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Gran Bretagna: non solo Brexit. Dati macro e dinamiche di settore

May davanti al Consiglio Ue: discussione sul dossier per l'uscita dall'Unione. Tusk: "non c'è spazio per l'ottimismo". A livello macro, cala l'inflazione a settembre; positivi i dati sui salari. Impatto sui settori food e finance

Brexit
Fonte Bloomberg

Incremento dei salari medi inglesi, crescita delle tensioni sull’accordo per l'uscita dalla Unione, calo dell’indice dei prezzi al consumo. Scende inoltre l’appetito inglese per il comparto food, mentre salgono i timori per una uscita no-deal. Cosa aspettarsi dalla piazza finanziaria?

Tra Brexit e dati macro: inflazione UK in calo

A sorprendere i mercati nella mattina di mercoledì è stato l’ultimo dato sull’inflazione, che ha rivelato un tasso annuo di crescita dei prezzi del 2,4%, ridimensionato rispetto al 2,7% toccato ad agosto. Il comparto food è stato il primo responsabile del ribasso dell’inflazione, a fronte anche del calo del costo dei trasporti marittimi, scesi rispetto ai massimi toccati in estate. Secondo l’Office for National Statistics, nel breve termine potrebbe pesare a rialzo sull’inflazione l’incremento delle materie prime, il cui costo (d’importazione) è cresciuto del 10,3%, rispetto alle revisioni di agosto (9,4%). Stenta invece a riprendersi il comparto delle vendite immobiliari, con i prezzi delle case in crescita del 3,2%, l’aumento più contenuto da agosto 2013.

Tra Brexit e dati macro: salari medi in crescita

Al movimento del livello dei prezzi si è accompagnato un secondo dato pubblicato ieri: l’indice dei salari medi nel Regno Unito è cresciuto ad agosto del 2,7%, meglio rispetto alle previsioni (al 2,6%). Il reddito medio inclusivo di bonus è anch’esso cresciuto del 3,1%, una variazione superiore alle attese di 2,9 punti percentuali, ma inferiore rispetto agli standard storici aggiustati per l’inflazione.

Tra BoE e Brexit: tassi in aumento graduale

A conti fatti, l’inflazione ed il livello medio dei salari hanno rafforzato l'opinione della Banca centrale d'Inghilterra sul fatto che il periodo dei deboli aumenti salariali sta finendo e che ciò dovrebbe assicurare una maggiore stabilità dei tassi di interesse. Secondo le attese della BoE per il prossimo biennio, l’inflazione dovrebbe scivolare a ribasso sospinta dal graduale aumento dei costi di finanziamento, restando però al di sopra dell’obiettivo del 2%.

Brexit: progressi “significativi ma non sufficienti"

A seguito del voto sulla Brexit nel giugno 2016 e della caduta della sterlina contro il paniere delle principali valute mondiali, l’inflazione dei prezzi al consumo ha iniziato a crescere rapidamente, arrivando a toccare il proprio massimo a cinque anni nel novembre 2017, al 3,1%.

Di Brexit se ne parla anche oggi a Bruxelles: il Consiglio europeo di oggi dovrebbe essere l'ultimo appuntamento sul dossier tra i capi di Stato e di governo, che sarà però tale solo se in sede di dibattito si scorgeranno “progressi significativi” accompagnati da proposte concrete. La firma definitiva tra le parti dovrebbe arrivare nel corso del summit straordinario di novembre, che dovrà poi ottenere il via libera dell'Europarlamento e l’ancor più ostico consenso da parte del Parlamento britannico.

La Brexit per Tusk: "mai così vicino ad un no-deal"

Di noto, ad ora, c’è solo la titubanza del presidente del Consiglio UE, Donald Tusk, che ha avvisato ieri di come il rischio di una Brexit senza accordo “non sia mai stato così vicino”. Mentre Tusk sentenziava che “non c'è spazio per l'ottimismo”, Michel Barnier, capo negoziatore europeo, annunciava invece di volere “prendere tempo, con calma, con serenità”, per riuscire a raggiungere l’accordo con Londra “entro le prossime settimane”.

Brexit: orientarsi a livello settoriale

In attesa di sviluppi concreti sulle trattative, il mercato si chiede quali possibili scenari di investimento si aprano all’orizzonte in vista del prossimo 29 marzo 2019. Tra gli scenari più preoccupanti, l’eventualità di una uscita senza accordo, che metterebbe sotto pressione alcuni settori chiave dell’economia.

Brexit: l’impatto sul settore food e ristorazione

Nel breve termine, una Brexit senza accordo determinerebbe un blocco delle forniture alimentari nel Regno Unito, che impatterebbe inevitabilmente sugli operatori del settore alimentare in tutto il paese. Secondo il Department for Environment Food & Rural Affairs, il 30% delle forniture alimentari inglesi sono importate dall'UE: un'interruzione del flusso di prodotti d’oltre confine diminuirà la scelta (e la redditività) dei ristoranti.

I consumatori britannici sono di per loro poco inclini a “mangiare fuori”. L'incertezza diffusa, combinata con l'aumento dei prezzi a livello generale, probabile disincentivare un’abitudine già poco diffusa. In tal senso, gli operatori indipendenti hanno iniziato ad adottare tecniche di approvvigionamento alimentare locale e sostenibile.

Brexit: l’impatto sul comparto tecnologico

Il mercato dell'Internet of Things rimarrà relativamente ambiguo rispetto alla Brexit, specie nei primi periodi. Il grosso delle società tecnologiche attive nella rete si sono già portate avanti. Ad aver vita più dura saranno quindi le realtà nuove (specie le start up) con soluzioni tecnologiche più di nicchia, ma aventi ancora margini bassi.

Mentre l'emergere del Machine Learning come strumento dell'Internet delle cose e del cloud computing continuano a compiere passi avanti, la regolamentazione sovrana rischia di frenare le capacità inglese di fornire all'estero prodotti sempre più smart in termini di gestione ed analisi dei dati raccolti.

Brexit: l’impatto sulle banche

I potenziali aspetti negativi della Brexit possono anzitutto essere valutati considerando l'impatto che l’uscita dell’Ue potrebbe avere sull'industria bancaria britannica. Anzitutto, molte attività bancarie transfrontaliere all'interno dell'UE sono regolate dalla legislazione europea, compresi i servizi di investimento, i servizi di deposito e quelli di pagamento.

Gran parte della legislazione europea applica inoltre un “processo di equivalenza” volto a consentire l'accesso all'UE da parte di istituzioni "non UE". Un rischio primario per le istituzioni che accedono ai mercati europei dal Regno Unito è quindi legato alla perdita di tale accesso. Una sfida chiave per mitigare questo rischio è implementare pre-Brexit una soluzione di lungo termine.

La Brexit potrebbe inoltre, in assenza di accordi, compromettere l'infrastruttura dei servizi finanziari, vale a dire l'accesso alle stanze di compensazione o ai servizi di pagamento e la fornitura di servizi di custodia, nonché incidere sull'ambiente giuridico entro cui le banche trattano tra loro (ad esempio, in termini di questioni di insolvenza transfrontaliera).

Altre questioni, più difficili da valutare, sono ad esempio l'effetto sulla forza lavoro altamente qualificata e multinazionale, ovvero sullo status di Londra come primo centro finanziario.

Brexit: l’impatto sulle condizioni finanziarie

Negli ultimi 18 mesi, una combinazione di crescita bassa dei salari e di aumento della spesa dei consumatori ha portato il tasso di risparmio delle famiglie inglesi al minimo storico. Seppur in una fase di assestamento, tale dinamica lascerà i consumatori più vulnerabili ad un eventuale o temporaneo deterioramento delle condizioni economiche.

Brexit: l’impatto sul settore servizi finanziari (pagamenti)

Nel caso di una Brexit no-deal, il Regno Unito si troverà dunque a fare i conti con due aspetti fondamentali: l'accesso all'infrastruttura dei pagamenti paneuropea e le normative UE che tengono sotto controllo le spese e le sovrattasse sulle transazioni con carta di credito. Tutto ciò porterà ad un incremento dei costi sui pagamenti esteri telematici e con carta. Gli acquisti in rete di prodotti dall'Europa e le vendite online verso l’Europa diventeranno così più lente e più dispendiose da realizzare.

Brexit: l’impatto sul comparto farmaceutico

Il Governo inglese ha riservato alcuni studi ai potenziali effetti che la Brexit potrebbe sortire sul comparto farmaceutico nel suo insieme. Ciò è stato visto in ottica positiva dall'industria farmaceutica, tra i settori più scontenti del malcontento successivo al voto per l’uscita dall’Unione.

I numeri in dettaglio e le linee guida pubblicate direttamente dal Governo per le aziende sanitarie fornisce una certa rassicurazione a chi opera nel settore, che ora sa che tra le priorità della nazione la disponibilità di farmaci viene prima di tutto.

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