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Secondo giorno di dialogo Stati Uniti – Cina. Borse asiatiche positive? Solo per poco: dopo un breve avanzamento registrato in prima mattina dovuto alle speranze che il dialogo tra Washington e Pechino si traduca in accordo commerciale, i listini orientali sono tornati a perder terreno, chiudendo attorno o poco sotto la soglia della parità.
Secondo prime anticipazioni emerse a seguito del primo giorno di colloqui, il Dragone avrebbe offerto di aumentare i propri acquisti in Usa, aprendo la possibilità ad una maggior accondiscendenza americana sui dazi imposti alle merci cinesi (Trump aveva annunciato l’intenzione di non aumentare i dazi dal 10% al 25% qualora le parti fossero riuscite ad accordarsi su un certo numero di questioni, tra cui il riequilibrio dell'interscambio commerciale tra i due Paesi e la questione “tecnologia”, col relativo accesso ai mercati).
Tra le piazze migliori, Tokyo, con un rialzo dello 0,8, seguita dal +0,4% di Singapore e dal +0,2% di Hong Kong. Male Shanghai, che si lascia indietro lo 0,3%. Sebbene permangano i dubbi, in Giappone a prevalere sono stati i sentori di un positivo esito delle trattative tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping. Secondo quanto riportato dal segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross, le due potenze potrebbero raggiungere un accordo sul commercio "con cui si può convivere". Dal canto suo, il ministero degli Esteri cinese ha detto di lavorare in "buona fede" per risolvere le tensioni con gli Stati Uniti.
A latere, è giunto nelle scorse ore l’annuncio delle dimissioni a sorpresa del coreano Jim Yong Kim, presidente della banca Mondiale, che tornerà al settore privato per concentrarsi con maggior attenzione ad alcuni problemi globali, come il cambiamento climatico e il deficit di infrastrutture nei mercati emergenti. Kim, convinto ambientalista, impegnato nell’utilizzo delle energie rinnovabili, si era detto in forte disaccordo con la politica dell'amministrazione Trump rispetto a clima ed ambiente.