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Con una chiara maggioranza del 66% dei voti contro il 34% di Marine Le Pen è riuscito a imporsi sulla populista di destra. Ma il risultato inganna. Su un totale di 47,5 milioni di aventi diritto di voto, Macron ha ricevuto solo 20,7 milioni di voti (pari al 43,5%) e la maggior parte di questi non per convinzione, ma per ostacolare Le Pen. 16 milioni di francesi in totale non hanno votato o hanno votato bianco o nullo per protesta. Con 10,7 milioni di voti Marine Le Pen ha conquistato quasi un quarto degli aventi diritto di voto francesi. Per una politica di destra che ha raccolto voti fomentando timori si tratta di un risultato importante e nel contempo terrificante.
Elezioni parlamentari di giugno chiarificatrici
Un compito gigantesco attende ora Macron. In giugno ci sarà l’appuntamento più importante e chiarificatore della sua presidenza: le elezioni parlamentari. Qui si vedrà se il popolo francese darà al neoeletto Presidente il potere necessario per attuare le sue riforme o se lo lascerà zoppo. Spero nella prima ipotesi, perché potrebbe essere l’ultima chance per l’Europa. Una Francia forte come contrappeso a una Germania forte è necessaria per indebolire i populisti, siano essi di sinistra o di destra. Macron si batte per una politica social-liberale, pertinente allo spirito del nostro tempo. Da un lato le aziende non devono essere imbrigliate con una forte regolamentazione – solo uno spirito imprenditoriale libero può favorire il progresso. Dall’altro è però assolutamente necessario portare al benessere anche gli strati più deboli della società per impedire un’ulteriore radicalizzazione; la forbice tra ricchi e poveri deve essere ridotta.
Inno europeo come segnale di cambiamento
Un gioco di equilibrio che richiede grande volontà politica e sostegno da parte della popolazione. Significativamente, l'arrivo di Macron al Louvre per l'incontro con suoi sostenitori è stato accompagnato dall'inno europeo: un chiaro segnale a tutti gli europei che è giunto il tempo del cambiamento.