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Tira dritto la Federal Reserve, che non si lascia influenzare dai recenti dati macro deludenti e rivede al rialzo le stime sulla crescita per l'anno in corso. La Banca centrale nel suo comunicato di politica monetaria ha alzato i tassi d'interesse di 25 punti base, portandoli a 1-1,25% come ampiamente atteso e allo stesso tempo ha rivisto le stime sulla crescita e sull'inflazione per l'anno in corso, lasciando invariate quelle per i prossimi anni.
Secondo l'Istituto, il Pil dovrebbe crescere del 2,2% nel 2017 contro il 2,1% precedentemente stimato, mentre il tasso d'inflazione è stato abbassato tra l'1,6-1,7% dall'1,8-2% stimato a marzo. Nonostante l'inflazione stia dando segnali di rallentamento, la Fed ha confermato che nel medio periodo dovrebbe rimanere poco sotto il 2%.
In ottica prospettica, la Fed ha sostanzilamente confermato il terzo rialzo dei tassi previsto per l'anno (probabilmente a settembre), non lasciandosi troppo influenzare dalla recente debolezza dei dati. Inoltre, entro l'anno sarà avviato il piano di riduzione del suo bilancio 4.500 miliardi di dollari, il cui ritmo inizialmente sarà di 10 miliardi al mese (di cui 6 di Treasury e 4 di MBS) e sarà aumentato di 10 miliardi ogni tre mesi, così da portarlo dopo un anno a 50 miliardi al mese.
La nostra impressione è che i recenti dati non siano troppo brutti da sconvolgere i piani della Banca centrale al momento. Solo un peggioramento delle figure potrebbe spingere la Fed a fare un passo indietro sulla sua politica monetaria. L'ostinazione della Fed di ieri, però, sembra aver iniziato a innervosire qualche operatore, che si aspettava toni più soft.
Il dollaro ha cercato di recuperare il terreno perso nelle ultime sedute, mentre il rendimento sui Treasury a lunga scadenza è sceso in maniera considerevole, lanciando segnali di flattening (appiattimento) della curva, che inizia a incorporare crescita più bassa e inflazione debole.
Wall Street non si è scomposta più di tanto, con il Dow Jones che ha chiuso addirittura in territorio positivo. Crediamo che gli investitori possano lasciarsi andare alle vendite già oggi se i dati sugli indici manifatturieri e la produzione industriale dovessero risultare peggiori delle attese.
Il Dollar Index, che ieri era scivolato a 96 punti, minimi dall'elezione di Trump, ha recuperato post comunicato Fed, spingendosi al ridosso di 97 punti.