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Prezzi alla produzione cinese più deboli delle attese, in crescita ad un ritmo inferiore rispetto agli ultimi due anni. Inseriti in un contesto più disteso sul fronte commerciale (dopo i colloqui tenutisi negli scorsi giorni tra l’amministrazione del presidente americano, Donald Trump, e i rappresentanti del presidente cinese, Xi Jinping), il rallentamento del Dragone torna a far preoccupare i mercati, che già si aspettano una contromossa governativa a sostegno della stabilizzazione economica (e che scongiuri una situazione di deflazione).
Il calo dei prezzi dei prodotti non alimentari ha spinto a ribasso, su base annua, l’inflazione, salito dell'1,9% a dicembre rispetto all'anno precedente, ma in calo rispetto al 2,2% di novembre e al di sotto delle attese di crescita al 2,1%. L'obiettivo del governo per l'anno in corso si attesta intorno al 3%.
News solo in parte positive sono giunte anche sul fronte produttivo: l'indice dei prezzi alla produzione (Ppi) è salito a dicembre dello 0,9% rispetto all'anno precedente, risultando però inferiore alle attese più dell'1,6%. A novembre l'indice era cresciuto del 2,7%.
Le borse asiatiche hanno risposto in maniera coerente agli eventi di mercato, beneficiando della possibilità d’intesa tra Pechino e Washington (e di maggiori stimoli da parte del Governo all’economia), ma scontando la negatività dei dati. Tokyo ha perso circa l’1,3%, Shanghai è calata dello 0,2%, in linea con Taiwan. Hong Kong ha terminato gli scambi in area neutra, mentre Singapore, beneficiando delle migliori aspettative legate al commercio globale, è cresciuta di mezzo punto percentuale.
Tra le misure di stimolo all’economia, il Dragone potrebbe valutare l’eventuale taglio dei tassi d'interesse di riferimento.
Fonti vicine a Pechino hanno fatto sapere, a termine dei lavori, che i colloqui tra Cina e Stati Uniti sono stati condotti non a livello ministeriale, ma hanno riguardato numerosi argomenti e hanno contribuito a stabilire le basi per porre fine a reciproche rivendicazioni.
I rappresentanti del dipartimento americano hanno sottolineato “la necessità che la Cina avvii cambiamenti strutturali" su materie quali il trasferimento di tecnologie, la protezione della proprietà intellettuale e i furti cibernetici; il ministero del commercio cinese ha invece annoverato tra i punti d’intesa con gli Stati Uniti la necessità di proseguire con le negoziazioni. Tra gli argomenti caldi, la promessa fatta dalla Cina di acquistare una quantità “considerevole” di beni manifatturieri, energetici e agricoli nonché prodotti e servizi di altro genere dagli Stati Uniti.
I prezzi del petrolio, in scia al rinnovato ottimismo, sono tornati a crescere al di sopra dei 51 dollari al barile (brent sopra ai $60), complice anche un biglietto verde che resta sulla difensiva.