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Money management nel trading: guida alla gestione e protezione del capitale

Qual è il capitale minimo che serve per fare trading? Come utilizzare correttamente la leva finanziaria? In questa guida di Bruno Moltrasio andiamo a scoprire le strategie di money management per un trading profittevole

Money Management Fonte: Bloomberg

Nella mia esperienza di formatore ormai ultradecennale ho potuto constatare che la quasi totalità dei trader alle prime armi si focalizza sulla ricerca della “strategia vincente”, provando e cambiando decine di indicatori nella speranza di trovare il mix giusto per ottenere il segnale perfetto, quello che non sbaglia un colpo.

Solo dopo innumerevoli sconfitte e delusioni quelli di loro che “sopravvivono” comprendono che non è quella la strada giusta per arrivare al successo nel trading e che per raggiungere il proprio obiettivo è necessario focalizzarsi anche su altri elementi come il money e risk management

Vediamo allora in questa guida di chiarire questi aspetti che rivestono – alla pari se non più della strategia – una fondamentale importanza per raggiungere l’obiettivo di un trading “costantemente” profittevole.

Una delle domande che i miei studenti mi fanno praticamente sempre è: qual è il capitale minimo per iniziare a fare trading.

Bene, allora partiamo proprio da qui.

Il capitale per fare trading

Qual è il capitale minimo che serve per fare trading: come dicevo questa è una delle domande più ricorrenti che mi vengono fatte da chi vorrebbe cominciare a dedicarsi a questa attività. La risposta, come vedremo, dipende da molti fattori ed è bene fare chiarezza su alcuni aspetti che incidono sulla scelta del capitale iniziale.

Cominciamo subito con il dire che l’importo che decidiamo di allocare all’attività di trading, quale che sia l’obiettivo che vogliamo raggiungere, non deve essere il capitale che ci serve per 'vivere' ovvero per le necessità di tutti i giorni. Deve trattarsi, come mi piace definirlo, di un 'capitale disponibile'.

Detto in altri termini, poiché il trading è una attività di rischio, alla pari di ogni altra operazione finanziaria, il denaro che dedichiamo al trading, se perso, non deve spostare in alcun modo l’equilibrio economico nostro e della nostra famiglia.

La domanda che dobbiamo porci è se perdendo i soldi che abbiamo deciso di dedicare al trading, compromettiamo in qualche modo la nostra serenità familiare. In caso affermativo o riduciamo l’importo fino a rientrare nei parametri di 'tranquillità' oppure evitiamo di dedicarci a questa attività, almeno sino a quando non saremo in condizioni di avere da parte un capitale minimo che risponda ai requisiti richiesti.

Cerchiamo allora di capire quale può essere il capitale minimo da dedicare al trading. La qual cosa, come dicevamo all’inizio, dipende da molti fattori. Purtroppo la generazione che si avvicina solo ora per la prima volta al trading è figlia di pubblicità ingannevoli che millantano il raggiungimento della ricchezza o comunque guadagni a molti zeri partendo da poche centinaia di euro.

Possiamo invece ragionevolmente pensare, per così dire, di 'farci le ossa' sui mercati reali acquisendo la necessaria esperienza. Solo una volta ottenuti risultati stabili, potremo impiegare maggiori capitali e puntare ad avere una rendita extra mensile da aggiungere al nostro reddito derivante da lavoro (che, nel frattempo, consiglio nel modo più assoluto di non abbandonare).

Dunque cominciamo a mettere dei paletti: se abbiamo un 'capitale disponibile' che si aggira intorno ai 500 euro questo importo può essere sufficiente per iniziare se, e solo se, il nostro obiettivo è quello di verificare le nostre attitudini al trading e per verificare se siamo in grado di raggiungere risultati positivi e costanti.

Ma attenzione: non dobbiamo correre il rischio di utilizzare una leva esagerata. Ciò significa che dovremo aprire operazioni con lotti molto piccoli e accontentarci di piccoli guadagni (e avere piccole perdite). Diversamente, usando il massimo della leva, rischieremmo di bruciare l’importo con pochissime operazioni. Se vuoi, puoi approfondire l’argomento nel mio articolo sulla psicologia del trading in cui parlo di leva finanziaria.

Con 3000/5000 euro - naturalmente una volta acquisita la necessaria esperienza e un buon metodo di trading - possiamo porci l’obiettivo di avere una rendita extra che si aggiri intorno ai 200 euro mensili, mantenendo un profilo di rischio basso. Potrebbero sembrare pochi in valore assoluto ma se consideriamo il ritorno percentuale sul 'capitale di rischio', si tratta di una rendita di tutto rispetto.
















La leva finanziaria

Ho accennato poco sopra alla leva finanziaria. Questo è un altro aspetto di cui il trader principiante non si occupa minimamente. Vediamo allora di che si tratta e come maneggiarla opportunamente.

La leva finanziaria e il margine

Uno tra gli argomenti più spinosi da comprendere quando si inizia a fare trading è quello della leva finanziaria cui è strettamente connesso quello del margine di garanzia. Per questo molti trader se ne disinteressano e, interrogati sul punto, a volte neppure sanno rispondere correttamente. Eppure si tratta di un concetto fondamentale per chi opera sui CFD, derivati o Forex.

Prima ancora di fare il primo click con il mouse sulla piattaforma di trading ogni trader dovrebbe comprendere a fondo il funzionamento della leva finanziaria, quali pericoli nasconde un suo uso distorto e come invece sfruttarla a proprio vantaggio.

Cos’è la leva finanziaria o effetto leva o ancora leverage?

Così come mediante una leva possiamo sollevare un peso molto più grande di quel che potremmo fare senza di essa, la leva finanziaria ci permette di investire capitali molto più grandi di quelli di cui disponiamo. Per dirla in termini molto semplici la leva è un moltiplicatore. É come se moltiplicasse le somme che abbiamo a disposizione per fare trading. Per fare subito un esempio con un rapporto di leva 1:100 posso investire in un controvalore di 100.000 euro avendo soltanto 1.000 euro a disposizione per il mio trading. Quindi se il broker mi offre una leva 1:100 significa che per ogni 1 euro di cui dispongo posso muovere 100 euro sul mercato.

Come funziona la leva finanziaria: il margine

Leva finanziaria e margine sono due concetti strettamente connessi.

Il margine è l’importo che il broker trattiene dal nostro conto di trading per consentirci di aprire la posizione. In pratica possiamo dire che la leva finanziaria è l’effetto del margine richiesto dal broker per consentirci di aprire la nostra posizione sul mercato.

Per comprendere meglio il concetto di margine proviamo ad immaginare di operare senza leva, quindi con leva 1:1. In questo caso per investire in un controvalore di 50.000 euro dovremmo avere sul conto 50.000 euro. In questo caso il margine sarebbe del 100% Se cominciamo ad alzare la leva e la portiamo a 1:2 basteranno 25.000 euro per muovere un controvalore di 50.000 euro e il margine sarà del 50%. E così via. Più la leva è alta minore sarà il margine richiesto dal broker per consentire il nostro investimento sul mercato.

Tolti i casi in cui il margine venga richiesto in misura fissa, se vogliamo sapere quale importo ci serve (margine) per aprire una posizione di un certo controvalore sul mercato, conoscendo la leva offerta dal broker, possiamo usare la seguente formula

Margine in % = 100 / rapporto di leva

Supponiamo quindi di voler investire in un controvalore di 50.000 euro utilizzando una leva 1:200.
Avremo:

Margine in % = 100/100 = 1%

50.000 / 1% = 500 euro

Quindi se il broker ci offre una leva 1:100 con soli 500 euro (margine richiesto dal broker) potremo aprire una posizione sul mercato per un controvalore di ben 50.000 euro.

Su alcune piattaforme di trading, come quella di IG, ad esempio, nel momento in cui ci accingiamo ad aprire la posizione un ticket ci mette in condizioni di conoscere tutti questi dati senza dover fare questi noiosi calcoli.

Vantaggi e rischi della leva

Se il vantaggio offerto dalla leva finanziaria salta subito agli occhi in modo evidente, si tratta come detto di poter investire somme ben più rilevanti di quelle di cui disponiamo, il rischio, che è strettamente connesso al vantaggio, spesso non è immediatamente percepito dai trader, soprattutto quelli alle prime armi.

Utilizzando la leva abbiamo infatti la possibilità di amplificare i guadagni perché questi verranno calcolati sul controvalore investito, quindi nel nostro esempio sui 50.000 euro.

Supponiamo quindi che lo strumento finanziario su cui abbiamo investito al rialzo guadagni l’1% questo si tradurrà in un utile in valore assoluto pari a 500 euro (50.000 x 1%). Ma se consideriamo il margine utilizzato, che era pari a 500 euro, il guadagno rispetto al margine sarà esattamente del 100%.

Chiaramente esiste il rovescio della medaglia perché l’effetto leva funziona specularmente nel caso le cose non vadano per il verso giusto. Se, dunque, lo strumento finanziario su cui abbiamo investito al rialzo per 50.000 euro utilizzando soli 500 euro di margine perdesse l’1%, ci troveremmo ad avere perso l’intero margine trattenuto dal broker. Con una perdita pari al 100% del margine impiegato.

Ma il problema non è questo. Questo è solo l’effetto naturale della leva che, come abbiamo visto, ha anche effetti positivi nel caso il mercato vada nella direzione prevista. Il vero problema è che il trader trascura i rischi della leva e non pensa a come deve proteggersi, in altre parole utilizza l’effetto leva in modo scriteriato. In un altro articolo vedremo come utilizzare la leva in modo intelligente, sfruttandone appieno le potenzialità e limitando quanto più possibile i rischi che possono derivarne.

Come utilizzare correttamente la leva finanziaria

Abbiamo già visto che la leva offre l’opportunità di moltiplicare virtualmente il nostro capitale per consentirci di effettuare operazioni che, per mancanza di liquidità, non sarebbero alla nostra portata.

Forse è proprio per questo motivo che la leva viene considerata, a torto o a ragione, come la bestia nera del trader, l'Armageddon del trading, una vera e propria arma letale idonea a distruggere in breve tempo anche il trader più tecnicamente preparato (ma, aggiungo io, indisciplinato o, forse ancora meglio, sconsiderato).

In realtà, infatti, non è la leva a 'terminare' prima o poi il trader, ma l’uso indiscriminato o se vogliamo esagerato che ne viene fatto.

Nella vita di tutti i giorni anche l’oggetto più sicuro può essere fonte di danni se usato senza precauzioni o in modo inadeguato o, ancora, per finalità diverse da quelle per cui è pensato.

Con un fiammifero posso accendere i fornelli di casa o una sigaretta (ricordatevi che il fumo fa male però); ma, probabilmente, se getto un cerino acceso nel mio cestino dei rifiuti può anche succedere che questo prenda fuoco. Se corro subito ai ripari posso spegnere quel fuoco ma se non lo faccio c’è il concreto rischio che a prendere fuoco siano subito dopo i mobili di casa con le conseguenze che vi lascio immaginare. Dunque anche un piccolo fiammifero, utilissimo per altri scopi e all’apparenza innocuo, può diventare un’arma di distruzione: dipende tutto e solo dall’uso che ne faccio.

L’esempio potrà sembrare poco calzante ma vi assicuro che con la leva finanziaria succede esattamente la stessa cosa. Se la utilizzo in modo sconsiderato rischio di accendere un piccolo fuoco sul mio conto di trading e se non corro subito ai ripari applicando uno stop loss, così spegnendo il fuoco virtuale che ho appiccato, il concreto rischio è di bruciare tutto il conto.

Calcolare sempre il rischio

Passando dalla metafora del fiammifero al trading reale questo significa, intanto, che se utilizzo la leva devo sapere dove l’operazione va fermata prima che il fuoco si propaghi oltre i limiti predefiniti. Quindi non devo consentire che la perdita che eventualmente sto subendo si propaghi a tutto il mio conto di trading; devo circoscriverla, devo intervenire prontamente per gettare acqua sul fuoco chiudendo l’operazione che non sta andando nella direzione sperata.

E questo è un primo imprescindibile tassello per utilizzare in modo corretto la leva finanziaria. Se infatti mi impongo una perdita massima sull’operazione che ho aperto (e poi la rispetto), la leva finanziaria non potrà mai pregiudicare il mio conto trading. In questo modo posso godere dei benefici che questo strumento mi offre senza incorrere nei rischi a esso connessi.

In altre parole devo sempre calcolare il rischio della mia operazione prima di entrare sul mercato e stabilire il livello massimo di perdita raggiunto il quale dovrò necessariamente chiudere l’operazione..

Il vero segreto… di Pulcinella

Il vero segreto dell’utilizzo della leva finanziaria è tuttavia quello… Di non usare la leva, o comunque di utilizzare una leva molto bassa.

La prima osservazione che potrebbe essere fatta a questa affermazione è che nella stragrande maggioranza dei casi non posso scegliere quale leva usare.

La leva è fissa, come abbiamo visto in altro articolo è imposta dal broker o, ancor prima, dal mercato di riferimento. Allora come poter scegliere la leva? Semplice: scegliendo adeguatamente lo strumento su cui investire in rapporto alla liquidità del mio conto trading e dimensionando opportunamente la posizione.

Facciamo degli esempi pratici per capire meglio questo concetto.

Ho 10.000 euro di liquidità disponibile sul conto e decido d'investire sul contratto Dax (Germany40).

Il controvalore del contratto Germany40, considerando per semplicità una quotazione dell’indice o del future pari a 16.000, sarebbe pari a 400.000 euro (16.000 punti * 25 euro/punto = 400.000).

Se mi pare esagerato (e sicuramente se sei un trader agli inizi lo è) meglio prendere in considerazione il contratto mini che vale 5 volte meno, dunque “solo” 80.000 euro.

Ipotizziamo che il margine richiesto dal broker per acquistare un contratto Dax (Germany40) sia dello 5% il che equivarrebbe ad una leva 1:20. Il margine richiesto sarebbe dunque pari a 4.000 euro.

In realtà se investo su un unico contratto e non apro altre operazioni la leva realmente applicata, rapportata ai 10.000 euro di liquidità sul conto, sarebbe pari a 1:8 (80.000 / 10.000 = 8) e non 1:20.

Stiamo facendo delle ipotesi, quindi è sempre necessario verificare sul sito del broker quali siano i margini applicati perché, come già spiegato in precedenza, questi possono variare anche in relazione a particolari situazioni di mercato.

Come abbassare la leva

Ecco che questo semplice ragionamento porta già a considerare la leva non in relazione al margine richiesto dal broker, ma con riferimento alla liquidità del mio conto di trading.

Ma una leva 1:8 potrebbe essere ancora troppo elevata, soprattutto all’inizio quando è bene mettere a rischio piccoli importi.

Ma come potrei ridurre ulteriormente la leva?

Semplicemente riducendo il controvalore investito e scegliendo per la mia operazione il contratto Germany40 da 1 euro a punto.

In questo modo la leva si ridurrebbe drasticamente. Infatti scegliendo il contratto Germany40 da 1 euro avrei un controvalore investito pari a (16.000 punti *1 euro/punto = 16.000). Ecco che la leva utilizzata rapportata alla liquidità sul mio conto (10.000 euro) sarebbe rappresentata dal rapporto 10.000 / 16.000 = 1:1.6

Una leva quasi inesistente che mi consentirebbe anche, aumentandola a circa 1:3 di operare anche con due contratti potendo così porre in essere una migliore gestione della posizione.

In questo modo, e con uno stop loss adeguato, se l’operazione non prendesse la via desiderata, la perdita non intaccherebbe in modo significativo il mio conto trading.

Un modo, questo, per applicare anche un miglior money management.

Conclusioni

Spero di avere fornito una chiave di lettura della leva finanziaria un po’ diversa dagli schemi tradizionali: normalmente, infatti, si pensa alla leva praticata dal broker senza considerare che, dosando la nostra liquidità e la tipologia dei contratti su cui andiamo a investire, è possibile sfruttare la leva a nostro uso e consumo, limitandola quanto più possibile.

Abbassare la leva e posizionare degli stop adeguati consente non solo di preservare il proprio capitale di trading ma anche di poter migliorare il proprio money management.

L'autore della guida: Bruno Moltrasio

Avvocato, opera in Borsa dal 1998 come trader privato. Nel 1999 ha frequentato un Master di Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari. È stato redattore e coautore di testi tra i quali 'Dal Trading Direzionale allo Spread Trading', nonché il fondatore dell'omonimo sito BrunoMoltrasio.eu, Culturafinanziaria.com, Universitrading.com e, non ultimo, Solospread.com. Che tratta in modo specifico lo spread trading. Grazie ai suoi siti Bruno diffonde da anni l’analisi tecnica, quelle che considera le migliori strategie di trading e, soprattutto, quello che ritiene essere il corretto approccio psicologico e comportamentale ai mercati, per essere vincenti nel trading. È relatore in numerosi corsi, rivolti ha privati e istituzionali, sull’analisi tecnica e sulle sue strategie di trading.

Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG Bank declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti.

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