MONDO AI
Google in controtendenza rispetto alle altre big tech, il valore di mercato si avvicina ai 4.000 miliardi di dollari
Mentre una parte dei titoli tecnologici legati all’intelligenza artificiale sta correggendo in modo violento, Alphabet sembra vivere in un mercato parallelo. Il titolo di Google continua a macinare massimi storici, la capitalizzazione sfiora i 3.900 miliardi di dollari, e il gruppo entra di fatto nella corsa al trono di società più capitalizzata al mondo:
Per un investitore o un trader, la domanda non è più solo se “Google sta sostenendo la bolla AI”, ma se non sia addirittura uno dei candidati più credibili a guidare la fase 2 di questo ciclo. Google/Alphabet al posto di Nvidia?
In un mese complicato per il tech, in particolare per i nomi più esposti all’hype sull’AI, Alphabet ha fatto esattamente il contrario di ciò che ci si aspetterebbe in un clima di “bolla”.
Dalla fine di ottobre il titolo è salito di circa il 18%, estendendo un movimento partito a inizio settembre dopo la vittoria in tribunale che ha di fatto chiuso lo scenario di uno spezzatino imposto dal governo USA.
Nello stesso arco temporale, altri protagonisti dell’AI trade come Microsoft, Oracle, Nvidia e Meta Platforms hanno registrato correzioni a doppia cifra. Il calo intorno al 13% di Microsoft ha riportato la sua capitalizzazione sotto quella di Alphabet per la prima volta dal 2018.
Per chi guarda i mercati, il messaggio è chiaro: non tutti i titoli AI sono uguali, e il mercato sta iniziando a fare selezione.
Alphabet non è una “scommessa opposta” rispetto all’intelligenza artificiale. Anzi, è nel cuore della corsa ai modelli più avanzati, e sta spendendo cifre enormi per farlo.
La differenza chiave rispetto ad altri big è che, mentre investe, continua a far girare a pieno regime il suo motore principale:
Per un investitore, significa che buona parte della spinta sul titolo non è solo “speranza sull’AI”, ma anche re-rating su un business pubblicitario che si sta dimostrando più resiliente del previsto.
Uno dei punti più sottovalutati dal mercato fino a poco tempo fa è il livello di integrazione verticale di Alphabet nel mondo AI.
Con il recente lancio di Gemini 3, Google ha messo sul tavolo un modello di frontiera:
Di fatto, Google oggi assomiglia a una combinazione di:
Questo modello integrato non solo riduce la dipendenza da fornitori terzi, ma apre anche scenari nuovi: la possibilità di vendere capacità di calcolo AI e chip TPU ad altri hyperscaler e grandi gruppi tech.
Un segnale molto interessante per il mercato è il crescente interesse di Meta a diversificare la propria dipendenza da Nvidia e, secondo diversi rumor e indicazioni di mercato, a valutare l’acquisto di capacità di calcolo basata su chip Google (TPU).
Per investitori e trader questo passaggio è cruciale:
Se Meta, che spinge forte su AI generativa, modelli open source e metaversom scegliesse davvero di comprare capacità di calcolo da Google, il messaggio per il mercato sarebbe fortissimo: i chip di Mountain View sono una vera alternativa alla “dittatura” Nvidia.
La narrativa sulla “guerra dei trilioni” non è solo colore per i giornali. Per chi fa trading o allocazione di portafoglio, la scala conta:
Questa gara ha diverse implicazioni operative:
La grande domanda per il mercato è: tutta questa spesa in AI, quando genererà ritorni concreti?
Nel complesso, Alphabet, Microsoft, Amazon, Meta e Oracle hanno messo sul piatto circa 321 miliardi di dollari di capex nei primi nove mesi dell’anno, quasi il triplo rispetto allo stesso periodo di due anni fa.
Dentro questo quadro:
Google prevede capex tra 91 e 93 miliardi di dollari quest’anno, +75% vs anno precedente e circa il triplo della media degli ultimi tre anni.
Ma questa cifra rappresenta “solo” il 23% dei ricavi attesi, contro il 35% circa di Meta e Microsoft.
In pratica, Alphabet sta investendo pesantemente, ma senza spingersi agli estremi di altri concorrenti.
Per un investitore, questo si traduce in un migliore equilibrio tra:
Nonostante una recente emissione obbligazionaria da 25 miliardi di dollari, Alphabet resta uno dei big tech con la leva più bassa.
In più, è l’azienda con la maggior cassa netta tra i suoi competitor.
Alphabet ha ancora spazio abbondante per:
Il rovescio della medaglia è che Alphabet non è più la “big tech sottovalutata” che alcuni compravano qualche trimestre fa.
Il titolo tratta intorno a 29x gli utili attesi sopra la sua media degli ultimi anni, ma sostanzialmente in linea con Nasdaq e altri mega-cap tech.
Per chi investe, la domanda è se questo premio di valutazione sia sostenibile.
Gli argomenti a favore sono:
In altre parole, non è più la storia del “motore di ricerca in sconto”, ma quella di una platform AI–ads–cloud che il mercato è disposto a prezzare con multipli più alti.