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Fca, ora Stellantis: ma come si chiude il 2020 per il colosso italo-Usa?

Quello tra Fca e Psa è stato il matrimonio dell’anno nel settore automotive. La dote di Fca è ancora cospicua, ma la ferita lasciata dal covid potrebbe essere più profonda di quanto previsto

grafico Fonte: Bloomberg

La nascita di Stellantis, quarta casa automobilistica al mondo, si è già affermata nel settore automotive come l’evento del 2021. Il matrimonio tra l’italo-statunitense Fiat-Chrysler e la francese Psa (Peugeot Societé Anonyme) è stato consacrato all’inizio di gennaio e celebrato all’inizio della settimana, con la quotazione in parallelo sulla Borsa di Milano e sull’Euronext di Parigi, il 28 gennaio.

Un nuovo inizio per entrambe le case automobilistiche che, per propria natura, hanno sofferto (come tutte le principali competitor) dell’impatto della pandemia di covid-19 sul mercato dell’automobile. Pandemia che tuttavia, pur avendo pesantemente colpito i conti di Fca e Psa, non è riuscita a intaccare il cammino verso la loro unione.

Mike Manley, già amministratore delegato di Fca e, oggi, presidente della neonata Stellantis, oltre che head della regione America, aveva passato tutta la scorsa estate a ripeterlo: il covid-19 non metterà in pericolo la fusione con Psa. E così è stato.

Come si presentava Fca alla data della fusione?

Il crollo del settore automobilistico, che ha conosciuto i suo momento peggiore tra marzo e aprire 2020 (quando le misure restrittive di contenimento del covid-19 hanno comportato la chiusura, tra le altre attività, anche dei concessionari), è stato solo la punta dell’iceberg dei danni provocati dalla pandemia al giro d’affari di Fca.

Già dalle prime chiusure in Cina, infatti (quando in Italia e in Europa il covid-19 sembrava solo un rischio remoto), la catena di montaggio dei principali stabilimenti ha iniziato a soffrire la mancanza delle componenti in arrivo da Pechino.

I profondi cali del periodo marzo-giugno sono però stati ampiamente recuperati nel corso del terzo trimestre. A settembre, Fca ha potuto annunciare un rimbalzo, tanto a livello di Gruppo quanto in Nord America, con un Ebit aumentato rispettivamente di 2,3 e 2,5 miliardi di euro e margini all’8,8% e al 13,8%.

In rialzo anche l’utile netto, 1,2 miliardi di euro (adjusted a 1,5 miliardi). L’utile per azione ha infine osservato un aumento del 20%, a 0,97 euro, mentre il free cash flow è ammontato a 6,7 miliardi di euro.

Quali sono le attese per il quarto trimestre?

Se il periodo giugno-settembre è servito per ritornare al livello pre-pandemia, quello settembre-dicembre sembrava promettere un ritorno ai (timidi) ritmi di crescita. Con i conti del terzo trimestre, a settembre, è tornata anche la guidance per l’intero 2020 – che all’inizio dell’anno Fca aveva sospeso, nella condizione di incertezza derivata dalla pandemia.

E proprio la guidance allegata al comunicato stampa prevedeva un Ebit adjusted compreso in una forbice tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro. Per il trimestre che si è concluso a dicembre si prevede un consolidamento del trend che vede il mercato nord americano come il cavallo da traino dell’intera azienda, con una vendita di oltre 17 milioni di veicoli (inclusi i veicoli medio/pesanti), di cui 14,8 milioni negli Stati Uniti. Si tratta comunque di un calo delle vendite rispettivamente del 17% e del 15% anno su anno.

Giù anche le vendite nella regione EMEA: 18 milioni in totale, di cui 13,7 milioni in Europa – il 22% e 24% in meno rispetto all’intero 2019.

In America Latina la situazione non migliora (solo 3 milioni di vetture spedite, di cui 1,9 nel solo Brasile), mentre si mantiene relativamente a galla il mercato asiatico – la Cina è l’unico paese a concludere il 2020 con un Pil in aumento, in tutto il mondo. Nello specifico, i cali si contengono del 9% in tutta la regione asiatica (28,4 milioni di veicoli venduti), di cui 19,9 milioni in Cina (-7% anno su anno).

Per altro, la proiezione si applica “qualora non si verifico ulteriori sconvolgimenti legati la covid-19”: non tiene conto, insomma, della seconda ondata e dei nuovi lockdown.

Cosa ne pensano gli analisti?

I giudizi sulle azioni Stellantis-ex Fca si mantengono comunque ben positivi. Il 14 gennaio Equita Sim e Banca Akros confermavano il proprio giudizo “Buy”, pur abbassando il target price rispettivamente a 18,7 e 1,4 euro.

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