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Genera uno certo stupore il recente miglioramento dello spread BTp-Bund quando mancano ormai poco più di tre settimane al voto. Il differenziale tra i titoli italiani e tedeschi sul tratto a 10 anni è sceso stamane sino a 118 punti base, livello più basso da settembre 2016. Chi si aspettava un ritorno delle tensioni sull'Italia in vista del voto è rimasto sicuramente spiazzato da questo movimento.
Ma come andrebbe interpretato? E' tutto merito dell'Italia? La risposta a quest'ultima domanda è certamente no! In realtà le cause che hanno portato a questo sensibile restringimento dello spread sono riconducibili a fattori più di carattere internazionale che non a un miglioramento della percezione del rischio sul Belpaese. In particolare, crediamo che su questo fenomeno abbiano inciso:
- il balzo dei rendimenti sui Treasury, che hanno influenzato di conseguenza anche i titoli tedeschi;
- gli sviluppi politici in Germania, con Angela Merkel che ha dovuto fare qualche importante concessione all'SPD per la formazione della nuova Grande coalizione che prenderà forma in primavera.
Questi due fattori sembrano aver penalizzato in particolar modo i titoli tedeschi e non quelli dell'intera periferia della zona euro. Probabilmente gli operatori, alla luce delle nuove aspettative sull'inflazione, non giustificano più dei rendimenti così bassi per il Bund. Questo discorso vale ancor di più per gli statunitensi che risulterebbero doppiamente penalizzati. Gli operatori preferiscono quindi spostarsi sulla periferia o tornare addirittura negli Usa.
Non è quindi merito dell'Italia. A conferma di ciò, vale la pena sottolineare che lo spread Bono/Bund si è portato stamane addirittura a quota 64 pb, minimi dalla crisi dell'Eurozona.
Certo è che va riconosciuto all'Italia comunque il merito di non essere stata colpita dalle turbolenze e di esser riuscita a tenere il passo degli altri Paesi.
Nonostante il rischio di un referendum sull'euro si sia ridotto considerevolemnte, qualche segnale di tensione potrebbe affiorare man mano che ci avviciniamo all'appuntamento del 4 marzo. Nelle prossime settimane lo spread potrebbe muoversi in una forchetta compresa tra i 110-140 punti base.