Utilizziamo i cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione. Proseguendo su questo sito ci autorizzi a usare i cookie. Puoi scoprire di più sulla nostra policy sui cookies qui.
L’appuntamento di venerdì con la riunione dei ministri del petrolio dell’OPEC e dei grandi produttori di greggio è fondamentale per l’andamento delle quotazioni dei petroliferi in particolare di Eni.
Dopo il brillante periodo compreso tra marzo e metà maggio, quando i prezzi del titolo Eni erano risaliti da 13,30 euro per azione a 16,90, mostrando un rialzo superiore ai 25 punti percentuali grazie al forte apprezzamento dei corsi del petrolio (il WTI light crude ha toccato un massimo il 22 maggio a 72,90 dollari al barile), è arrivata una fase di ribasso per il colosso oil italiano.
Eni è sceso anche sotto quota 15 euro per poi oscillare attorno ad area 15,50. Nonostante la flessione legata al calo delle quotazioni del greggio, il gruppo italiano è riuscito a difendersi meglio rispetto a molti suoi competitors. A contribuire per limitare i danni sono stati i tanti contratti che il management di Eni ha firmato nelle ultime settimane (accordo per parco eolico in Kazakhstan, deal per assistenza tecnica a raffineria in Angola, forte aumento produzione gas in Ghana ed Egitto).
Da un punto di vista operativo l’azienda mostra segnali incoraggianti. Tuttavia per andamento in Borsa molto dipenderà dalle scelte che prenderanno le autorità politiche nel meeting di Vienna del 22 giugno. Ancora molto incerto è lo scenario futuro. L’accordo “segreto” tra Russia e Arabia Saudita ha innervosito molti membri del cartello OPEC.