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Siria: Usa ritirano truppe, si teme iniziativa turca. Sale il prezzo del petrolio

La decisione di Donald Trump di abbandonare la Siria nord-orientale fa salire le tensioni tra curdi e Turchia

Oil sunset Fonte: Bloomberg

La Casa Bianca ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria nord-orientale. Lo annuncia in una nota, in cui spiega: “Gli Stati Uniti, che hanno sconfitto il Califfato dell’Isis, non resteranno oltre nei dintorni”. La decisione segue una telefonata tra il presidente statunitense Donald Trump e quello turco Recep Tayyip Erdogan, in cui i due concordano sulla creazione di una “Zona Sicura”.

Nessun cenno tuttavia al destino dei curdi che abitano la zona, i quali hanno definito la mossa di Trump una “pugnalata alle spalle”. Il presidente turco ha già dichiarato di voler procedere con l’eliminazione dei gruppi terroristici – e la Turchia fa rientrare anche i curdi sotto tale definizione, considerandoli una minaccia alla propria unità territoriale.

Cosa comporterà la ritirata?

Stati Uniti e Turchia lavoravano da tempo sulla creazione di una Zona Sicura demilitarizzata, ma ancora non è chiaro se le truppe statunitensi lasceranno definitivamente la Siria o se saranno semplicemente redistribuite (gli Stati Uniti contano al momento su 1000 unità in Siria).

Di fatto, si tratta di una mossa che lascia campo libero a un’eventuale iniziativa militare turca – che gli Usa non si augurano, ma neanche faranno niente per impedire, secondo quanto dichiarato da un ufficiale statunitense all’agenzia Reuters.

I curdi: “Una pugnalata alle spalle”

Trump ha spiegato con una serie di tweet la decisione di ritirare le truppe nella Siria Nord-orientale: “È tempo per noi di tirarci fuori da queste ridicole guerre senza fine. Turchia, Europa, Siria, Iran, Russia e i curdi ora dovranno trovare una soluzione”.

Per i curdi si tratta di una vera e propria “pugnalata alle spalle”, come ha dichiarato un esponente delle Forze democratiche siriane: “Abbandonare la zona equivale a trasformarla in un territorio di guerra”. Washington è infatti sempre stata storica alleata dei curdi, che potevano contare sull’esercito statunitense per la protezione contro le minacce turche – l’ultima occasione nel gennaio scorso, quando Trump ha minacciato di “devastare economicamente la Turchia” se avesse attaccato le forze curde. Secondo quanto dichiarato dalla nota rilasciata domenica sera, invece, “gli Stati Uniti, che hanno sconfitto il “Califfato” dell’Isis, non restereranno più nell’area circostante”.

Nei piani della Turchia, dopo esser stata “ripulita dai terroristi” la “Zona Sicura” dovrà diventare un corridoio per far rientrare i rifugiati siriani, nel contesto di una Siria Unita (secondo quanto affermato dal portavoce del presidente turco Erdogan).

Da parte di Damasco ancora non sono pervenute dichiarazioni ufficiali sull’operazione. Rileva il fatto che la regione all’interno della quale Usa e Turchia stanno creando questa “Zona Sicura” era stata concessa ai curdi proprio all’indomani del loro appoggio per la sconfitta dello Stato Islamico.

Le ripercussioni sui mercati

Sale il prezzo del petrolio, con il Wti (WTI Crude (SGD1 Contract)) a +1,89% e il Brent (ETFS Brent Crude) a +1,43%. Sono valori ancora lontani dall’impennata di metà settembre, quando l’oro nero era schizzato a 68 dollari al barile dopo l’attacco ai siti di produzione sauditi Saudi Aramco, ma comunque rilevanti: si tratta infatti del rialzo maggiore delle ultime tre settimane.


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