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Donald Trump è il 45° Presidente degli Stati Uniti d'America.
L'8 novembre 2017, il popolo americano ha deciso per il tycoon newyorkese. Il resto del processo è pura formalità: il 19 dicembre, i 538 membri del Collegio Elettorale si sono radunati per votare, mentre dal 5 gennaio, i nuovi presidente e vice presidente sono ufficialmente in carica.
Tuttavia, molto altro bolle ancora in pentola. Il neo presidente si occuperà infatti di rendere operative le proprie politiche, mentre gli investitori di tutto il mondo cercano di determinarne le ripercussioni sui mercati globali.
Il percorso verso questo risultato
Avendo impostato la sua campagna su promesse provocatorie, in pochi si aspettavano che Trump vincesse la nomina a leader del Partito Repubblicano, tanto meno che si aggiudicasse lo Studio Ovale.
Durante le primarie, tuttavia, la tendenza ha iniziato a cambiare, quando la sua popolarità ha incentivato la speculazione. In realtà, la Convention nazionale repubblicana aveva già sottolineato l'importanza del crescente sostegno alla sua candidatura.
Da quel momento, la sua campagna elettorale ha resistito ad ogni delusione e scandalo. Il suo primo dibattito, in cui si è focalizzato più sulla denigrazione che sulla politica, è sembrato solo mettere in evidenza il gap esistente tra i due rivali. I dibattiti successivi hanno ottenuto risultati solo di poco migliori, e il caso Access Hollywood è parso sancire l'incolmabile varco tra i due candidati.
Dal suo ufficio presidenziale, Trump trarrà subito nuova linfa dai significativi cambiamenti in programma in materia di fisco, quali ridotte regolamentazioni per Wall Street, scaglioni di reddito semplificati e imposte dimezzate per le aziende.
Per aiutarti ad avere una più chiara visione dei cambiamenti proposti da Trump, troverai di seguito in evidenza i principali punti politici in tema di tassazione, spesa pubblica e commercio.
Gli scaglioni di imposta sul reddito verranno ridotti da sette a quattro, con una tassazione diminuita per le fasce più alte e del tutto abolita per le quelle più basse. Se da un lato l'aliquota massima sulle società verrà dimezzata, dall'altro alcune esenzioni attualmente disponibili verranno eliminate.
La spesa per la sicurezza sociale, il sistema sanitario e la difesa militare rimarrà invariata, benché alcuni programmi in materia sociale verranno dismessi, in particolare quelli legati al Dipartimento dell'Istruzione e all'Agenzia per la Protezione Ambientale.
Gli accordi commerciali sul libero mercato NAFTA e TPP verranno rivisti o smantellati. Nell'ottica di un rinvigorimento del settore manifatturiero interno, si avrà un giro di vite sui dazi su prodotti messicani e cinesi, qualora non conformi ai termini imposti dal presidente.
Nonostante la crescente influenza della Cina e l'emergere di nuovi mercati, gli USA sono ancora il metronomo su cui si basano i ritmi dell'economia mondiale.
A seguito del risultato, cosa succederà nell'economia americana e quale sarà l'impatto sui mercati globali?
Trump non sarà forse famoso per la propria generosità. Tuttavia, per lo meno in materia fiscale, la prodigalità sembra essere un elemento chiave della sua strategia.
Negli USA le imposte sul reddito sono attualmente suddivise in sette scaglioni, con aliquote che vanno dal 10% al 39,6%. Trump ridurrà questi scaglioni a tre, liberando 75 millioni di nuclei famigliari da ogni aggravio fiscale e riscuotendo imposte fino a un massimo del 25% dalle classi più agiate. Grazie a questo più prodigo sistema, afferma il neo presidente, si avrà un incremento degli investimenti interni e una netta diminuzione dell'evasione fiscale, cosa che potrebbe indirettamente generare un'inpennata sia del dollaro che dei maggiori indici.
Il dimezzamento sull'aliquota alle società costituisce uno degli sforzi volti ad avvantaggiare le aziende statunitensi, che si stima trattengano attualmente 2 bilioni di profitti all'estero per mantenere le attività in patria.
Questa riduzione delle imposte potrebbe fornire nuova energia alle aziende, risultando in un aumento delle quotazioni, in particolar modo per quelle aziende svantaggiate dall'attuale regime fiscale.
Con questo drastico taglio sulle tasse, Trump aprirà sul breve termine un buco fiscale che renderà necessari tagli significativi sul budget. Tuttavia, le sue proposte di ridimensionare i programmi federali, mettere all'asta i beni publici e spazzare via "sprechi, frodi e abusi" sono, nella più rosea delle previsioni, misure minimali, ammesso che riesca a implementarle.
D'altro canto, durante l'intera campagna elettorale, Trump si è sempre dimostrato contrario alla revisione delle spese relative ai sussidi statali (come quelle per la sicurezza sociale e l'assistenza sanitaria) che incidono maggiormente sulle finanze nazionali. Le attuali politiche fiscali potrebbero così trascinare il debito pubblico in un vortice incontrollabile; una prospettiva, questa, che potrebbe avere impatto immediato sulla stabilità del dollaro.
I mercati potrebbero avere motivi di preoccupazione altrove. Le minacce di Trump su un possibile aumento dei dazi imposti al Messico e alla Cina (rispettivamente del 35% e 45%) potrebbero presto concretizzarsi. Nella migliore delle ipotesi, la sua spavalderia potrebbe incupire i rapporti con importanti partner commerciali, mentre visioni più pessimistiche paventano il pericolo di un'aspra guerra commerciale.
Gli investitori dovrebbero in particolare tenere d'occhio questa, tra tutte le politiche del neo presidente che maggiormente innervosiscono i mercati. Le politiche interne causeranno di certo sconvolgimenti, ora che Trump può usufruire del sostegno dell'intero Congresso Repubblicano. Tuttavia i danni che la sua brama di antagonismo creano potrebbero rivelarsi irreparabili sul lungo termine.
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