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Dal 17 luglio scorso le vendite sono proseguite inesorabilmente sul dollaro statunitense. Per il cambio USD/JPY, la rottura del supporto a 111,00 e i successivi test come resistenza a questo livello hanno confermato l’impostazione ribassista che sta puntando ora ai minimi di aprile, in area 108,15-108,00. Il raggiungimento di tale livello sembra essere quindi ormai inevitabile.
Cosa aspettarsi?
L’acuirsi della crisi politica negli Usa e il ritorno delle tensioni geopolitiche potrebbero portare il cambio sotto questo supporto strategico di medio/lungo periodo, complice anche un contestuale rafforzamento dello yen. Questa eventualità configurerebbe i massimi di maggio e luglio scorsi (a 114,50) come un doppio massimo. In tal caso, i target più interessanti sono collocati sulla trend line ascendente che unisce i minimi di settembre 2012 con quelli del 2016, ora in transito a 105,70. Non è detto che finisca qui. Un supporto più importante passa intorno ad area 102, livello su cui il cross ha oscillato lo scorso anno nei mesi precedenti il voto statunitense.
Eventuali rimbalzi vedono come primissima resistenza 109,70, anche se per scacciare il pericolo di nuovi imminenti cali il cambio dovrebbe posizionarsi sopra 111,00, massimi delle ultime due settimane. Difficile prospettare al momento un ritorno sui massimi di luglio.