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La moneta unica recupera terreno e si è portata ai massimi da due settimane verso il biglietto verde, raggiungendo quota 1,1860. A favorire gli acquisti sarebbe la sospensione della richiesta di indipendenza da parte della Catalogna, al fine di favorire il dialogo con il governo centrale di Madrid.
Il mercato starebbe interpretando la decisione di Puigdemont come un segnale di debolezza da parte delle forze indipendentiste, a vantaggio invece dell’unità nazionale. Ma la situazione rimane ancora molto incerta. Stamane il premier, Mariano Rajoy, ha dichiarato che Puigdemont deve fare chiarezza sulla secessione. Una decisione quest’ultima che spingerebbe così Madrid ad applicare l'articolo 155 della Costituzione, che consente fra l'altro di sospendere l'autonomia della Catalogna. Gli scontri potrebbero essere ancora violentissimi. Intanto le aziende catalane, nell’incertezza, spostano la sede fuori dalla regione con un impatto economico considerevole per quella che era considerata l’area con più alta crescita d’Europa.
Nel Vecchio continente l’attenzione rimane rivolta anche alla riunione Bce di fine mese, dove potrebbero essere annunciate le nuove misure di tapering. Ci aspettiamo che Draghi preannunci un piano di massima di riduzione degli acquisti di asset a partire da gennaio, i cui dettagli saranno chiariti solo a dicembre.
Intanto dall’altra parte dell’oceano, la stagione delle trimestrali è iniziata nel migliore dei modi con BlackRock che ha battuto le attese sia in termini di utili che di ricavi. Domani toccherà a JPMorgan Chase e Citigroup. Ma l’attenzione rimane principalmente rivolta su due punti:
- la riforma fiscale di Trump;
- il successore di Janet Yellen.
Due temi questi che hanno contribuito a rafforzare il dollaro a settembre e che spiegherebbero anche la recente debolezza. Sul primo punto, infatti, il mercato sembra essere tornato molto scettico circa un’applicazione della riforma così come annunciata. Le difficoltà potrebbero portare a un risultato finale molto diverso da quanto sperato da Trump. Sul secondo tema invece, le probabilità di una nomina di Jerome Powell alla presidenza Fed sono cresciute negli ultimi giorni a scapito del ben più falco, Kevin Warsh.
Quali le aspettative?
Gli imprevisti politici nella zona euro (elezioni tedesche e referendum catalano) hanno contribuito a far respirare il cambio EUR/USD, senza troppa convinzione. A meno che non ci sia una sorpresa sulla riforma fiscale, non crediamo in ulteriori cali. Il cross potrebbe riprendere a salire nelle prossime settimane e toccare anche quota 1,22 in vista della riunione Bce.
Tecnicamente, la fase di discesa si è arrestata su un supporto interessante, ovvero minimo di agosto nonché primo livello di Fibonacci nell'ascesa partita a inizio anno. Il primo target rialzista è collocato su 1,1940, oltre il quale gli acquisti si rafforzerebbero verso 1,21, massimi di settembre e poi 1,22. Indicazioni ribassiste si avrebbero con una discesa sotto 1,1670, con primo supporto a 1,1420.