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Carige cerca acquirenti. Scottano gli npl. Salvataggio senza nazionalizzazione

Occhi puntati sul futuro dell'istituto ligure. Necessario accelerare il processo di derisking con la cessione di almeno 1,5 miliardi di crediti deteriorati. Massiah: nessun interesse a rilevare Carige. Titolo sospeso a tempo indeterminato.

Italy
Fonte: Bloomberg

Aiuto sì, ma senza nazionalizzazione. Un intervento, quello su banca Carige, necessario a stabilizzare l’assetto bancario nazionale, che tuttavia non corre il rischio di minare la tenuta del sistema Italia.

Sono ancora diverse le questioni in sospeso che ruotano attorno all’intervento statale sull'istituto del credito genovese. Il titolo, intanto, resta sospeso a tempo indeterminato dalle contrattazioni di borsa.

Banca Carige: il contenuto del decreto legge

Il decreto legge contenente misure urgenti a sostegno di banca Carige, varato lunedì, è stato pubblicato martedì 8 gennaio in Gazzetta Ufficiale contestualmente alla sua entrata in vigore.

Il testo contiene lo stanziamento di risorse pari ad 1,3 miliardi di euro per l'acquisto di azioni Carige e per la concessione di garanzie statali all'istituto ligure. Di queste, un miliardo è destinato alla pura sottoscrizione di quote; 300 milioni corrispondono invece agli oneri legati alle garanzie concesse dallo Stato sulle passività di nuova emissione e sull’erogazione di liquidità di emergenza.

Non è tutto: fino al 30 giugno 2019, il ministero dell'Economia è inoltre autorizzato a concedere una garanzia dello Stato sulle passività di nuova emissione di Banca Carige (commissariata dalla Bce la scorsa settimana) e sulla liquidità di emergenza fornita da Bankitalia, fino ad un valore nominale di 3 miliardi di euro.

Come spiegato dal ministro dell’economia, Giovanni Tria, la garanzia sulle passività dell’istituto ligure "serve a sterilizzare la situazione" di Carige, assicurando ai commissari straordinari le condizioni necessarie per portare avanti la ricerca di un partner.

Banca Carige: indiscrezioni ed opzioni sul piatto

Arginato il rischio di un eventuale blackout bancario e confortato il mercato dall’opinione dell’agenzia di rating S&P (secondo cui la vicenda Carige non avrà impatto significativo sul sistema bancario nazionale), non si sono fatte attendere polemiche ed indiscrezioni.

Secondo il ministro Tria, tra le opzioni all’attivo di Carige sarebbe preferibile optare per una soluzione di mercato, tramite l'aggregazione con un'altra banca.

Immediata la risposta di Victor Massiah, Amministratore delegato di Ubi Banca, che ha confermato l’assenza di interesse da parte dell’istituto nel rilevare la realtà genovese.

Claudio Borghi, presidente della Commissione bilancio Camera, ha precisato ieri che il mancato intervento del governo su Carige rischiava di aggravare una corsa agli sportelli già iniziata. Lo stesso ha citato tra le possibili opzioni sul piatto la fusione di Carige con Mps, ipotesi esclusivamente cinguettata su Twitter.

Mps e Carige, di certo, hanno una cosa in comune: il decreto per l’istituto ligure è analogo all'intervento posto in essere nel 2016 in linea con le regole dell’Unione, e non è per questo appropriato definirlo "intervento di salvataggio": la ricapitalizzazione precauzionale è infatti riservata alle solo le banche solventi.

Secondo l'agenzia Dbrs, le disposizioni poste in essere dal governo su Carige sono positive sia per l'istituto che per l’intero settore bancario, andando a diminuire il (seppur basso) rischio sistemico.

Non risulta infine tra le opzioni a disposizione la nazionalizzazione, ritenuta non necessaria (perché non rischiosa per la stabilità sistemica).

Banca Carige tra cessione npl e ricerca di acquirenti

Nella tabella di marcia futura di Carige, la banca dovrà raggiungere alcuni traguardi per farsi trovare pronta ad una possibile operazione di aggregazione.

A livello di capitale, lo Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi valuterà la rinegoziazione delle condizioni del bond convertibile, promuovendo una discussione a 360° che riguarderà anche la conversione del prestito in capitale primario. Sempre il Fidt valuterà la richiesta di rivedere il tasso del bond subordinato.

La banca dovrà quindi accelerare il processo di derisking, facendo scendere l'Npe ratio (il rapporto tra crediti deteriorati e crediti erogati) sotto il livello del 10% (ora al 20% circa). Per far sì che ciò accada, Carige dovrà cedere almeno 1,5 miliardi di crediti deteriorati.

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