sud-est asiatico si riunissero, tramite videoconferenza data la pandemia di covid-19, nella cerimonia per la firma dell’accordo commerciale.

L’accordo deve ora essere ratificato da almeno sei paesi membri dell’Asean e tre non-membri. Durante i negoziati, nel 2019, l’India si è tirata indietro: troppo alto, per il premier Narendra Modi, il rischio di dumping commerciale di prodotti manifatturieri in arrivo dalla Cina, o di quelli agricoli e caseari provenienti da Australia e Nuova Zelanda – un pericolo per l’economia indiana e soprattutto per le fasce di popolazione più debole, che avrebbero dovuto vedersela con ulteriore concorrenza.

D’altra parte, resta ferma la possibilità per l’India di entrare a far parte dell’accordo n un secondo momento. “La clausola che permette all’India di unirsi all’accordo più in là è simbolica e dimostra il desiderio della Cina di costruire ponti economici con la terza economia della regione”, commenta Shaun Roache, capo economista per l’area asio-pacifica per S&P Global Ratings.

Quale ruolo per gli Usa?

E proprio il ruolo centrale della Cina fa aumentare l’attenzione degli Stati Uniti. Il nuovo corso del democratico Joe Biden alla presidenza Usa prometteva di cambiare ben poco riguardo ai rapporti Cina-Usa.

Secondo i primi commenti degli esperti, le potenzialità dell’accordo dipendono molto anche dalla risposta di Washington. Nel 2017 il presidente Usa Donald Trump aveva abbandonato il Tpp, Trans-pacific partnership, un accordo commerciale asio-americano (ne facevano parte anche paesi dell’America Latina, grande assente invece la Cina) in grado, probabilmente, di controbilanciare la potenza cinese a livello regionale.

Come hanno reagito i mercati azionari?

La notizia ha provocato notevoli rialzi sui mercati asiatici, che hanno chiuso la prima sessione della settimana in positivo.

In Giappone il Nikkei è salito a quasi 26 mila punti, in rialzo del 2%, forte anche del rimbalzo del Pil trimestrale (a +5% nel periodo luglio- settembre.

Bene anche la Cina: Shanghai ha chiuso la sessione di scambi in rialzo dell’1,11%, Shenzhen dello 0,70% e il China A50 è salito dell’1,08%.

Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG Bank declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti.

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