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Giornata no per l’Asia e per una Tokyo che, oltre a scontare il rosso sul comparto tech a Wall Street, ha pagato il ribasso del 6% incassato da Nissan. Dopo l’arresto ed il licenziamento dell’ex presidente, Carlos Ghosn, il gruppo dei motori rivaluterà termini e condizioni della leadership, mentre l’intero comparto auto sconta pressioni a ribasso, dovute anche ai timori di un rallentamento della domanda.
L’indice Nikkei ha chiuso la giornata in calo dell’1,09%. Male anche Shanghai ed Hong Kong, con ribassi pari o poco inferiori ai due punti percentuali. Il mercato asiatico è partito col piede sbagliato, a seguito dell’ultima chiusura negativa del Nasdaq Composite Index statunitense, sceso a seguito delle notizie secondo cui Apple avrebbe tagliato la produzione dei suoi ultimi modelli di iPhone e, con essa, rallentato gli ordini di chip.
Le aziende fortemente dipendenti dal mercato cinese hanno inoltre incontrato difficoltà sulle rinnovate tensioni commerciali USA-Cina riaccesesi durante la riunione dell'APEC di fine settimana.
Carlos Ghosn: si ripensa alla leadership Nissan/Mitsubishi (e Renault)
L’indice di Tokyo, ai minimi da tre settimane, ha risentito dei malumori successivi allo scandalo del gruppo automobilistico franco-giapponese, Nissan - Mitsubishi - Renault, dopo l'arresto ed il licenziamento del numero uno, Carlos Ghosn, accusato di evasione fiscale per aver occultato parte dei propri guadagni, sfruttando la propria posizione. Ghosn, tra i più noti top manager di motori al mondo (anche per i discussi metodi utilizzati), avrebbe infatti dichiarato la metà dei propri profitti degli ultimi 5 anni, pari a 84 milioni di dollari tra premi e stock option.
Il titolo Nissan è sceso sui minimi da luglio 2016 (-6%), in area 940,00 yen, poi risalito a livello 960,00. A preoccupare è il futuro dell’alleanza a tre vie con Mitsubishi Motors (che ha perso il 6,8%, a 50,00 yen per azione) e la francese Renault SA.