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Dopo aver toccato un massimo sopra 22 il cambio dollaro statunitense/peso messicano ha evidenziato una fase di consolidamento fisiologica dopo i violenti rialzi registrati a inizio gennaio sulle parole di Trump su possibili dazi alle merci importate dal Messico agli Stati Uniti che avevano portato i principali oscillatori di prezzo in una situazione di ipercomprato (l’oscillatore RSI a 14 giorni per ben due volte a inizio gennaio ha rotto il livello dei 70 punti).
Proprio l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca (20 gennaio) è l’evento che preoccupa gli investitori che hanno ancora attività nella valuta messicana nel proprio portafoglio. Dalla vittoria del candidato repubblicano alle presidenziali statunitensi dell’8 novembre il peso messicano ha perso contro dollaro quasi 20 punti percentuali, evidenziando una delle peggiori performance sul Forex.
Recentemente Trump ha più volte minacciato con la possibile introduzione di dazi le case automobilistiche che producono veicoli in Messico per poi rivenderli negli States. Negli ultimi giorni Trump ha allarmato BMW dopo aver già inveito contro Ford, General Motors e Toyota. Anche FCA dovrà rivedere i propri piani strategici.
Dal 20 gennaio potremo verificare se tutte le dichiarazioni, tutti gli interventi, tutti i tweet di Donald Trump si trasformeranno in azioni da parte della nuova amministrazione.
Crediamo che Trump sia intenzionato a portar avanti una politica pro-business a favore delle imprese statunitensi ma che sostenga il mercato domestico. Sono elevate le possibilità che Trump vada avanti con le promesse fatte in campagna elettorale soprattutto a livello economico.
Il peso messicano potrebbe quindi perdere ulteriormente valore nel medio/breve periodo. Manteniamo le nostre aspettative rialziste sul cambio USD/MXN con target di medio periodo a 24.