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La Federal Reserve sembra aver convinto ieri sera anche gli ultimi investitori più scettici sul prossimo rialzo dei tassi di dicembre, pur ammettendo che si stanno facendo largo dei segnali di rallentamento che la Banca centrale monitorerà nel 2019. La notizia ha alimentato acquisti sul biglietto verde e vendite sui bond, soprattutto sul tratto a due anni, dove i rendimenti si sono spinti sino al 2,95%, nuovo record dal 2007.
Tra i dati macro, il Pil del terzo trimestre nel Regno Unito è salito dello 0,6% su base trimestrale, dato più alto da due anni e in linea con le attese. Nella notte in Cina l'inflazione è rimasta stabile al 2,5% a/a ad ottobre, mentre le immatricolazioni auto hanno registrato un calo dell'11,7% su base tendenziale. E' il peggior dato da gennaio 2012, mentre quello year to date è finito in territorio negativo per la prima volta.
Tra i settori peggiori oggi segnaliamo quello petrolifero, in scia ai forti cali dei prezzi del greggio. Sia il WTI che il Brent sono finisti così in Bear Market con cali di oltre 20 punti percentuali dai massimi toccati a inizio ottobre. A penalizzare il mercato sembrano essere anche le notizie arrivate dagli usa dove un giudice ha bloccato la costruzione dell'oleodotto Keystone XL che collega il Canada con le raffinerie texane.
Non resta che attendere la riunione di Abu Dhabi di domenica tra Paesi OPEC e non, che anticipa quella ufficiale dell'OPEC di Vienna del 6 dicembre.
Sui mercati, nonostante il recente recupero, l'incertezza rimane ancora elevata. Il recupero potrebbe durare ancora qualche seduta in attesa degli eventi di fine novembre, quando tra le varie deadline ci saranno l'accordo per la Brexit e quello commerciale tra Cina e Usa. L'eurusd è tornato ad avvicinarsi alla soglia di 1,13, al di sotto del quale proseguirebbe la sua corsa al ribasso verso 1,11.