CRISI IN FRANCIA
Crisi in Francia in corso. Indice francese evidenzia performance ben peggiori rispetto agli altri indici europei
La crisi politica francese si sta trasformando in un tema centrale anche per i mercati finanziari. Dopo la caduta del governo Bayrou, seguita al voto di fiducia perso sul bilancio 2026, Emmanuel Macron ha affidato l’incarico a Sébastien Lecornu, che si trova ora a gestire un dossier estremamente delicato: riportare credibilità alla finanza pubblica francese in un contesto di debito oltre il 113% del PIL e con l'agenzia newyorchese Fitch che ha appena declassato (con grave ritardo a nostro avviso) il rating sovrano da AA- a A+.
Il nuovo PM ha già intrapreso alcune azioni: ha ritirato la misura più impopolare del piano Bayrou (l’abolizione di due giorni festivi) e ha annunciato la fine dei privilegi “a vita” per gli ex ministri a partire dal 2026. Ha anche escluso, almeno per ora, una nuova riforma delle pensioni, segnale che intende evitare fronti sociali troppo esplosivi. Parallelamente, ha avviato consultazioni con partiti, sindacati e imprese per ridisegnare l’impianto del bilancio.
La riforma delle pensioni era, a nostro avviso, necessaria per fare tornare un equilibrio di lungo periodo nei conti pubblici francesi. La scelta politica sembra quella del "kick che can down the road", molto popolare anche in italia come il calcio della lattina, rinviare i problemi sul debito ai prossimi esecutivi cercando di tamponare con misure d'urgenza.
Domani, giovedì 18 settembre, arriverà il primo test politico e sociale: un mega sciopero nazionale indetto dai principali sindacati contro i tagli previsti e le ipotesi di nuove entrate fiscali indirette. Sono attese manifestazioni e disagi significativi nei trasporti, nelle scuole e nei servizi pubblici. Per i mercati, l’ampiezza della mobilitazione sarà un indicatore chiave del margine di manovra di Lecornu: più forte sarà la protesta, più difficile sarà per il governo mantenere la traiettoria di austerità necessaria a convincere agenzie di rating e investitori.
Sul piano istituzionale, il calendario resta serrato: il progetto di legge di bilancio 2026 dovrà essere presentato entro fine anno. Lecornu cercherà probabilmente di limare i tagli più contestati e di introdurre nuove fonti di entrata, ma ogni passo sarà osservato da vicino da Bruxelles e dagli investitori internazionali.
Le implicazioni di mercato sono chiare:
Titoli di Stato francesi (OAT): attesi sotto pressione, con rendimenti in rialzo se il rischio politico rimarrà alto. Lo spread rispetto al Bund tedesco è destinato ad allargarsi se le tensioni sociali bloccheranno la manovra. Possiamo aspettarci un nuovo sorpasso dello spread OAT-Bund (ora a 72bps) rispetto allo spread BTP-Bund (ora a 82 bps).
Equity francese: settori legati ai consumi interni e alle utility pubbliche sono i più esposti a tensioni sociali e possibili nuove tasse. Ci aspettiamo in caso di forti tensioni anche un ribasso dell'indice francese.
In sintesi, la Francia si trova davanti a un bivio: o riuscirà a ricostruire credibilità presentando un bilancio sostenibile nonostante le proteste, oppure rischia di innescare una spirale negativa di declassamenti, rialzo dei rendimenti e perdita di fiducia degli investitori.
Il CAC 40 resta sotto osservazione in area $7784, livello coincidente con la media mobile esponenziale a 50 giorni. La violazione ribassista del supporto dinamico rappresentato dall'EMA50 getterebbe le basi per un indebolimento ulteriore, con obiettivo a $7750, bottom segnato il 10 settembre, e successivamente a $7650, minimi giornalieri allineati del 2 e 5 settembre. Un cedimento di tali livelli aprirebbe la strada a una correzione più profonda, confermando la fase di debolezza che il listino ha mostrato nelle ultime sedute.
Dal lato opposto, un ritorno sopra $7850 rappresenterebbe il primo segnale contrario, in grado di negare il segnale ribassista e riportare il quadro in fase di consolidamento. Finché i prezzi rimangono sotto questa soglia, la pressione resta orientata al ribasso.
Gli indicatori tecnici sono coerenti con questa impostazione: l’RSI si mantiene in zona neutra con bias discendente, mentre il MACD mostra segnali di possibile incrocio ribassista. La EMA a 50 giorni, in transito a $7784, rimane quindi il livello spartiacque che definirà la direzione di breve periodo.
In sintesi, lo scenario dominante resta ribassista con target immediati a $7750 e $7650. Soltanto un recupero stabile sopra $7850 fornirebbe un segnale contrario, utile a neutralizzare la pressione in atto.